Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'Occidente fragile ora è alla prova

L'Occidente fragile ora è alla prova

di Claudio Risé - 10/04/2025

L'Occidente fragile ora è alla prova

Fonte: Claudio Risé

Il guaio mondiale del deficit negli incassi doganali non è un bizzarro incidente, uno stravagante aspetto della gestione degli stati moderni. É un lato del tutto coerente e significativo del carattere dello Stato nell’epoca della globalizzazione e della sua morale.
L’irripetibile Giulio Tremonti ne ha dato ieri (in un’intervista su Milano Finanza del 5 aprile) un’immagine lucidamente spietata, sostituendo all’ormai non più leggendario motto draghiano whatever it takes = “a qualsiasi costo”, il più realistico: whatever mistake = “con qualsiasi errore”. Perché di questo si tratta: di una pratica erronea e costosa, non per i politici che la adottano per interesse, ma per i cittadini che sono obbligati a subirle, pagandone i costi economici e umani. Non a caso a far vincere le elezioni a Trump sono stati giovani, persone di colore, disoccupati: quelli che pagano gli errori dei politici superiori alle necessità elementari.
Sarebbe però un errore chiudere la questione dei dazi insufficienti agli interessi della nazione in una dimensione di tecnica economica e fiscale. In effetti la fragilità nelle questioni politico sociali più esplicitamente umane è oggi il termine più frequentemente usato anche dai grandi dignitari dello Stato e delle sue molteplici corporazioni per liquidarle rapidamente. Appunto: “per non pagare il dazio”, come si diceva una volta, quando era ovvio pagarlo, senza fare tante storie. Fragili sono i giovani che uccidono, o si uccidono per le ragioni più insensate e nei modi magari più complicati, i padri più persi e sconclusionati, le madri speso prive della parole o dei silenzi, che la situazione imporrebbe. Fragile è la scuola, gli insegnanti, i magistrati tutte le strutture e persone che sarebbero chiamate a rafforzare e far funzionare la società. Come mai però, e soprattutto come mai in tutto il mondo ad essere così fragile è proprio l’Occidente forte, ricco e spuzzoso (nel senso che è già ridicolo dalle arie che si dà, come dimostra più di un Presidente di qualche Paese europeo, sempre carico di vanità e smorfie )?
Eppure l’Europa è stato il primo continente cristiano. Subito dopo il battesimo di Giovanni però, Gesù “lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Le bestie e il mondo selvatico sono molto importanti per non diventare fragili in tutto, e prendersi le proprie responsabilità, su di sé e verso gli altri, senza scaricarle su complicati discorsi sociopsicoeconomici.
Il fatto è che la fragilità dei sudditi aumenta il potere dei governanti. Il processo di civilizzazione , e cioè l’interpretazione “rieducata” della civiltà occidentale come una produzione di squisitezze cortesi nasce negli anni 70 del ‘900 in una Germania intossicata dagli imbarazzi dei sensi di colpa tedeschi e si incarna in “Il processo di civilizzazione” del sociologo Norbert Elias e dei suoi allievi ( a dire il vero non così numerosi, ma molto appoggiati nelle istituzioni). Anche se fu comunque un’operazione di maquillage sociale, erano quelli anni in cui comunque si studiava, e quindi, pur nelle sue forzature intellettualistico/politiche, la cosa ebbe una sua dignità. Ma come tutte le forzature, soprattutto quelle tese a diminuire la fatica e lo sforzo, è profondamente antivitale.
Perché la forza, la vitalità, e anche l’autentica profondità di pensiero è invece legata allo sforzo – come ha dimostrato già con la Rivoluzione francese la psicologia di Maine de Biran: perché sono tutti fenomeni essenzialmente e primariamente corporei. Come del resto lo Spirito, che si trova e si esprime primariamente nel corpo e con il corpo.
Il politicamente corretto americano si sviluppò nello stesso modo e con gli stessi limiti: nella testa e nella debolezza, lontano dal corpo e dalla sua verità. E oggi, assieme al wokismo, sta morendo d’inedia come tutto ciò che si sviluppa al di fuori, e per molti versi contro la vita. E’ però importante la comune origine di tutte queste manifestazioni. Non si tratta di ideologie, o errori qualsiasi. Si tratta di avversione alla vita e alla sua manifestazione e riproduzione. Puzza di bruciato.