La bellezza in natura non è funzionale
di Giannozzo Pucci - 15/04/2022
Fonte: Giannozzo Pucci
Secondo il biologo e zoologo svizzero Adolf Portmann, le funzioni sono insufficienti a spiegare le diversità fra le specie, fra piante con le stesse funzioni ma grandissime differenze come un ciclamino e un baobab. Abbiamo il vizio di pensare che ogni cosa esista per un certo profitto o vantaggio e per la sopravvivenza. Ma sopravvivere non è ancora vivere. Secondo Portman le forme della natura non sono diverse per le loro funzioni ma per il bisogno che ha la vita di esibire il suo valore, di esprimersi.
C’è un uccellino chiamato Pettazzurro, una specie di passerotto, con un canto meraviglioso, che incanta e lo intona appena raggiunte le tre settimane di vita. Non lo impara da nessuno, anche se l’uovo è tenuto sempre nel silenzio assoluto, quando è il suo tempo comincia a cantare. Non gli serve per sedurre la femmina o difendere il territorio, in quei casi usa delle sequenze molto sgraziate. La sua musica meravigliosa la canta solo quando è sereno, pacifico nel suo cespuglio, cioè per pura espressione di vita.
La necessità di esprimersi in una bellezza senza scopo, senza profitto, senza utile è alla base delle motivazioni più forti che ci fanno sentire vivi e felici, come facenti parte della musica universale e non per essere più bravi degli altri ma solo noi stessi.
Ogni città pensata e costruita attraverso i cinque sensi, vivendo e assorbendo le forme di un luogo specifico è un’aggiunta a un’orchestra preesistente di realtà naturali. È parte di una comunità democratica di atti storici tracciati per essere in armonia fra loro.
Invece un progetto disegnato con un occhio riduzionista e con la pigrizia della ripetizione di forme astratte è come un disco volante che può atterrare ovunque, qualsiasi sia la forma del luogo. Il paradosso è che l’estetica delle archistars, fondata sulla teoria della funzionalità, diventa una contemplazione di forme pure in sé con l’ambizione di fluttuare nel vuoto, libere dalle regole della gravità, del clima e perciò della stessa funzionalità, delegata a costose tecnologie, e disprezzando l’estetica creativa che germina dall’obbedienza alle leggi naturali e alla funzionalità.