La digitalizzazione
di Giannozzo Pucci - 19/04/2022
Fonte: Giannozzo Pucci
La digitalizzazione e la scuola col computer limitano la democrazia della creatività che non può essere monopolio della volontà di un architetto, dei suoi tecnici e collaboratori, né filtrata da uno schermo, ma richiede la partecipazione di innumerevoli esseri viventi e beni comuni come la pioggia, i venti, il sole, la luna e le stelle, cibo da non troppo lontano ecc. L’armonia è un’orchestra di suoni, se in parte si tagliano, fermandosi a uno solo o poco più, il risultato è una capsula spaziale fine a se stessa che produce il vuoto attorno a sé. Le periferie sono piene di spazi vuoti che la violenza non riesce a riempire ma aggrava. Potremmo considerare questo vuoto il compimento finale di una civiltà incapace di riconoscere i suoi limiti e quindi di evolvere.
Una filosofia spicciola diventata quasi un proverbio: “abbiamo usato il colonialismo, il razzismo, atrocità disumane, ma abbiamo diffuso nel mondo la civiltà e la mentalità scientifica più avanzata ed evoluta”. Una mentalità che si basa solo sull’istinto di funzionalità e sopravvivenza e sul danaro ha una natura espansiva Unnica o Attilica e costruisce un’economia di saccheggio anche se formalmente molto civile. Perciò chi può dire che un Tepee è di una civiltà più bassa di quella che ha costruito l’Empire State Building?
Diverse piante medicinali sono state scoperte da popoli indigeni analfabeti secondo altri processi rispetto alla logica della causa/effetto, modi che non siamo capaci di concepire scientificamente.
Una tribù non contattata della foresta Amazzonica potrebbe avere un rapporto di scambio con la natura che non arriviamo né ad ammettere né a rappresentare.
Una società che tiene ai margini della considerazione non solo le persone di colore e gli emigranti, ma anche la natura, produce “notizie da non luoghi”, che non hanno nulla a che fare con la democrazia dei suoni da cui nulla può essere escluso. Non si tratta di un’inclusione nel grande crogiuolo della società “avanzata” dove la mancanza di democrazia quotidiana è addomesticata dietro periodiche votazioni, ma di considerare e considerarsi uno fra tanti modi di vivere di almeno uguale valore: è questa l’uguaglianza della libertà e fraternità. Il mondo intero se fosse più evoluto dovrebbe essere una federazione di piccolissime repubbliche sovrane, dove i pigmei sarebbero liberi di vivere nudi sotto gli alberi per offrire agli interessati la loro cultura di osservazione e pensiero.
Fuori da questo approccio è abbastanza barbarica la nostra economia di saccheggiare sempre più radicalmente la ricchezza della natura con nuove tecnologie e definirci democratici perché lo decidiamo a maggioranza.
L’architettura e la progettazione di un luogo è un compito democratico non per votazioni ma per consonanza e adesione a una comunità di natura e storia.