La Fiera del Tartufo
di Marco Travaglio - 24/04/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Fra i tartufi più pregiati che sabato in San Pietro concorreranno alla Fiera della Trifola, altrimenti detta funerale del Papa, svetta la baronessa Ursula von der Leyen, autrice del piano di riarmo da 800 miliardi che Francesco ha scomunicato nell’ultimo Angelus di Pasqua. Per non far capire di che si tratta ed evitare il seccante dibattito in aula che avrebbe sbugiardato le sue menzogne, questa nullità tenuta insieme dalla lacca ha escogitato un trucco da magliara: appellarsi all’art. 122 dei Trattati, che consente in caso di emergenze eccezionali per uno Stato di approvare i provvedimenti dell’esecutivo senza passare dall’assemblea legislativa (unico organo elettivo). Le rare opposizioni han fatto ricorso alla Commissione giuridica (Juri). Ma lei, tronfia come la cofana che porta in testa, era certa che il Servizio giuridico del Parlamento le avrebbe dato ragione. Invece le ha dato torto. E ieri la Juri le ha dato il resto, bocciando all’unanimità la decisione di aggirare l’aula proprio sull’atto più importante dei suoi cinque anni di mandato: il prestito Ue e la deroga al Patto di stabilità per riarmare i 27 Stati membri, ma soprattutto uno (il suo: la Germania).
Ora madama ha due strade: ammettere l’abuso di potere e far discutere e poi votare il piano; o ignorare lo smacco che le hanno rifilato i parlamentari (in gran parte della sua maggioranza) e farselo approvare dal Consiglio (organo non eletto, che riunisce i 27 governi). Ma nel secondo caso si esporrebbe a un ricorso alla Corte di Giustizia dell’opposizione e magari di qualche alleato affezionato alla democrazia. Al momento, di certo ci sono soltanto due dati: il piano di riarmo è fuorilegge; e a calpestare le più elementari regole democratiche è la stessa Commissione che dà patenti di democrazia e antidemocrazia a destra e a manca, in nome di depositaria di alti “valori” che è la prima a tradire. Basti pensare che aprì procedure d’infrazione per violazioni dello Stato di diritto contro Polonia e Ungheria, ma poi graziò la Polonia perché s’era allineata agli ordini Nato (ormai tutt’uno con l’Ue) sull’Ucraina, mentre continua a martellare l’Ungheria perché Orbán non si allinea al bellicismo e predica financo il negoziato con la Russia. E intanto non muove un dito contro la Romania che ha cancellato le elezioni perché rischiava di vincerle l’euroscettico Georgescu, arrestato ed escluso in base ad accuse mai formalizzate. Né contro la Germania che fa votare il suo piano di riarmo dal Parlamento scaduto perché in quello nuovo appena eletto la maggioranza è in bilico. A riprova del fatto che i sedicenti “democratici” europei sono sempre più simili agli autocrati che dicono di combattere, ma con una fondamentale differenza: sono molto più stupidi.