La fine del secolo americano?
di Matteo Martini - 02/12/2024
Fonte: Matteo Martini
Perché le "Élite", quelle del tanto nominato "Deep State", hanno capito di dover, senza essere troppo recalcitranti, fare affidamento su Trump, che a questo giro non lo hanno effettivamente contrastato?
Per una ragione molto semplice: gli Stati Uniti hanno perso posizioni su tanti settori strategici che ne compromettono l'egemonia. Si potrebbe anche parlare del calcolo sbagliato della globalizzazione ma questo ora non è il punto. Il fatto è che quelle idee su come gestire il futuro economico di un mondo alla fine della Storia erano essenzialmente sbagliate. Lyndon LaRouche prevedeva che il crollo dell'Occidente sarebbe arrivato a causa della forbice di investimenti fra economia finanziaria ed economia reale. Le classi dirigenti russe e cinesi, o quelle di altri neo-imperi emergenti, Turchia, Iran etc.. non hanno aderito a questa deriva ideologia dell'iperfinanza, che in fondo sembra molto lo stadio terminale, postmoderno, dello stesso liberalismo in quanto ideologia dell'emisfero occidentale.
Gli Stati Uniti si sono quindi scoperti del tutto impreparati e arretrati rispetto ai loro concorrenti, con il vecchio e un tempo onnipotente apparato militare-industriale che oggi è del tutto inadatto a produrre armamenti su vasta scala, economicamente sostenibili e soprattutto in modo autarchico, senza dipendere dalla Cina per la componentistica e l'high-tech. In altre parole: gli Stati Uniti, tolta la loro riserva strategica, non sono in grado di sostenere una guerra moderna ad alta intensità contro un'altra grande potenza, e soprattutto per un periodo di tempo non programmabile, se si escludono gli armamenti nucleari.
Quindi l'opposizione elitaria o "di apparato" a Trump assume un connotato e un senso del tutto diverso, così come molto diverso probabilmente sarà lo sviluppo della seconda amministrazione Trump. Nel 2016 delle elite molto ideologiche e snob pensavo di ostacolare un populista che voleva presentare loro il conto della globalizzazione. Oggi le stesse aristocrazie del capitalismo finanziario corrono a chiedere di farsi guidare dal Tycoon neopopulista perché si sono accorte di avere perso la base della competitività del loro blocco egemonico. Quindi una parte considerevole del potere statunitense ora spera che Trump possa guidare il processo di reindustrializzazione americana. Non hanno scelto Trump ovviamente, che probabilmente detestano, ma la sua ricetta. Del resto se non ci fosse lui, probabilmente questa missione sarebbe stata tentata con qualcun altro della galassia trumpiana americana, come Ron DeSantis.
Il parallelo storico è con il secondo mandato a Necker per dirigere le finanze di Francia, in un disperato tentativo di salvarsi dalla bancarotta prima del diluvio rivoluzionario, dopo che la Corte lo aveva precedentemente messo alla porta. All'epoca la seconda gestione Necker arrivò ovviamente troppo tardi. Come troppo tardivo sembra il ripensamento dei poteri dirigenti americani di fronte all'affondamento della Medusa.
La sostanza è molto semplice ed è questo. Nessun complottismo o dietrologia, né nel senso di chi vorrebbe un Trump ormai venduto al Deep State, né alla QAnon con tanto di allucinati che inneggiano alla "trattativa", con le misteriose elite che decidono di patteggiare per non finire deportate a Guantanamo dai Cappelli Bianchi.
Non c'entra l'adrenocromo, i bambini, la pizza, il satanismo, i pedofili e altre amenità.
La zuppa è molto semplice ed è questa che ho esposto.
La domanda che ora resta è:
è ancora in tempo Trump a riportare l'America su posizioni dominanti o quanto meno competitive nella sua base industriale, senza fare marcia indietro rispetto a un intero sistema incentrato sulla finanza, o il ruolo di egemone mondiale andrà perso in un mondo con altre grandi potenze?
E anche a noi, come italiani, poi come europei, e infine come membri dell'umanità in cammino, ci serve veramente che l'America ritorni di nuovo grande? Oppure non sarà meglio che il "Secolo americano" si chiuda definitivamente e per sempre?