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La fine del woke, la fine dell'egemonia occidentale sull'industria culturale

di Riccardo Paccosi - 24/03/2025

La fine del woke, la fine dell'egemonia occidentale sull'industria culturale

Fonte: Riccardo Paccosi

Col disastro al botteghino del remake live action di Biancaneve, probabilmente si chiude in via definitiva la stagione "woke" di Hollywood.
Ma a essa non subentrerà alcuna stagione "trumpiana": questo per il semplice motivo che il presidio egemonico dei liberal sull'industria hollywoodiana si è costruito e sviluppato nell'arco di molti decenni e, quindi, tale egemonia risulta ancor oggi pervasiva.
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In ogni caso, la fase "woke" è stata soltanto l'aspetto più grottesco - e infatti non di rado divertente in virtù della sua goffagine propagandistica - di una crisi dell'industria culturale occidentale che è, soprattutto, una crisi esistenziale e di senso.
In primis, con la digitalizzazione e la diffusione gratuita da parte dei colossi del web di quasi tutta la cultura umana, il sistema capitalista ha eroso i fondamenti di funzionamento economico della produzione artistica e d'intrattenimento.
Poi, si è altresì materializzata una crisi di senso: oggi, infatti, la narrazione liberal-globalista delinea un orizzonte degli eventi fatto solo di stato d'emergenza, miseria, collasso della coesione sociale e guerra; ebbene, il pensare di poter annientare ogni visione di futuro e al contempo imporre ossessivamente l'agenda trans/Lgbt alla società intera, ha rappresentato il punto apicale e irreversibile della follia autorefefenziale.
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Potremo parlare di nuova stagione delle arti e della cultura, quindi, non già in virtù d'una eventuale nuova fase hollywoodiana, bensì solo nel momento in cui la forza di penetrazione della produzione artistico-culturale dei paesi non occidentali assumerà una dimensione di massa globale e una stabilità che, per il momento, ancora non possiede.