La gnosi e la modernità
di Umberto Bianchi - 07/01/2021
Fonte: Umberto Bianchi
Tra tutte le narrazioni filosofiche occidentali, quella di Platone, ad oggi, ha mantenuto intatto tutto il proprio fascino e tutta la propria potenza evocatrice, connessa come fu al mondo ellenico, del quale rappresentò il massimo grado ed il completamento di un lungo processo ideologico che, partito dalle istanze pre socratiche, raggiunse il proprio culmine grazie all’immagine di un mondo inteso quale imperfetto riflesso di una superiore dimensione ideale, a cui quest’ultimo anelava in un continuo tendere ad uno stato di perfezione, sia dal punto di vista esteriore, che da quello interiore.
La luminosa statuaria greca dei vari Fidia, Prassitele, Policleto e di altri ancora, è lì ad offrirci una luminosa testimonianza di quel clima culturale. Ma il messaggio di Platone, non è rimasto né inascoltato, né isolato. L’inizio del declino della civiltà classica, rappresentato dalle conquiste di Alessandro Magno e dall’inizio dell’Età Ellenistica, assisterà ad un ulteriore sviluppo delle istanze platoniche, attraverso tutta quella serie di autori comunemente definiti “neoplatonici”, a partire da Plotino in poi, passando attraverso i vari Giamblico, Porfirio, Proclo, Prisco ed altri ancora. Allievo di Ammonio Sacca, presso la scuola di Alessandria e successivamente influenzato da Filone di Alessandria e Numenio di Apamea, Plotino apporterà all’edificio ideologico platonico un apporto di portata tale, da segnarne in modo decisivo l’intero percorso attraverso i secoli a venire.
Due sono gli elementi centrali in tutta la narrazione plotiniana e che caratterizzeranno anche quella neoplatonica successiva. Il primo è rappresentato dal tema dell’emanazione che, già in nuce nella narrazione platonica, qui conosce la propria definitiva esplicitazione ed inquadramento in un ben determinato sistema metafisico. Il secondo, è quello legato all’idea di un “Uno” da cui l’intera realtà discende, stavolta però, caratterizzato da una quanto mai incolmabile distanza dal mondo della materia, tanto da far asserire la propria “non esistenza”, poiché quest’ultima sarebbe una proprietà tutta connaturata al mondo della materia. E pertanto, il sistema plotiniano si presenta come un tutto armonico, un vero e proprio sistema di interrelazioni, al cui vertice sta un Uno , la cui irreconciliabilità con il mondo della materia, fa sì che quest’ultimo discenda e derivi da questo per indiretta “emanazione”.
Tra la materia e l’Uno tutta una serie di gradi intermedi, rappresentati da una miriade di personalità numinose, collocate in diversificate regioni celesti, nell’ambito
di un ben coordinato sistema metafisico. A stemperare la radicale inconciliabilità tra spirito e materia, l’idea appunto di quel sistema metafisico a cui abbiamo poc’anzi accennato che, animato da una fitta rete di corrispondenze tra i vari stati dell’Essere, conferisce armonia, funzionalità e pari dignità a tutte le sue componenti.
Diverso è, invece, il discorso per quell’altra branca del sapere filosofico sviluppatasi dal platonismo, quasi contemporaneamente al Neoplatoniosmo di Plotino e che viene comunemente definita Gnosi o Gnosticismo. Accomunata al Neoplatonismo dall’idea di una realtà trascendente ed inconoscibile, (Uno…) dalla quale promana la materia, attraverso una scala gerarchica di entità, si differenzia nettamente da questo per il marcato pessimismo ontologico, che ne caratterizza l’intero costrutto. Quello della materia, costituisce lo stato più infimo dell’Essere; le stesse anime degli esseri umani, altro non sono che particelle della luce divina precipitate e decadute in un miserevole stato di costrizione, quello della materia, da cui aspirano il distacco, al fine di ritornare alla luminosa “casa del padre”.
Il radicale disprezzo verso la materia che caratterizza la Gnosi, viene interpretato in differenti modalità dai vari gruppi e dalle varie personalità che se ne faranno interpreti, considerando anche l’appartenenza religiosa dei singoli. Valentino, Basilide, Bardesane, Marcione e tanti altri, si faranno via via portavoce di una Gnosi cristiana, ebraica o pagana, tutte egualmente accompagnate da una idea più o meno negativa della creazione, a cui farà sempre, anche se spesso sottaciuto, da sottofondo l’antico motivo platonico di un Demiurgo, nel ruolo di malvagio creatore del mondo.
Contrariamente al Neoplatonismo, sicuramente meno dottrinariamente confuso e più impostato su alcuni e ben definiti contesti religiosi, la Gnosi oltre ad influenzare di sé molte narrazioni religiose, in virtù di quello spirito sincretistico che caratterizzava l’Ellenismo, prenderà a prestito numerosi elementi religiosi sia da Oriente (Egitto, Mesopotamia Caldaica e Babilonese, Iran) che da Occidente (paganesimo greco-romano), al fine di creare delle proprie forme di religiosità “ibride” che, alla fine determineranno una vera e propria confusionaria profusione di figure divine, che tanto polemico disprezzo genereranno in filosofi più rigorosi, quali Plotino.
Con il suo radicale disprezzo per la materia, la Gnosi costituirà l’humus idelogico su cui si imposterà l’intero Evo Medio. La fine del mondo antico e della civiltà classica, non costituirà però la fine di Gnosi e Neoplatonismo, che continueranno a vivere
sotto mentite spoglie. Ma anche qui, le due derivazioni del Platonismo, vivranno differenti percorsi. Contrariamente a quel che si potrebbe ritenere, la Gnosi, anche se scacciata e demonizzata dalla cristianità, a partire dal Concilio di Nicea in poi, (tramite l’esclusione dei Vangeli Gnostici dalla dottrina ufficiale cristiana, oramai saldamente impiantata sui Vangeli Sinottici, sic!), sopravviverà in gruppi quali Bogomili, Pauliciani, Catari e financo nel famoso Ordine Cavalleresco Templare, mentre il Neoplatonismo, dopo una iniziale fase di successo con Agostino di Ippona (conosciuto come S. Agostino, sic!), dovrà aspettare il Rinascimento per ritornare agli onori della cronaca, (con le vicende legate alla corte fiorentina di Cosimo de’ Medici e le relazioni con il Cardinal Bessarione e gli scritti di Michele Psello…).
Nonostante le persecuzioni e le ostracizzazioni, con la tragica fine di gruppi come i Catari ed i Templari, la Gnosi lascerà una pesante eredità al mondo occidentale, al pari del suo “fratello” neoplatonico. Un’eredità la cui prima causa risiede in quel processo che, caratteristico dell’Ellenismo, porterà alla progressiva “astrattizzazione” della realtà divina. Di questo processo i vari emanazionismi Neoplatonici e Gnostici, sono il sintomo più evidente.
Quella realtà trascendente che, nel mondo antico era vissuta in tutta la sua immediata pienezza,viene successivamente percepita sempre più distante e lontana (la famosa teologia “apofatica” di Plotino, sic!), facendo del divino un elemento sempre più lontano ed astratto. La qual cosa, nella Gnosi, viene amplificata a dismisura, proprio attraverso quella radicale negativizzazione della materia e la radicale ed irresolubile inconciliabilità tra la dimensione trascendente e quella materiale, che stanno alla base del suo impianto teorico.
Per un paradossale processo di eterogenesi dei fini, proprio laddove si voleva anelare allo spirito, si finisce con il vivere appieno l’immediatezza materiale, nell’ attesa di una catarsi spirituale sempre più eterea e lontana, spalancando così le porte all’attuale fase di meccanicistico materialismo. Quello dell’emanazionismo è il classico specchio per le allodole al quale, oggidì, cedono, in ispecial modo, tutte quelle forme di sapere che, nel contrapporsi allo scientismo materialista, aspirano alla conoscenza (ed al dominio, sic!) dell’essenza della realtà, attraverso un processo a tappe (iniziazione…) che deve coinvolgere tutte le forze spirituali di coloro che, a tali saperi si avvicinino.
Stiamo parlando di tutte quelle tipologie di conoscenza che, ad oggi, possiamo definire “esoteriche” e che in Oriente trovano i propri riferimenti in ben definite e
vitali tradizioni religiose, come nel caso del Tantra Yoga di ambito Hindu o del Buddhismo tibetano, solo per citare alcuni esempi. In ambito occidentale, di converso, il pensiero “esoterico” non fa riferimento ad una precisa e vitale tradizione religiosa, bensì a tutto quel fiume carsico di conoscenze, frutto delle elaborazioni e delle sintesi ellenistiche, rappresentato in primis da Gnosi ed Ermetismo, su cui si sono innestati i filoni dell’ idealismo magico e del vitalismo a partire dal 18° secolo.
Ad Oriente ed ancor più in Occidente, le varie forme di sapere iniziatico e le strutture che ne sono espressione, non sembrano esser in grado di fornire delle vie d’uscita concrete, alle continue sollecitazioni di una Modernità Tecno Economica che, ad ora, sembra farla da padrona “urbi et orbi”. La forma mentis “emanazionista” ed il suo humus astrattizzante, hanno informato di sé tutte queste narrazioni, riducendole in uno splendido isolamento, assolutamente incapace di reimpostare in una direzione “altra” le coordinate di un mondo che, come abbiamo già fatto notare, va ain ben altra direzione.
E qualora un gruppo esoterico riesca a reimpostare o influenzare la realtà, sarà solo in virtù di un processo di degenerazione interna, tutto in direzione del materialismo Tecno Economico, così come accaduto con la maggior parte di quella miriade di raggruppamenti esoterici occidentali, definiti con il termine, ad oggi sempre più generico e desueto, di “Massonerie”. Permane, dunque, viva, la necessità di una via d’uscita a quella che, al momento potrebbe sembrare una situazione di pesante stallo.
E’ dall’apertura alla molteplicità dell’Essere, cercando di mettere in disparte l’idea di un onnipresente ed omologante Principio Unico, che può partire una reale risposta alla attuale situazione. La percezione del Molteplice deve partire dal dato materiale, che non dovrà più essere svalutato, anzi. L’adorazione degli infiniti aspetti della realtà materiale, imperniata su un pensiero in grado di farsi evento, in virtù di una heideggeriana “ereignis”, spingerà l’umanità verso nuovi ed inesplorati lidi.
L’abbracciare una forma di “Politeismo del pensiero”, ci riporterà ad una immediatezza di contatto con quella “natura naturans” di cui avevamo perduto la percezione, in direzione, invece, di una folle ed insensata autodistruzione. E come ci direbbe il filosofo Rocco Ronchi, è proprio attraverso una divinizzazione della Materia, che passa quella via maestra, già indicataci, molto tempo prima, dalle parole di Nietzsche e di Heidegger. Un sentiero ancora lungo e tortuoso quello da
percorrere, tra le insidie di una fatiscente Modernità ma che, stiamone pur certi, ci riserverà non poche sorprese.