Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La guerra dei sessi

La guerra dei sessi

di Antonio Terrenzio - 19/04/2025

La guerra dei sessi

Fonte: Antonio Terrenzio

"Mi amo troppo per stare con chiunque", la frase sul profilo di Sara Campanella, la ragazza di Messina barbaramente uccisa dal suo ragazzo, è una frase che esprime bene lo stato psicologico con cui si guarda il prossimo. Il narcisismo è il vero disagio interiore, la vera patologia di massa che caratterizza la società post-moderna. L'ipertecnologizzazione, la sostituzione del reale col virtuale, ha agito come meccanismo di rinforzo ad un trend sociale che parte da molto più lontano. In un quest'epoca del moralisticamente corretto, nonostante la tragicità degli eventi che vedono protagoniste giovanissime, si sente la necessità di dire la verità occultata dalla streghe del femminismo. La vulgata androfobica dominante continua,a vedere nel maschio bianco la radice di ogni male, di essere un pericolo per l'intero genere femminile. La frase di Sara Campanella posta a manifesto dell'indipendenza e del desiderio di libertà della donna, ed  affissa per le vie di varie città d'Italia, da la cifra del livello di narcisismo e di introflessione dentro la propria sfera egoica che sancisce una chiusura al mondo, alla società, all'altro. Quell'altro che viene all'occorrenza usato e scaricato qualora risulti non più adeguato o utile alla gratificazione del nostro ego. So di dire qualcosa che in questi giorni può apparire oltraggioso, ma l'emotività di certe reazioni sul web e su tik-tok, che continuano a generalizzare ed attribuite misfatti ed atti criminali all'intero genere maschile, non fa che nutrire quel circolo vizioso di risposte pavloviane per un fenomeno che è molto più complesso di come lo si descrive, e che vede nell'assenza della mascolinità positiva, la vera ragione di tali atti tragici. Le risposte di alcune addette ai lavori, psicologhe e criminologhe, sono ancora peggiori di quelle propolate dai media generalisti, perché invece di indagare a fondo, alimentano una facile retorica di un patriarcato ancora duro a morire. Come ho già scritto, è una retorica che non regge a petto del presente e che non riesce a guardare a cinque centimetri dal proprio naso. Non solo, questi ultimi omicidi hanno avuto la correità di altre madri, altre donne, nel coprire i propri figli assassini. Per cui la lettura che vede sempre l'uomo come categoria biologica, il responsabile unico della violenza sulle donne, corrisponde al falso. Oltretutto vale la pena di ricordare alle fanatiche del femminismo, che gli uomini sono vittime di violenza per due terzi in più rispetto alle donne, e che i femminicidi sono un fenomeno che per quanto preoccupante e degno di attenzione, non rappresenta un allarme sociale come ogni episodio tragico evidenziato dai media vuole far credere.
Ha quindi ragione Marcello Veneziani nel ricordare nel suo coraggioso articolo, che non c'è nessuna crociata maschile contro il genere femminile, che siamo monadi disperate arenate nel proprio solipsismo narcisistico ed egocentrismo assoluto. La frase sul profilo di Sara, è la variante peggiorativa di: "l'importante è stare bene con se stessi"; il naturale correlato è che gli altri ed il mondo si fottano.
La domanda alla quale cercare di dare una risposta a tutto questo è allora: cosa ci ha portato fino a tal punto? La società consumistica, l'individualismo di massa, un mal compreso concetto di libertà che si declina in un egocentrismo patologico che permea le nostre vite. Del resto quando cadono punti i di riferimento basilari di qualsiasi civiltà: il senso comune, la solidarietà sociale, il rispetto e l'empatia per il prossimo, e soprattutto la famiglia, rimaniamo solo noi a dare senso ultimo alla nostra esistenza. I social media, Instagram, Facebook ecc, hanno funto da amplificatore virtuale del fenomeno. L'isolamento tecnologico ha alterato la percezione degli altri e di se stessi, sovradimensionando le illusioni e le promesse di modelli di vita irraggiungibili. Provate da aprire Instagram per esempio,
e a non vedere corpi bellissimi, yacht, mete esotiche e quanto di più desiderabile ci sia. Direte, cosa c'entra tutto ciò con l'omicidio di due ragazze? C'entra nella misura in cui tutto ciò ci ha allontanato progressivamente dalle relazioni umane vere e dai sentimenti autentici. Le ragazze giovani e carine sono le più attratte da questi modelli di vita facile e di consumo, e la percezione subliminale è che è sempre possibile avere un partner migliore. È una pressione costante alle quali le donne hanno una maggiore esposizione, perché hanno una natura più emotiva e quindi facilmente più condizionabile. Ciò porta molte ragazze di oggi a non scegliere la monogamia in giovane età, a vedere nelle esperienze, nello studio, nella carriera, cose più attraenti. La famiglia, la maternità, sono viste come un intralcio e non più come una realizzazione. Tutti i femminicidi hanno un'unica chiave di lettura: l'incapacità dell'uomo di accettare che una relazione finisca. Ma questa interpretazione si focalizza solo sull'aspetto più diretto e naturalmente più inaccettabile; non vede ciò che la vittima attua con freddezza e anche con punte punte di cattiveria, quando decide di troncare con il proprio partner per un desiderio insoddisfatto di ipergamia. So benissimo di scrivere qualcosa di facile strumentalizzazione, e tengo a specificare soprattutto per i più malevoli e capziosi, che l'omicidio barbaro di una ragazza giovanissima non può trovare nessuna giustificazione e la magistratura si farà carico di sanzionare con la giusta pena un reato così efferato. Tuttavia è necessario porre l'attenzione allo stato in cui versano i rapporti uomo donna e chi scrive non pensa assolutamente che quelle donne caratterizzate dall'ideologia androfobica delle femministe, siano meno responsabili del clima di guerra tra sessi in cui siamo precipitati. Le agenzie di senso ed educative hanno avuto un'inarrestabile declino grazie alla cultura del 68. I valori virili e patriarcali sono stati costantemente e progressivamente demonizzi; la figura del padre simbolicamente evirata, e quei figli che oggi uccidono le donne sono figli del matriarcato, non certo di un patriarcato in agonia da almeno mezzo secolo. La cultura narcisistica di massa ha avuto un esponenziale affermazione in concomitanza della scomparsa della figura paterna. L'idea che possiamo fare ciò che vogliamo dell'altro, utilizzarlo e abbandonarlo, o ucciderlo quando non si accetta che esso scelga una vita senza di noi, è diretta manifestazione di un narcisismo trasversale che coinvolge carnefici e vittime. Se nei casi dei femminicidi la responsabilità è chiaramente degli uomini, in altri casi è la donna ad essere capace di non meno crudeltà ed efferatezza: pensiamo agli infanticidi o ai "maschicidi" (che esistono in misura minore, ma completamente ignorati dal conformismo mediatico), oppure al dolore sofferto da padri separati che non possono vedere i propri figli, utilizzati come armi di ricatto psicologico, e che cadono in depressione, se non nel suicidio.
In ultimo è necessario sottolineare quella che ha dispetto della narrativa dominante, è la vera grave piaga della società occidentale: milioni di uomini soli, a cui è stato tolto tutto, lavoro, possibilità di costruire qualcosa e soprattutto una famiglia. Oltre il 60% di uomini sotto i trent'anni è attualmente single. La mancanza di una prospettiva e futuro può portare alla depressione e all'esplosione in gesti di violenza nei soggetti più instabili, che possono riguardare i femminicidi. Continuare a ogni piè sospinto con le solite argomentazioni del maschio violento, che non accetta di essere superato dalle donne, è una retorica femminista dal respiro corto che non tiene conto che le infrastrutture ed il sistema di cui loro stesse godono, compreso quello della sicurezza pubblica, si regge sulla volontà e sullo sforzo di uomini buoni e responsabili, e che non possono essere casellati negli stereotipi dei Filippo Turetta. Urge una riflessione profonda sullo stato di salute degli uomini, una presa di coscienza dei loro bisogni, di non lasciarli soli a morire in una "quieta disperazione". Il femminismo continuerà a berciare odio nei loro confronti; per questo alla guerra tra i sessi portata avanti da streghe coi capelli corti e dipinti di blue, bisognerà rispondere con una guerra culturale che distrugga le loro menzogne.