Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La guerra della Nato, la crisi energetica e la minaccia nucleare saranno la tomba dell’Europa?

La guerra della Nato, la crisi energetica e la minaccia nucleare saranno la tomba dell’Europa?

di Luigi Tedeschi - 30/09/2022

La guerra della Nato, la crisi energetica e la minaccia nucleare saranno la tomba dell’Europa?

Fonte: Italicum

I sabotaggi dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel mar Baltico si inseriscono nell’escalation che si è registrato negli ultimi tempi del conflitto in corso tra USA e Russia nella guerra ucraina. Tali sabotaggi si sono verificati dopo i referendum che hanno sancito l’annessione alla Russia delle regioni di Zaporizhzhia, di Kherson e delle autoproclamate repubbliche di Luhansk e di Donetsk. Il mainstream occidentale li ha definiti “referendum farsa” ed illegali, perché effettuati in territori sotto occupazione russa e nei quali sono tuttora in corso operazioni belliche. Tali referendum sono quindi illegittimi in quanto effettuati in palese violazione della Carta delle Nazioni Unite. Occorre però rilevare che la Carta dell’ONU prevede anche il principio della autodeterminazione dei popoli, che fu invocato per legittimare la secessione armata del Kosovo dalla Serbia e con essa anche i bombardamenti della Nato su Belgrado che provocarono circa 2.500 morti. Il principio della autodeterminazione non viene però ritenuto legittimo nel caso del Donbass, regione popolata in maggioranza da russi. Per non parlare poi dei diritti da sempre ignorati di popoli quali i Palestinesi ed i Curdi, le cui terre sono sottoposte ad occupazioni secolari e le loro popolazioni subiscono ciclicamente violente repressioni. Quanto ai “referendum farsa”, i precedenti storici in tema di annessioni territoriali sono innumerevoli, compreso il referendum che sancì l’unità d’Italia, svoltosi con modalità non dissimili.

A seguito dei successi della controffensiva ucraina, la Russia ha inteso rispondere con l’annessione delle regioni occupate e pertanto ogni eventuale attacco contro tali territori verrà ora considerato una aggressione diretta alla Russia.

Questo è il contesto bellico in cui si sono verificati i sabotaggi ai gasdotti che collegano la Russia all’Europa. Il danno economico è incalcolabile e forse irreversibile dal punto di vista ambientale. Sono occorsi molti anni per la costruzione di questi gasdotti, il cui costo si aggira sui circa 20 miliardi di dollari. Stiamo tuttora assistendo ad un rimbalzo di accuse tra la Russia e l’Occidente. Si stanno esasperando le tensioni di questo conflitto con minacce nucleari, sanzioni, disordini interni, inviti sempre più estesi dei paesi occidentali ai propri cittadini a lasciare la Russia.

Qualora la Russia si fosse resa responsabile di tali sabotaggi, tale operazione sarebbe suscettibile di essere interpretata come un casus belli che potrebbe provocare un conflitto diretto tra Russia ed USA, dato che gli attentati sono stati effettuati in acque territoriali di paesi aderenti alla Nato. Questi atti di sabotaggio non sembrano però compatibili con la strategia di Putin volta ad esercitare pressioni su di una Europa che, minacciata da una crisi energetica devastante per la sua economia, sarebbe spinta a revocare le sanzioni contro la Russia. Infatti Putin può esercitare il ricatto energetico sull’Europa semplicemente mediante l’interruzione delle forniture. Aggiungasi inoltre che tali attentati non portano vantaggi né alla Russia né tantomeno all’Europa, dato che Gazprom è proprietario al 51% dei gasdotti Nord Stream ed imprese tedesche, olandesi e francesi posseggono il restante 49%. Parlare poi di ritorsioni contro l’Occidente è del tutto infondato, dal momento che è tuttora in funzione il gasdotto che traversa l’Ucraina per trasportare il gas in Europa.

Non è davvero una strana coincidenza che, in concomitanza degli attentati, in Polonia sia entrato in funzione il nuovo gasdotto Baltic Pipe, mediante il quale verrà importato il gas norvegese nella stessa Polonia per poi essere ridistribuito in Europa. La costruzione di tale gasdotto ha l’evidente scopo di estromettere le forniture di gas russo all’Europa. Ma soprattutto l’effetto principale di questa diversificazione di forniture energetiche è quello di ridimensionare il ruolo della Germania in Europa. Una volta recisi i rapporti economici ed energetici tra Russia e Germania, quest’ultima perderà il suo primato europeo. Infatti la Germania, tramite la costruzione dei gasdotti Nord Stream, che bypassano la Polonia e l’Europa orientale, era diretta importatrice di gas russo a basso prezzo, che poi veniva ridistribuito in Europa. Pertanto questa crisi comporterà per la Germania una rilevante debacle politica in Europa, data la sua nuova dipendenza energetica dalla Polonia, nei cui territori già transita l’oleodotto di Druzhba che fornisce petrolio ai laender orientali tedeschi.

Gli effetti degli attentati sono stati prevedibili ed immediati. Il prezzo del gas nei mercati finanziari è andato alle stelle e gli USA hanno colto l’occasione propizia per incrementare le loro esportazioni di gas liquefatto americano. Non a caso il segretario di Stato americano Blinken ha riaffermato la necessità di “porre fine alla dipendenza del gas russo in Europa”. Questa presa di posizione americana viene peraltro avvalorata dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov che, nel respingere come assurde le accuse rivolte alla Russia ha dichiarato: “Vediamo un aumento significativo dei profitti delle compagnie energetiche americane che stanno fornendo gas all’Europa”.

Il cui prodest riguardo a tali sabotaggi è evidente: la strategia americana in questa guerra ha come finalità l’interruzione delle forniture di gas russo e quindi la destabilizzazione della UE. Perfettamente coerenti con tale strategia sono state le dichiarazioni dell’ex ministro degli Esteri polacco Sikorsky che, oltre all’improvvido “Tank you, USA” apparso su Twitter, ha affermato a tal riguardo: “Tutti gli stati baltici e l’Ucraina si sono opposti alla costruzione di Nord Stream per venti anni. Ora 20 miliardi di dollari di rottami metallici giacciono sul fondo del mare, un altro costo per la Russia e la sua decisione criminale di invadere l’Ucraina”.  

L’ostilità degli USA nei confronti della politica energetica tedesca ha origini lontane nel tempo. Sia Obama che Trump avevano già espresso più volte l’avversione degli USA alla costruzione del Nord Stream 2, minacciando sanzioni nei confronti della Germania. Gli USA infatti hanno sempre contrastato ogni tentativo di emancipazione dell’Europa dall’Occidente americano. E gli accordi economici ed energetici tra Germania e Russia costituivano invece un elemento fondamentale per un’autonomia tedesca ed europea dalla geopolitica della Nato. Gli USA hanno sempre temuto che la Germania si trasformasse da gigante economico anche in un potenza geopolitica autonoma. E la guerra in Ucraina si è rivelata l’occasione propizia per destabilizzare l’Europa e stroncarne sul nascere ogni velleità autonomista.

Questi sabotaggi erano stati comunque preannunciati. Il 7 febbraio 2022 Biden aveva dichiarato apertamente in un incontro con Scholz: "Se la Russia invade l'Ucraina, non ci sarà più il Nord Stream"… “la Nato e noi siamo pronti a intervenire". Nel mese di giugno ebbero luogo esperimenti di droni subacquei nell’isola di Bornholm (località in prossimità dei luoghi degli attentati), da parte americana. La stessa CIA aveva recentemente preavvertito la Germania circa possibili attacchi ai gasdotti del Baltico. Il 13 settembre aerei da guerra americani sono stati avvistati nella zona baltica. Inoltre pochi giorni orsono navi americane si trovavano a pochi chilometri dall’area dei sabotaggi. Sembra dunque che vi siano sufficienti fatti ed argomenti per comprendere come la logica di tali attentati sia perfettamente coerente con la strategia della Nato volta a recidere ogni legame tra l’Europa e la Russia.

L’Europa, destabilizzata dalla crisi economico – energetica, dalla escalation della guerra, dalle minacce nucleari, subirà un rilevante declassamento nella geopolitica mondiale. L’Occidente della Nato sarà la tomba dell’Europa. Inoltre, saranno lo strozzinaggio energetico norvegese, la rapacità finanziaria olandese e soprattutto l’egoismo nazionalista della Germania di Scholz, che ha opposto il suo veto ad una politica energetica comune riguardo alla fissazione del price cup e alla creazione di un nuovo recovery per l’energia, a far implodere dall’interno al struttura della UE.

Certo è che le classi politiche europee, saranno inchiodate alle loro responsabilità per essersi rivelate incapaci di prevenire lo scoppio di questa guerra in Europa e per le sciagurate scelte filo atlantiche dei loro governi.

Attraverso l’economia delle emergenze (prima quella pandemica poi quella energetica), e le svolte politiche autoritarie incombenti con la quarta rivoluzione industriale, il modello neoliberista occidentale, unitamente al primato globale americano vuole perpetuare se stesso nel tempo e sopravvivere alle sue crisi strutturali ormai divenute cicliche ed irreversibili. Questa crisi condurrà comunque a profonde trasformazioni nella geopolitica mondiale. Ma quale costo in termini di vite umane e distruzione irreversibile di risorse naturali ed economiche comporterà il declino progressivo del neoliberismo e quindi del primato americano e occidentale?