Non sappiamo se il 24, pur privo ancora della motivazione, arriverà dalla Consulta un giudizio di ammissibilità o meno sull’Italicum. La Corte potrebbe sempre trincerarsi dietro al fatto che la legge non è mai stata applicata, e quindi rigettare il ricorso. Sarebbe una soluzione pilatesca, ma sotto il profilo strettamente giuridico difficilmente contestabile, come ricordato da diversi costituzionalisti. Nel nostro ordinamento, infatti, il giudizio cosiddetto incidentale, cui è chiamata la Corte, presuppone che, nel corso di un processo ordinario, un giudice si trovi: 1) a dover applicare una norma di legge che egli ritiene in contrasto con la Costituzione; 2) a non poter decidere il processo senza applicare quella norma. Ma nel nostro caso, come ricorda Bin, «la legge elettorale non è stata ancora mai applicata, nessuna questione concreta può essersi perciò posta: le parti hanno imbastito una finzione di lite al solo scopo di arrivare alla Corte costituzionale e i giudici ordinari hanno – secondo me – gravemente sbagliato a prestarsi ad una manovra azzardata e dichiaratamente politica».

Che le cose siano, in effetti, andate così, è indubitabile. Come è indubitabile che la sentenza di ammissibilità, se ci sarà, sarà un giudizio politico. D’altra parte, già sul Porcellum l’intervento della Corte è stato chiaramente tale. Quali che siano, pertanto, i problemi giuridici, appare evidente che la politica italiana non sia in grado, in questo momento, di fare a meno dei taglia e cuci della Consulta per trovare una legge elettorale che sia in linea con il dettato costituzionale. La prima volta, la Corte ha dato vita al cosiddetto Consultellum, che al momento è la legge elettorale vigente per il Senato. Si tratta di ciò che resta del Porcellum, tolti i suoi aspetti illegittimi (premio di maggioranza): un sistema, di fatto, proporzionale.

Da qui si riparte. Mattarella è stato chiaro: per poter sciogliere le Camere, vuole prima regole omogenee per l’elezione di Camera e Senato. Non è allora del tutto probabile che il messaggio venga recepito e che la Corte ci restituisca alla Camera una legge simile a quella prevista dal Consultellum già al Senato?

Insomma, anche in questo caso basterebbero un paio di tagli – via il premio di maggioranza, via il doppio turno – per creare una legge elettorale proporzionale anche per la Camera. Niente di più facile, dunque, che giungere ad un sistema proporzionale.

Se le forze politiche decidessero di accettarlo si potrebbe, in linea di principio, andare a votare anche domani, magari con un paio di regolamenti attuativi governativi per sistemare i dettagli. È vero: contrariamente al discorso trito e ritrito di Renzi, non si saprebbe il giorno dopo il nome del Capo del Governo. Di più, sicuramente si dovrebbe arrivare ad un governo di coalizione, perché senza trucchi nessuno oggi avrebbe il 51 per cento, neppure il M5S di Pagnoncelli. Ma coalizione tra chi? Il triangolo è ormai chiaro da tempo: Pd, M5S, Centro-destra (diviso).

Cosa potrà succedere se dovesse essere accettato il sistema elettorale che probabilmente uscirà dalla Corte? Il M5S, se sarà la prima forza politica, avrà l’incarico di formare il nuovo governo. È il vecchio film già visto nel 2013, ma questa volte a dare le carte sarà il M5S e siamo certi che con un po’ di reddito di cittadinanza, di decrescita infelice, di rinnovabili, di piste ciclabili e di raccolta differenziata, i 30.000 talebani del blog delle stelle approveranno l’accordo col Pd, anche se Casaleggio padre si rivolterà nella tomba. Se invece fosse il Pd a rimanere nonostante tutto il primo partito potrà scegliere tra il M5S, che accetterà alle medesime condizioni indicate sopra, o fare la coalizione con Fi (sempre che il partito abbia un ottimo successo elettorale), e Berlusconi non aspetta altro. A rimanere col cerino in mano resterebbe una Lega Nord che, senza cambiare il nome, lascerà il Sud (gli “Amici di Salvini” non bastano e lo vedremo alle prossime amministrative ) nelle mani di Grillo e di Berlusconi. Ed il sistema, ancora una volta, avrebbe così trovato il modo per mantenersi, artificialmente. E poi, e poi, e poi? Poi non si esclude che arrivino i forconi.