La liquefazione del principio di autorità nella società securitaria
di Riccardo Paccosi - 20/08/2022
Fonte: Riccardo Paccosi
Il mese scorso, mi trovavo nello spiazzo all'aperto della stazione di Roma Tiburtina e, a un certo punto, ho assistito alla scena di un padre che rimproverava il figlio: senza urlare, senza minacciare, ma con durezza. Il ragazzo - che doveva avere 11 o 12 anni - a un certo punto ha cominciato a lamentarsi e piangere per quei rimproveri.
Assistendo alla scena, dentro di me pensavo: "beh, se un padre rimprovera tanto duramente il figlio, evidentemente avrà i suoi buoni motivi".
Ma in quello spiazzo della stazione, ero l'unico a pensarla così.
Nel giro di pochi minuti, infatti, alla coppia padre-figlio si sono avvicinati un uomo e una donna, poi due addetti alla security: tutti con l'intenzione di far smettere al padre di rimproverare il figlio perché, poverino, stava piangendo. Il padre ha subito reagito all'intromissione dicendo che come educare suo figlio era affar suo e che nessuno aveva diritto di intromettersi, ma l'improvvisato gruppo di protettori dell'infanzia non demordeva e, anzi, accresceva la propria aggressività verbale contro l'uomo. A quel punto, giunti al numero di sei i "libertari" della domenica e iniziando a esacerbarsi i toni, mi sono alzato in piedi pronto a gettarmi nella mischia e al fine di difendere a spada tratta quel padre. Ma proprio in quel momento, quest'ultimo è finalmente scattato via allontanandosi e portandosi dietro il figlio.
Osservando l'assurdità di quella scena, mi sono chiesto a quali reazioni isteriche avrei dovuto assistere qualora il genitore avesse anche tirato un ceffone alla prole...
Questo episodio - al pari di una quantità innumerabile di altri - dimostra la duplice valenza della nuova antropologia culturale in cui ci troviamo a vivere: un libertarismo cialtrone e smidollato, che convive senza soluzione di continuità con l'accettazione acritica di un autoritarismo avvolgente ogni aspetto della nuda vita.
Sicuramente a questi "protetttori dell'infanzia" che percepiscono come un'orribile coercizione l'autorità genitoriale, in questi due anni non è importato nulla che i bambini siano dovuti stare a scuola con una museruola in faccia e nel terrore gli uni degli altri; né sicuramente hanno esitato, molti di questi apologeti della società liquida, a lasciar iniettare un siero sperimentale nel corpo dei propri figli.
Tutto questo esprime un quadro di capovolgimento totale dei concetti di libertà e autorità: da una parte vengono negati, in quanto presuntamente coercitivi, i legami della comunità come famiglia, tradizione e antenati; dall'altra, si accetta pedissequamente che l'apparato di stato eserciti controllo e disciplinamento sul nostro corpo , sulla nostra libertà di relazione e movimento.
C'è una grande rivoluzione antropologico-culturale da compiere...