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La moneta è un bene pubblico che appartiene alla gente

di Fabio Conditi - 27/09/2019

La moneta è un bene pubblico che appartiene alla gente

Fonte: Moneta Positiva

La Bce deve ascoltare e parlare con i mercati, ma non farsi guidare da essi; deve anche ascoltare e comprendere le persone, perché una moneta è in fin dei conti un bene pubblico che appartiene alla gente”.

Christine Lagarde lo ha dichiarato nel suo discorso davanti al Parlamento Europeo il 4 settembre 2019.

Visto che la nostra associazione Moneta Positiva sostiene da anni una “campagna per una moneta dei cittadini e libera dal debito“, stiamo pensando seriamente di assegnarle la carica di socia onoraria.

Che cosa sta succedendo ?

Sta succedendo che si stanno rendendo conto tutti, che la crisi economica non può essere risolta con le politiche monetaria messe in atto dalla BCE negli ultimi anni.

La crisi economica generata dall’esplosione della bolla finanziaria innescata dai mutui sub-prime nel 2007, è stata risolta in ambito finanziario con l’immissione di liquidità nei mercati finanziari con il QE e nelle banche con i TLTRO, ma non è stata risolta nell’economia reale perchè non ha beneficiato di questa enorme liquidità, se non in minima parte e indirettamente (calo dei rendimenti sui titoli di stato).

La crisi nell’economia reale è ormai strutturale e richiede un cambio radicale di paradigma rispetto a tutte le teorie economiche basate sul contenimento dell’inflazione, che potevano avere un senso fino a qualche decennio fa, perchè oggi abbiamo il problema opposto.

L’automatizzazione ed informatizzazione nella produzione di beni e servizi genera un aumento della produttività ma anche una riduzione degli occupati e quindi della capacità di spesa della popolazione.

Stiamo andando verso il paradosso che siamo in grado di produrre sempre più beni e servizi ma non c’è sufficiente moneta in circolazione per acquistarli, per cui si riduce la domanda interna e conseguentemente anche i prezzi, generando una recessione cronica.

Il sistema economico tende alla deflazione e tutti gli interventi di politica monetaria degli ultimi anni non sono riusciti a far raggiungere l’obiettivo prefissato del 2% di inflazione, nonostante la enorme massa monetaria creata con il QE e i TLTRO.

Inoltre questa situazione di crisi, che si protrae da più di 10 anni, sta provocando l’arricchimento di una piccola percentuale della popolazione più ricca, meno dell’1% e costituita da chi vive di rendite e di speculazioni finanziarie, a scapito del restante 99% che si impoverisce sempre di più.

L’aumento delle disuguaglianze, della disoccupazione e del disagio sociale sono ormai un chiaro segnale che il sistema economico così congegnato non sta in piedi e rischia di implodere.

Per noi questa analisi è quasi banale, ma la novità è che anche autorevoli esponenti dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea, che sono espressione dei poteri finanziari e bancari, se ne stanno accorgendo e stanno cambiando atteggiamento, almeno a parole.

Ursula von der Leyen ha dichiarato durante la conferenza stampa del 16 luglio 2019 :

Serve una Europa più sociale, con un meccanismo di riassicurazione europea della disoccupazione e un quadro per un salario minimo su scala europea”, ha spiegato von der Leyen a Strasburgo. “Dobbiamo garantire un salario minimo che consenta una vita dignitosa”.

E ha ribadito in Aula quanto assicurato il giorno prima ai socialisti in una lettera: sul patto di stabilità “servono riforme e investimenti. Dobbiamo far sì che possa essere utilizzata” a questo fine “tutta la flessibilità prevista dalle regole. Non è il popolo che serve l’economia, ma è l’economia che è al servizio del nostro popolo”.

Ma le dichiarazioni più rivoluzionarie sono quelle dell’ormai uscente Presidente della Banca Centrale Europea, come avevamo iniziato a spiegare nell’ultimo articolo https://comedonchisciotte.org/draghi-politiche-fiscali-per-aumentare-la-domanda/.

Mario Draghi ha dichiarato durante la conferenza stampa del 12 settembre 2019 :

La politica monetaria da sola è insufficiente per far ripartire l’inflazione e la crescita dell’Eurozona”.

Noi abbiamo fatto il nostro, ora tocca ai governi. All’interno del Board”, ha detto Draghi, “c’è stata unanimità sul fatto che la politica fiscale debba diventare lo strumento principale per aumentare la domanda interna”.

Tutti i paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per conseguire una composizione delle finanze pubbliche più favorevole alla crescita”.

Rispondendo ad una domanda del membro del partito ecologista belga P. Lamberts, Mario Draghi ha anche affermato parlando del QE che immette liquidità nel sistema finanziario:

È questo il modo migliore per allocare liquidità, se hai in mente obiettivi come i cambiamenti climatici e la riduzione delle disuguaglianze ? Beh, probabilmente no. Probabilmente ci sono diversi modi per farlo. E in effetti alcune delle nuove idee sulla politica monetaria come la MMT, mi piace un recente articolo presentato da vari autori, tra cui il prof. Fischer e altri, suggerirebbero diversi modi di incanalare il denaro verso l’economia. Ora queste sono idee oggettivamente piuttosto nuove. Non sono state discusse dal Consiglio Direttivo e quindi dovremmo esaminarle. Ma non sono state testate ”.

In conclusione Mario Draghi chiede un maggior intervento dello Stato con le proprie politiche economiche e fiscali, perchè le sue politiche monetarie da sole non sono sufficienti a raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2% e della crescita economica.

Molto interessante l’opinione che Mario Draghi ha espresso su possibili misure di “helicopter money”, dichiarando che la BCE non ha affrontato il discorso perchè “Consegnare soldi alle persone rappresenta un politica fiscale, non monetaria”.

Infatti la creazione di moneta e la sua immissione nell’economia reale, non rientra tra le politiche monetarie della BCE, ma possono essere considerate un esercizione di sovranità monetaria e fiscale che, come diciamo da anni, è di competenza esclusiva dello Stato in quanto unico soggetto al mondo che ha il potere di creare un qualsiasi strumento di pagamento che dichiara di accettare per il pagamento delle tasse.

Forse ha ascoltato qualcuno dei nostri convegni, come ad esempio l’ultimo mio intervento al Senato il 16 luglio 2019 …

Fare politiche fiscale che favoriscano la crescita significa che lo Stato deve aumentare la differenza tra la sua spesa nell’economia reale e le tasse che percepisce, al netto degli interessi pagati sul debito pubblico.

In pratica deve aumentare la moneta in circolazione.

Quindi tre sono le soluzioni :

1) permettere deficit maggiori dei vincoli di bilancio per l’Italia (3% o meno come impone la CE);

2) permettere di non conteggiare integralmente la spesa per investimenti Green o infrastrutturali;

3) immettere strumenti monetari nuovi nell’economia reale che non aumentino il deficit e il debito.

L’aumento del deficit non è possibile perchè non è d’accordo la Commissione Europea, che aveva addirittura chiesto per l’Italia la procedura d’infrazione, dopo che la manovra finanziaria è stata bocciata nuovamente da Bruxelles.

La possibilità di scorporare alcuni investimenti dal calcolo del deficit, è una modifica radicale delle politiche dell’Unione Europea, oggi poco realistica, e quindi non percorribile nel breve termine.

Rimane la creazione di strumenti monetari nuovi in grado di immettere liquidità direttamente nell’economia reale, nel pieno rispetto delle norme dei Trattati Europei ma anche della nostra Costituzione, quando all’art.47 afferma che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito“.

In questo momento non solo si assiste ad una riduzione del credito bancario alle imprese, ma anche ad un trasferimento all’estero del controllo delle banche italiane, con probabile peggioramento della situazione nei prossimi anni.

Una soluzione fondamentale è l’istituzione di banche pubbliche che siano dedicate e specializzate al finanziamento delle imprese nell’economia reale, in modo da fornire una valida alternativa e uno stimolo al sistema bancario privato.

Ma questa soluzione comunque fa aumentare il debito privato, quindi vanno bene ma non bastano, perchè è necessario, come ha ammesso anche Mario Draghi, che gli Stati adottino politiche fiscali come strumento principale per aumentare la domanda interna.

Certamente non possiamo ridurre le tasse perchè questo comporterebbe un aumento del deficit e quindi del debito pubblico, vietato dai Trattati Europei, mentre possiamo utilizzare una versione più evoluta del sistema di agevolazioni fiscali che lo Stato già utilizza per incentivare gli investimenti, creando nuovi strumenti monetari da immettere nell’economia reale, che però non generino deficit per lo Stato, nè debito pubblico.

Il SIRE è un Sistema Integrato di Riduzioni Erariali, che è una evoluzione tecnologica, innovativa e quantitativa dello strumento fiscale già oggi utilizzato dallo Stato per concedere agevolazioni fiscali nelle ristrutturazioni edilizie, riqualificazioni energetiche, adeguamenti sismici, sistemazioni di giardini, acquisto di caldaie, elettrodomestici, arredamenti, ecc…

L’evoluzione dello strumento delle agevolazioni fiscali già oggi utilizzato dallo Stato sarà :

tecnologica, perchè utilizzerà una piattaforma informatica elettronica per la memorizzazione su un conto corrente fiscale di queste “riduzioni erariali”, di controllata e gestita dal MEF;

innovativa, perchè queste “riduzioni erariali”, una volta certificate e caricate sul conto corrente fiscale, potranno essere trasferite tra soggetti appartenenti al circuito, in pratica tutti i cittadini maggiorenni e tutte le aziende;

quantitativa, perchè lo Stato potrà ampliare le agevolazioni concesse ad una platea più ampia dell’attuale per realizzare politiche fiscali espansive della domanda interna.

Il meccanismo di funzionamento del Sire è semplice:

– i cittadini e le aziende pagano molte tasse, che in una fase di recessione riducono fortemente la nostra capacità di spesa e quindi corrispondentemente anche la quantità di entrate fiscali da parte dello Stato, innescando un circolo vizioso che aggrava la conseguenze della crisi;

– se abbasso le tasse oggi a tutti, aumento certamente la domanda interna ma aumento anche il deficit dello Stato ed anche il suo debito pubblico;

– se invece creo uno strumento fiscale che abbassa le tasse dei cittadini ed aziende fra due anni, ma che può essere utilizzato fin da subito come strumento di scambio di beni e servizi, ottengo un aumento subito della domanda interna e quindi delle entrate fiscali, ma differisco nel tempo la riduzione delle entrate fiscali, in modo che i due effetti tendano a compensarsi.

L’aumento della domanda interna dipende non solo dalla “quantità” di strumenti fiscali creati, ma anche dalla “velocità di circolazione” di questi strumenti, per questo è necessaria l’innovazione tecnologica di una carta di credito fiscale elettronica, in tutto simile alle carte di credito bancario, che deve servire ad “agevolare” il suo utilizzo in modo che producano il massimo aumento del numero degli scambi.

Chissà se Mario Draghi e Christine Lagarde sarebbero d’accordo …

Magari potrebbero diventare testimonial della nostra “campagna per una moneta dei cittadini e libera dal debito”.