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La morte dell'Occidente

di Antonio Catalano - 30/07/2024

La morte dell'Occidente

Fonte: Antonio Catalano

È facile imbattersi in commenti che parlano di declino del nostro Occidente. Per conto mio ritengo invece che siamo abbondantemente oltre il declino, precisamente nella fase in cui prevalgono miasmi, esalazioni malsane liberate dalla decomposizione di un corpo morto, che inebriano i cantori della post umanità.  Decomposizione che si esprime con arrogante, quanto penosa, esibizione ovunque, emblematicamente rappresentata dalle orgiastiche sfilate del cosiddetto orgoglio gay.
L’orripilante “messa in cena” dell'apertura delle olimpiadi parigine è lo scatto della decomposizione organica del nostro occidente. Ci ha pensato il barbudo islam sciita a riscattare la nostra remissività alla propaganda woke anti cristica convocando a Teheran l’ambasciatore francese per fargli presente che «l’Iran non permetterà che venga mancato di rispetto al nome di Gesù Cristo, né ora né mai» in quanto Isa, ovvero Gesù, per la religione mussulmana è un profeta.
Oggi Marcello Veneziani scrive un bell’articolo in cui parla del piacere del nostro occidente di dissolvere tutto ciò che era consolidato nei secoli, che rappresentava il fondo popolare di una visione condivisa e il fondamento di ogni società. Il bisogno di capovolgere tutto quello che finora si è creduto e pensato per ribadire la nostra superiorità e la nostra autonomia rispetto a chi ci ha preceduto. Mancare di rispetto, ridicolizzare per mostrare l’abissale differenza tra noi contemporanei che abbiamo il privilegio assoluto di vivere nel Tempo supremo e finale, dell’infinito presente globale, e loro, i prigionieri di epoche cieche, infami. (Inserisco foto dell’articolo nei commenti).
A tal proposito, Aleksander Dugin definiva il disprezzo verso le generazioni passate, verso la propria storia, come la peggior forma di razzismo che si possa avere.
I fumi di queste mefitiche esalazioni inebriano, producono eccitazioni smodate, pongono la percezione come fattore determinante della realtà, non si è più quel che si è, troppo banale, si è ciò che ci si percepisce. Un’allucinazione psichedelica che deforma la realtà facendole assumere le forme più bizzarre e incredibili, dalla quale scaturisce senso di morte, della fine di tutto, dell’inutilità della vita, dell’orrore per la vita, della nocività della stessa presenza umana, la quale sarebbe meglio che scomparisse. Neo catarismo.
Meravigliarsi quindi del nichilismo che domina tutte le manifestazioni “creative”?
Il “progressismo” è oggi il miglior vettore di questa ideologia di morte, per questo diventa necessario, anzi vitale, combatterlo in tutte le sue manifestazioni, non certo per rivendicare un altrettanto nocivo “conservatorismo” ma per liberare il presente dall’angoscia della morte.
Oggi sono veri eroi quei giovani che non si arrendono all’ideologia dominante, che esprimono volontà di lotta e di organizzazione contro un potere che in tutti i modi prova a ridurre gli individui a disperate e nichiliste monadi.