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La nebbia della guerra e la posta in gioco nel conflitto russo-ucraino

di Fabio Falchi - 02/04/2022

La nebbia della guerra e la posta in gioco nel conflitto russo-ucraino

Fonte: Fabio Falchi

È indubbiamente difficile avere un quadro chiaro di come proceda la guerra tra la Russia e l’Ucraina, dato che non si può certo capire meglio la situazione militare in Ucraina facendo il tifo per Mosca (d’altronde essere obiettivi non significa essere neutrali) o basandosi sulla (vergognosa) propaganda occidentale. Tuttavia, mi pare necessario cercare di comprendere almeno a grandi linee quale sia la reale situazione militare in Ucraina.
Prima di tutto occorre tener conto che non ha senso affermare che i russi stanno impiegando solo il 15% delle loro forze. Si deve tenere presente che la composizione delle forze armate russe prima del 24 febbraio scorso doveva essere la seguente:
Esercito 280.000, Marina 150.000, Aviazione 165.000, Forze Strategiche 50.000, Forze Aviotrasportate 45.000, Forze Speciali 1.000, Personale Militare Ferroviario 29.000, Comando e Supporto 180.000.
Pertanto, se i russi impiegano nelle operazioni in Ucraina circa 150.000 soldati (esclusi 35-40.000 soldati delle due repubbliche del Donbass), allora impiegano  (considerando anche le Forze Aviotrasportate e quelle speciali) il 46% circa delle loro forze (si può ritenere che i militari del Comando e Supporto non partecipino direttamente a queste operazioni se non in misura minima; comunque, ammesso che partecipi un parte di queste truppe, il numero di soldati impiegato in Ucraina certamente sarebbe non inferiore al 40% circa delle forze di terra disponibili). Ovviamente non si può impiegare tutto l’esercito in operazioni belliche, e quindi il 40-46% è una cifra assai rilevante delle forze terrestri russe disponibili per operazioni belliche.
Circa un terzo dei militari russi è composto da coscritti (il servizio di leva dura 12 o 24 mesi) e in questi giorni Mosca ha chiamato alle armi il primo scaglione del 2022 (circa 130.000 giovani) ma ci vorranno almeno sei mesi per addestrarli. La Russia può contare anche su due milioni di riservisti (si rimane nella riserva fino all’età di 50 anni) ma impiegare i riservisti in Ucraina pone problemi politici e militari (dato che la maggior parte dei riservisti deve essere sottoposta a un periodo di addestramento). Comunque è ormai confermato che l’esercito russo in Ucraina è composto anche da coscritti, anche se il Cremlino lo aveva negato.
Le forze armate ucraine prima che scoppiasse la guerra comprendevano invece poco più di 200.000 militari. Ma Kiev ha mobilitato gran parte dei riservisti e si ritiene che adesso possa contare su circa 600.000 soldati. Del resto, Kiev non fa mistero di volere condurre una guerra di popolo contro i russi, usando quindi anche edifici civili come postazioni militari o depositi di munizioni. 
 Probabilmente, ma non è certo, Mosca aveva puntato su un rapido crollo del regime di Kiev, che però, com’è noto, non c’è stato.  Comunque sia, i russi non hanno concentrato le loro forze nella zona della capitale ucraina (perciò molti analisti ritengono che le forze russe non abbiano mai avuto intenzione di conquistare Kiev). L’offensiva russa, infatti, si è sviluppata su quattro direttrici di attacco: nella zona di Kiev, in quella tra Sumy e Kharkov, nella zona di Mariupol e in quella di Cherson. Questa città è stata presa dai russi all’inizio del mese scorso ma poi i russi non hanno fatto alcun progresso in direzione di Odessa. E pure Sumy e Kharkov sono ancora controllate dagli ucraini, che conducono anche frequenti contrattacchi come nella zona di Cherson.
 Nella zona di Kiev i russi sono riusciti a “bloccare” diverse forze ucraine, favorendo così l’esercito russo che combatteva ad est del Dnepr. Infatti, il 12 marzo scorso le milizie del Donbass sono riuscite ad occupare Volnovacha e l’esercito russo ha potuto così accerchiare Mariupol con circa 14.000 soldati (mentre gli ucraini all’inizio della battaglia di Mariupol erano circa 3.500-4.000, secondo fonti occidentali). La città è ormai controllata dai russi anche se gli ucraini, che hanno subito perdite gravissime, resistono ancora nella zona del porto e nell’aerea della acciaieria Azovstal (ma la loro sorte è segnata, tanto che i russi hanno già cominciato delle operazioni di rastrellamento). Inoltre nei giorni scorsi i russi avrebbero consolidato le loro posizioni intorno a Izyum.
Più difficile invece valutare quanto è accaduto nella zona di Kiev. I russi adesso si stanno ritirando celermente, sia dalla parte occidentale che da quella orientale della capitale ucraina, verso la Bielorussia, incalzati però dagli ucraini, che hanno potuto riprendere gran parte del terreno che avevano perduto. I russi hanno certo subito molte perdite, soprattutto nella zona di Brovary, ossia ad est di Kiev, come del resto nella zona tra Sumy e Kharkov. La situazione logistica dell’esercito russo ad est di Kiev era “da incubo” e le linee di comunicazione dei russi erano e sono costantemente attaccate dagli ucraini. Pare anche che i russi, oltre a perdere diversi generali in poche settimane di guerra, abbiano avuto seri problemi per quanto concerne i loro sistemi di comunicazione (si badi che gli ucraini probabilmente possono avvalersi dell’aiuto prezioso degli angloamericani, che sono in grado di creare parecchi problemi ai russi per quanto concerne il delicato settore delle comunicazioni).
Adesso comunque ingenti forze russe si stanno concentrando ad est del Dnepr e in particolare nel settore di Izyum (ma anche buona parte delle forze ucraine ancora sostanzialmente intatte, presenti nella zona di Kiev stanno affluendo nell'Ucraina orientale) e ci si aspetta quindi una grande offensiva russa in questa zona del fronte. Se lo scopo di Mosca sia quello di occupare l’intero Donbass e la costa ucraina sul Mar Nero fino ad Odessa (inclusa) o almeno una parte di essa, non si sa, ma che Mosca possa puntare alla insaturazione di un regime filorusso a Kiev sembra assai improbabile. Ammesso e non concesso che ciò sia possibile, considerando l’ostilità della maggior parte degli ucraini nei confronti della Russia e gli scopi politici degli angloamericani (perché non si deve dimenticare che in pratica l’Ucraina da otto anni sta combattendo anche una sorta di guerra per procura contro la Russia) è facile immaginare che la Russia infilerebbe la testa in un terribile vespaio e si troverebbe a gestire una situazione di gran lunga peggiore, sia sotto il profilo politico che sotto quello militare, di quella che l'Unione Sovietica dovette gestire in Afghanistan alla fine del secolo scorso.
Molte comunque sono le domande a cui non è facile rispondere. Mosca con ogni probabilità nelle prime settimane di questa guerra ha cercato di causare il minor numero possibile di vittime civili, ma poi ha dovuto o, se si preferisce, è stata costretta ad alzare il livello dello scontro.  I media occidentali hanno perduto ogni credibilità anche per quanto riguarda la questione delle vittime civili (peraltro, oltre a diffondere la "bufala" di Kiev secondo cui decine di migliaia civili ucraini sarebbero stati "deportati" in Russia, ignorano deliberatamente centinaia di testimonianze di ucraini che accusano esplicitamente l’esercito ucraino di avere commesso violenze contro i civili – in specie russofoni – e di averli usati come scudi umani anche a Mariupol), ma è indubbio che il numero delle vittime civili è cresciuto notevolmente in questi ultimi giorni a causa dell’impiego di una maggiore potenza di fuoco da parte dell’esercito russo.
Si deve però notare anche lo “strano impiego” della aviazione russa. Si può concedere che la Russia non abbia voluto per motivi politici distruggere gran parte delle infrastrutture civili né cercare di “isolare” l’Ucraina (ad esempio, la rete telefonica ucraina funziona ancora e gli ucraini possono accedere a Internet, tanto che il governo di Kiev può condurre senza problemi la guerra mediatica contro la Russia). Tuttavia, è un fatto che l’aviazione russa raramente impieghi più di uno o due aerei in missioni di combattimento e che non abbia ancora acquisito il dominio totale dello spazio aereo. Perfino gli aeroporti militari ucraini (e soprattutto le piste degli aeroporti) sono stati poco danneggiati e non solo parecchie missioni di combattimento dell’aviazione russa vengono effettuate durante le ore notturne ma molti aerei russi lanciano i missili dallo spazio aereo russo.
Certo, gran parte dell’armamento pesante degli ucraini (batterie missilistiche, pezzi di artiglieria, aerei, elicotteri e carri armati) è stato distrutto, benché i media occidentali “ignorino” quasi del tutto queste perdite, ma pure i russi hanno subito perdite assai elevate e pare che l’aviazione russa non riesca a garantire nemmeno un efficace appoggio alle truppe di terra. Eppure i russi dispongono di circa 1.500 aerei di combattimento. Come spiegarlo? 
Secondo analisti occidentali, i russi non sarebbero in grado di gestire operazioni aeree complesse e i piloti russi sarebbero poco addestrati (in media il loro addestramento comprenderebbe 100-120 ore di volo all’anno contro le 200 circa dei piloti della Nato, che comunque ritiene che occorrano almeno 140 ore di volo all’anno per addestrare dei piloti di aerei da combattimento). Vero che in Siria i russi hanno condotto operazioni aree complesse, ma è pur vero che lo scenario di guerra ucraino è assai diverso, dato che in Siria il “cielo era libero” e gli aerei russi praticamente non correvano alcun serio pericolo attaccando le formazioni islamiste.
Nei prossimi giorni comunque molti dubbi dovrebbero essere chiariti. Intanto Kiev, con il pieno sostegno degli angloamericani, della Ue e dei media occidentali dichiara di volere proseguire la guerra fino alla vittoria finale, e i negoziati tra i russi e gli ucraini “segnano il passo”. Nondimeno, l’iniziativa strategica è ancora nelle mani della Russia, che non è affatto isolata come si afferma in Occidente e sta pure consolidando i suoi rapporti non solo con la Cina ma anche con l’India e altri importanti Paesi; del resto, la Russia non può essere messa in ginocchio con sanzioni che danneggiano forse più gli europei dei russi, anche se in Occidente si spera che gli oligarchi  russi si “sbarazzino” dello “zar”. E ovviamente il potenziale bellico della Russia è enormemente superiore a quello dell’Ucraina.
Pertanto, sebbene sia difficilissimo fare delle previsioni, si può ritenere che se la Russia non riuscirà a “spezzare” la resistenza ucraina ad est del Dnepr in un arco di tempo relativamente breve, potrebbe essere costretta, per non rischiare di impantanarsi in una guerra lunga e assai costosa (sotto ogni aspetto), ad impiegare una potenza di fuoco nettamente superiore a quella fin qui impiegata (ad esempio, usando i  bombardieri strategici per annientare le postazioni militari  ucraine nelle aree urbane o perfino delle armi non convenzionali), con conseguenze spaventose per la popolazione civile. 
Potrebbero però i negoziati tra russi e ucraini fare dei notevoli progressi nei prossimi giorni?  In teoria sarebbe possibile, ma se si deve essere realisti si deve riconoscere che gli angloamericani, che di fatto hanno le “chiavi strategiche” del regime ultranazionalista ucraino, sembra che non abbiano alcuna intenzione di porre termine a questa guerra. Infatti, il conflitto russo-ucraino ha consentito all’America di tagliare i ponti tra l’Ue e la Russia e di consolidare la sua egemonia sull’intero Vecchio Continente, benché gli interessi dell’America siano assai diversi dagli interessi dell’Europa (e in particolare di Paesi come la Germania, la Francia e l’Italia). 
Tuttavia, è ormai evidente che anche gli interessi dell’élite euro-atlantista sono assai diversi da quelli dell’Europa, o meglio, dei popoli europei.