La notte demografica
di Roberto Pecchioli - 04/03/2024
Fonte: EreticaMente
In Francia l’aborto sta per diventare diritto costituzionalmente protetto. In Gran Bretagna sono abolite le sanzioni per l’interruzione di gravidanza oltre i termini stabiliti dalla legge. Dovunque in Occidente nascere – ossia riprodurre biologicamente la specie e la società umana – diventa sempre più difficile. In compenso è facile morire per la normalizzazione dell’eutanasia, praticata in alcuni paesi non solo a malati terminali, ma anche a poveri, depressi, minori. Il calo demografico investe varie parti del mondo. Cause culturali di lungo periodo, il crollo dell’istituzione familiare, il lavoro femminile, l’erranza di una società nomade, i contraccettivi, le legislazioni abortive e tante altre motivazioni – l’ultima è il rifiuto a procreare per ragioni “ambientali – modificano in maniera irreversibile la mappa umana del pianeta terra.
Entro venticinque anni ci saranno oltre duecento milioni di cinesi in meno in età lavorativa; l’UE il saldo negativo sarà di 50 milioni, più del dieci per cento della popolazione complessiva. Corea del Sud e Giappone, i paesi asiatici più occidentalizzati, subiranno un tracollo di trenta milioni (circa il venti per cento del totale). Perfino Brasile e Cile perderanno cinque milioni di cittadini “produttivi”. Il saldo positivo riguarderà l’Africa, l’India e alcune parti del Medio Oriente.
Uno sconvolgimento che cambierà storia, economia e cultura per sempre, del quale si parla pochissimo. Cina e Russia, in cui prevalsero per decenni politiche di contenimento della popolazione, stanno attivando politiche nataliste con esiti sinora modesti. Le provvidenze economiche non cambiano mentalità, visioni della vita, realtà sociali consolidate. Occorre una svolta nei valori fondanti delle società umane, possibili altrove, non nell’Occidente il cui tramonto è prossimo a trasformarsi in notte. La nottola di Minerva, simbolo della consapevolezza e della conoscenza, inizia il suo volo al crepuscolo, quando il sole è già tramontato. Troppo tardi.
Forse Mussolini sbagliava a sostenere che il numero è potenza, ma certo il crollo della popolazione è impotenza, declino economico, sfiducia nel futuro, negazione della civiltà di appartenenza. L’Italia è all’avanguardia nella denatalità e i suoi effetti cominciano a farsi sentire nella difficoltà del ricambio economico e produttivo, non solo generazionale. L’Italia senza italiani non è una previsione, è una certezza statistica. A breve termine – inutile chiudere gli occhi – solo l’immigrazione, con i suoi drammi, pericoli e la fine dell’Italia trasmessa nei secoli, potrà interrompere la tendenza. Una constatazione lucida, carica di sgomento. Un’analisi delle cause è necessaria, benché pressoché inutile: non si chiude la stalla quando i buoi sono scappati, né si rimette il dentifricio nel tubetto.
A beneficio di chi ancora lotta, tuttavia, qualche considerazione sulla notte demografica in corso va fatta. La previde uno dei maggiori intellettuali cristiani del XX secolo, Gilbert K. Chesterton (1874-1936). Alcune sue affermazioni sono assolutamente profetiche. Una riguarda il capitalismo, nemico della famiglia poiché l’industria ha allontanato fisicamente gli uomini – e subito dopo le donne – dalla famiglia. Il creatore del personaggio di Padre Brown – ma anche teorico del distributismo, teoria economica avversa tanto al collettivismo quanto al liberalismo – preannunciò che la gente avrebbe avuto in casa più animali domestici che figli; ricordò che “l’effetto ovvio di un divorzio frivolo è il matrimonio frivolo”. Quando la legalizzazione dell’aborto era lontanissima, vaticinò che “ si permetterà al governo e agli esperti, senza giudizio o discussione, di disporre delle generazioni dei non nati con la leggerezza degli dèi pagani”. Fiutò l’ideologia di genere in quanto “ ogni sesso sta cercando di essere entrambi i sessi; il risultato è una confusione più falsa di ogni convenzione.”. Previde le politiche contrarie alla famiglia e affermò che “ la grande eresia sarà semplicemente l’attacco alla morale e specialmente alla morale sessuale. La pazzia di domani non risiederà a Mosca ma a Manhattan”. Centro perfetto.
Le politiche demografiche negative hanno per epicentro la neo cultura incubata nelle università americane, i cosiddetti “gender studies” promossi da chi pagava e paga il conto, ossia il sistema economico e finanziario. Le prove sono innumerevoli e non riguardano solo gli Usa, con la potenza economica miliardaria di Planned Parenthood, la maggiore organizzazione denatalista e il predominio culturale di idee sfavorevoli alla vita, alla famiglia, alla normalità naturale.
Un esperimento in corpore vili diretto dalle centrali economiche alleate con la cultura radicale LGBT, gender e ultrafemminista, riguarda il destino demografico dell’Argentina, paese a noi vicino per tradizione religiosa, abitato da milioni di persone di ascendenza italiana. Nello sfortunato paese del tango e di Jorge Mario Bergoglio, la soluzione ai problemi della povertà, dell’esclusione sociale e dei bilanci in rosso è stata affidata a una serie di organismi pubblici controllati di fatto da una potente ONG finanziata dal sistema economico internazionale e dalle fondazioni private americane, il CIPPEC (Centro de Implementación de Políticas Públicas para la Equidad y el Crecimiento) .
L’obiettivo è ridurre la popolazione per considerazioni economiche miopi quanto assurde. L’idea di ingegneria sociale prevede una popolazione formata in gran parte da cittadini in età produttiva. Pochi nuovi nati e pochi anziani, uccisi dall’incuria, dall’indigenza, dall’indifferenza. L’uovo di Colombo in termini contabili immediati, un immenso disastro macroeconomico, etico, civile, antropologico contro il popolo argentino. Come sempre, tutto è mascherato da buone intenzioni. Nello specifico, il rimedio al diffuso problema delle gravidanze di adolescenti. La cura non è bonificare la società, fornire valori e principi esistenziali, risanare la famiglia e sradicare la povertà – che colpisce ormai un argentino su due – ma semplicemente fornire alle minori anticoncezionali di vario genere, favorire in ogni caso l’aborto, disposto senza consultare i genitori, praticato spesso da ostetriche e infermieri anziché da medici. E’ consigliato anche agire sui giovani maschi, promuovendone la sterilizzazione.
La Caporetto demografica è quindi provocata consapevolmente: il rapporto governativo argentino Odissea demografica lo spiega e se ne vanta. “Una bassa fertilità significa che siamo in una società che si sta evolvendo molto bene in termini di riconoscimento dei diritti delle donne, del diritto di scegliere”, scrive Rafael Rofman, demografo del CIPPEC ed economista, estensore del documento. Per questo servitore dell’oligarchia la diminuzione delle gravidanze tra le adolescenti è un’ottima notizia. Sarebbe vero se fosse ottenuto con la consapevolezza dell’importanza di una sessualità non istintiva, in cui il partner è una persona e non un oggetto di effimero piacere.
Il progetto è seguito dal Dipartimento della Salute Sessuale e Riproduttiva del governo, una denominazione tristemente ideologica, sottilmente zootecnica. In pochi anni di attività, dal 2019, il tasso di nascite da madri sotto i vent’anni (e di ogni età) è stato dimezzato attraverso “la prevenzione delle gravidanze involontarie, con una maggiore disponibilità di apparecchiature e metodi contraccettivi.” Il governo sottolinea che la riduzione delle gravidanze adolescenziali ha un impatto positivo perché le giovani donne hanno maggiori opportunità di completare gli studi e di entrare nel mondo del lavoro in condizioni migliori. A spese di nuove vite e in un ambiente di degrado economico e civile che rende assai remote quelle possibilità per gran parte degli argentini.
Secondo Rofman, la tendenza – estesa a ogni fascia di età – offre all’Argentina un “dividendo demografico”, in quanto permette di avere un’elevata percentuale della popolazione in età produttiva rispetto a una popolazione infantile ridotta e alla progressiva diminuzione dell’aspettativa di vita degli anziani. Dovuta alla povertà, al malgoverno e perfino alla scarsa nutrizione, in drammatico aumento. “ In tale modo la popolazione attiva è considerevolmente più grande di quella inattiva, il che può fungere da possibilità per massimizzare le risorse generate nel paese e migliorare la ridistribuzione del reddito.” Raggelante radiografia della sparizione progressiva di un popolo.
Prevenire gravidanze frutto di stupri e ignoranza in un clima sociale degradato è lodevole, ma il numero di casi di violenza – lo ammettono le stesse statistiche – è troppo esiguo per giustificare politiche malthusiane di massa sulle generazioni più giovani. A parte gli aborti e ai vari tipi di contraccettivo, la sterilizzazione è per sempre ed è un atto che viola l’integrità fisica della persona. Lascia senza fiato la celebrazione per esclusive ragioni economiche del calo demografico in una nazione di quaranta milioni di abitanti con un territorio vasto nove volte l’Italia.
La conclusione, poi, è radicalmente falsa. Il calo delle nascite, lungi dall’essere un “bonus” che migliora la situazione economica, un dividendo da distribuire agli azionisti (???) è un enorme problema futuro, tanto che grandi Stati-civiltà (Cina, Russia) cercano di contrastarlo. La mancanza di popolazione giovane porta al disastro dei sistemi di sicurezza sociale, riduce il mercato del lavoro, devitalizza le nazioni. Genera cioè povertà, desertificazione sociale, declino delle civiltà. I paesi europei premono esclusivamente la leva dell’immigrazione per la carenza di manodopera, con la conseguenza del crollo dei salari, tra sfruttamento, precarietà , indifferenza alla sicurezza del lavoro. I recenti morti del cantiere fiorentino di Esselunga lo dimostrano. Quanto al terremoto della convivenza forzata tra popolazioni diverse, è sotto gli occhi di tutti.
Le devastanti politiche argentine sono dettate non da scelte autonome dei governi, ma dall’influenza di una associazione privata , il CIPPEC , che stabilisce la politica dello Stato di fronte alla debolezza istituzionale e alla mancanza di partecipazione di un popolo impegnato a sbarcare il lunario. Dai documenti ufficiali, l’ONG risulta godere di un bilancio assai florido, caso raro in Argentina , per il generoso apporto di organizzazioni, enti e soggetti privati internazionali. E’ la solita formula dei nostri tempi: le grandi imprese, le corporazioni multinazionali, i fondi d’investimento e le fondazioni collegate pagano in moneta sonante e dettano le politiche di “responsabilità sociale”. Persone come Larry Fink, CEO del colosso finanziario BlackRock, sono i massimi sostenitori di tale agenda, centrata su gender, aborto e cause LGBT, racchiuse nell’acronimo ESG (Environmntal, Social and Governance) .
Le organizzazioni internazionali dette “non governative”, ovvero dipendenti da capitali privati, ricevono larghi finanziamenti dal livello apicale del potere economico, finanziario e tecnologico per determinare le scelte governative e l’orientamento dell’ opinione pubblica, specie giovanile. Ossia, sono i grandi fondi di investimento e i poteri transazionali a decidere le politiche presentate come grandi progressi e benefici per tutti, soprattutto per “ragazzi e ragazze”, un’ espressione che ricorre di frequente nel loro lessico.
La Russia è attiva da anni per fermare il calo della natalità e aumentare le nascite con incentivi verso la famiglia naturale, così come la Cina. Gli esiti sono modesti poiché gli incentivi sono esclusivamente economici, segno che il problema è di natura metapolitica, valoriale , segnale di modelli antropologici e sociali entrati in crisi. Pechino è passata dalla politica del figlio unico nei confronti della maggioranza Han all’incoraggiamento delle nascite. In alcune regioni, il partito comunista funziona come una sorta di Tinder, un luogo di incontro volto alla formazione di nuove coppie.
Se il problema è tanto grande e mobilita le energie dei governi coinvolti, perché da noi vige la regola del silenzio ? Perché si tratta di un’ operazione di lungo periodo promossa dal potere. La Caporetto demografica è la madre di tutte le sconfitte dell’umanità postmoderna. Sebbene il problema sia antropologico , è più facile comprenderne la portata osservandolo dal punto di vista dell’homo oeconomicus, il tipo umano dominante in Occidente. Sarà l’oggetto della seconda parte del presente elaborato.
Il calo demografico è diventato il problema più stringente della nazione più grande del mondo, la Cina, destinata a guidare l’umanità nelle prossime generazioni. A differenza dell’esausto Occidente, che agonizza gaio, il governo cerca di correre ai ripari. La popolazione cinese ha iniziato a diminuire da pochi anni, ma il calo della forza lavoro è stato constatato sin dal 2000. Questo, contrariamente a quanto fa credere la narrazione occidentale, è un grave limite alla crescita economica. Meno lavoratori attivi mettono a dura prova il sistema di previdenza sociale e l’economia ovunque, ancora di più in Cina, in cui per tradizione millenaria i giovani sono abituati a sostenere gli anziani. Da noi, dove regna l’individualismo e la famiglia è al lumicino, assistiamo al rapido aggravamento del fenomeno. Interi comparti entrano in crisi, senz’altra soluzione che schiacciare l’acceleratore del consumo. Sinché esistono consumatori.
La politica denatalista è cessata, tuttavia i cinesi continuano ad avere pochi figli, proprio come i russi. Senza modificare in profondità i valori delle comunità, la curva non si raddrizzerà che in tempi molto lunghi. In Occidente vi è un problema in più: si diventa genitori – quando accade – sempre più tardi, poiché il modello sociale prevalente impone che si persegua innanzitutto il successo – personale e professionale – rinviando la nascita dei figli a età meno fertili, con minore possibilità di una prole numerosa.
Il modello occidentale idealizza una condizione esistenziale che richiede di non avere figli o di rimandare la procreazione. Google offre il congelamento degli ovuli delle dipendenti fino a quando non superano l’età di massimo sfruttamento lavorativo. L’Occidente propone un miraggio devastante, poiché la maggioranza non raggiungerà posizioni di vertice e dovrà accontentarsi di diventare cassiera di supermercato, commessa di centro commerciale o impiegata. Le meno fortunate finiranno al servizio di donne più ricche.
In altri tempi veniva sostenuto un modello familiare in cui il marito lavorava nella speranza di fornire un futuro migliore per i figli, dando loro un’istruzione o integrandoli nell’attività di famiglia. Quel modello è stato demolito culturalmente, mentre le donne devono essere “libere e indipendenti” , impegnate nel lavoro esterno sino alla fine. I figli sono un ostacolo alla “realizzazione” individuale delle non-madri, mentre gli uomini, deresponsabilizzati, escono dalla scena della storia. Il resto lo fanno l’edonismo di massa, l’individualismo, la sessualità sterile omo, la contraccezione, la banalizzazione dell’aborto, la paura del futuro.
La campagna “più tardi, più a lungo e meno” iniziò nella Cina ancora maoista negli anni Settanta. Rompendo con le usanze tradizionali, la politica di pianificazione familiare incoraggiava le coppie a sposarsi più tardi, aspettare più a lungo tra un figlio e l’altro e comunque avere meno figli. Gran parte del declino della fertilità in Cina si è verificato durante quel periodo. La Cina è un paese gerarchico, i metodi sono più visibili che nella prassi occidentale, ma i risultati sono uguali. Nel 1969 il tasso di fertilità per donna era 6,2. Crollò a 2,7 in soli dieci anni. Si festeggiò con lo stesso stolido entusiasmo dei demografi argentini. Benché la politica cinese fosse rivolta prevalentemente all’etnia Han, il crollo delle nascite interessò gli altri numerosi gruppi etnici presenti nel grande paese.
Nel nostro angolo di mondo la competizione per il miglior tenore di vita, i viaggi, i divertimenti, gli abiti costosi, mette all’ultimo posto la formazione di famiglie e la nascita di figli. Non ricordiamo più che sino a mezzo secolo fa un uomo lavorava otto ore e manteneva la moglie e vari figli in un’abitazione mediamente più spaziosa di oggi; tutti mangiavano cibo sano. Con sacrificio, molti si permettevano vacanze in località prossime alla zona di residenza. Oggi entrambi i membri della coppia lavorano più ore; non ci si può permettere più di un figlio, si vive in piccoli alloggi, in affitto o con mutui a lungo termine, si mangia cibo spazzatura, presto rimpiazzato da alimenti artificiali. Si sgobba e ci si indebita per le mitizzate “vacanze”, brevi, di massa, in località alla moda.
Tutto ciò mentre il progresso tecnologico moltiplica la produttività. I benefici vanno a un numero sempre più ristretto di dominanti, orientati a disfarsi della popolazione eccedente, interessati a farci credere che le nuove modalità di vita ci rendano più liberi, siano nel nostro “migliore interesse“, lo stesso con cui interrompono le cure a bambini malati e presentano come un avanzamento di civiltà l’eutanasia di Stato e l’aborto universale.
Poiché il disastro demografico determina sempre più acuti problemi sociali, già sperimentati in Giappone e Corea del Sud, il governo cinese sta cercando di invertire la rotta. Il tasso di fertilità è sceso a 1,2 nascite per donna nel 2021, il minimo storico. L’idea è di agire soprattutto su alcuni settori sociali che dovrebbero fare da traino, per imitazione, al resto della società. I risultati, come in Russia, sono lenti, a dimostrazione che la leva economica è insufficiente, ma almeno quei paesi sovrani hanno preso atto del problema. Nazioni subalterne, colonizzate dalle idee e dalla volontà altrui, come l’Italia, non si occupano del futuro demografico, salvo lamentarsi delle conseguenze (immigrazione massiccia, degrado civile, crollo della spesa sociale). Una parte consistente della società applaude alla propria liquidazione biologica, oltreché economica.
Il dato cinese mostra che la popolazione tarderà anni ad aumentare. Da due anni diminuisce per il combinato del calo delle nascite e della mortalità delle classi di età più numerose. Il declino della natalità è molto difficile da invertire anche perché scarsa è l’indagine sulle cause profonde: il sistema dominante (in Cina e in Occidente) non vuole, poiché sa che dovrebbe salire sul banco degli imputati. Nel 2023 in Cina la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli record, i salari di molti “colletti bianchi” sono diminuiti e la crisi si è intensificata nel settore immobiliare, che rappresenta due terzi della ricchezza delle famiglie. L’effetto è la riduzione ulteriore della propensione ad avere figli.
Secondo l’Accademia cinese delle scienze, il sistema pensionistico collasserà entro il 2035. E’ il mercato, bellezza. La megalopoli di Shenzhen offre un bonus alla nascita e un sussidio mensile fino al compimento dei tre anni del bambino. Intanto il governo ha chiesto alle imprese di aumentare significativamente la produzione di robot. La diminuzione del numero di donne in età riproduttiva è di cinque milioni annui. Le proiezioni più pessimistiche parlano della perdita del sessanta per cento della popolazione cinese entro il 2100. Negli Stati Uniti ritengono che la vittoria finale sui nemici russi e cinesi avverrà per il declino demografico. Sembrano non voler prendere atto che l’Occidente soffre dello stesso problema, negli Usa nascosto nelle statistiche (non dal clima sociale incandescente) dei milioni di immigrati clandestini in arrivo.
Da qualunque punto di vista lo si osservi – tranne da quello dei dominanti decisi a togliere di mezzo la fastidiosa eccedenza di umani- il clima culturale sfavorevole alla natalità, la promozione di aborto e sterilità non fanno altro che aggravare la disintegrazione sociale. L’ideologizzazione politica che obbedisce a parole d’ordine provenienti dalla cultura – e dal denaro – americano aggrava un’enorme crisi sociale, esistenziale, antropologica. L’emergere di tecnologie come la robotica e l’intelligenza artificiale sono ulteriori fattori del problema, poiché riducono il lavoro umano e quindi il fabbisogno di nuovi nati. Le oligarchie non hanno più necessità di generazioni numerose e istruite e agiscono di conseguenza. Il fine perseguito rende ancora più squilibrati i rapporti di forza determinati dalle nuove forme di organizzazione sociale.
Il capitalismo, passato da produttivo a finanziario-speculativo si prepara a un nuovo grande balzo verso qualcosa di cui ancora non esattamente definibile. Constatiamo la diminuzione dei posti di lavoro “umani” (anche di elevato livello culturale e cognitivo) lasciandoci alle spalle le illusioni – e le menzogne interessate – degli economisti che promettevano nuove opportunità di lavoro grazie alla tecnologia. Non accadrà: la velocità di distruzione dei posti di lavoro è molto più rapida della comparsa di compiti nuovi. Non ci sarà lavoro per tutti; la piena occupazione è solo uno slogan per vincere le elezioni.
Se l’occupazione diminuisce, con l’attuale struttura dei sistemi sanitari e previdenziali è impossibile che il sistema sopravviva. La soluzione? Spingere l’acceleratore sulla tecnologia, sostituire gli esseri umani con macchine e robot, interrompere il naturale ciclo di riproduzione biologica umana. Nel nostro interesse, ovviamente. Chi resta non avrà nulla. Sarà felice, dicono, come può esserlo un gregge a cui provvederanno con alimenti artificiali, modesti sussidi universali digitalizzati (con spese orientate, come sa chi ha percepito il Reddito di Cittadinanza) divertimenti e dipendenze che impediranno di pensare. In questo tetro scenario, c’è scarso bisogno di braccia e cervelli, quindi non servono gli esseri umani. Ecco che politiche come quelle argentine eterodirette (cfr. parte I) si comprendono in tutta la loro dimensione: pretendono di risolvere i problemi del futuro riducendo la popolazione.
L’obiettivo è riconfigurare la comunità umana : fanno parte del progetto matrimoni sterili, vita solitaria e priva di senso, costrizione al lavoro per i superstiti (smart, furbo, come tutto ciò che proviene dal Dominio) aborto, eutanasia, sterilità, guerre, paradisi e parassiti artificiali (l’annunciato virus X?). Diminuire la popolazione attraverso meno nascite e accelerando la morte. La lotta contro i cambiamenti climatici di asserita e indimostrata origine umana è la migliore scusa per imporre pratiche che altrimenti verrebbero rigettate.
La soluzione “umana” dovrebbe essere una migliore distribuzione dei profitti generati dalle nuove tecnologie, eliminando la povertà, distribuendo il lavoro in modo più equo, sfruttando il tempo libero per lo sviluppo di libere attività umane. Al contrario, vengono promossi l’abbrutimento, l’ignoranza e il non-pensiero. La sostituzione tecnologica pare inarrestabile, un miglior tenore di vita per tutti non è nell’agenda di élite tese a mantenere la loro posizione di privilegio. La notte demografica è provocata; le conseguenze sociali e antropologiche sono note. La “loro” soluzione alle crisi è disfarsi di buona parte della popolazione. Come faranno con la metà del mondo che continua a crescere non è chiaro. Le guerre sono sempre un’ottima opzione, insieme con pestilenze, carestie e morte. I quattro cavalieri dell’Apocalisse.
Politici, intellettuali scienziati e pensatori servono – consapevolmente o meno – questo modello distruttivo. In Italia, destra e sinistra si dividono solo sulla velocità e l’intensità del fenomeni. Il programma della sinistra è matrimonio omosessuale (anzi “per tutti”), libera cannabis e più stranieri. Quello della destra , non pervenuto. A nessuno sembra interessare la sopravvivenza biologica degli italiani.