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La prova del pipistrello

di Fabrizio Pregliasco - 06/05/2020

La prova del pipistrello

Fonte: Huffington Post

“Una manipolazione dell’uomo sarebbe brutale, ce ne accorgeremmo... forse”. Nei giorni in cui dagli Stati Uniti arriva la teoria del Covid-19 prodotto nei lab di Wuhan e dopo le smentite di Fauci che ne assicura invece l’origine naturale, la domanda resta: come si capisce se un virus è naturale o artificiale? Che tipo di strumenti hanno i tecnici per dirlo con certezza? Fermi alle scene finali di Contagion in cui una banana infetta cade dalla morsa di un pipistrello per poi essere addentata da un maiale, che finirà in una cucina di un ristorante, e di lì lo spillover all’uomo, abbiamo provato a capirci qualcosa con Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano.

Come fate a capire che un virus sia di origine naturale e non artificiale, ossia prodotto dall’uomo?

Noi abbiamo a disposizione dei database informatici sulla sequenza genomica di tutti i virus. Una specie di libreria a disposizione di tutti i ricercatori, e dei programmi ormai abbastanza sofisticati di trattamento, perché la sequenza genomica è di nucleotidi ma è come se fosse una sequenza musicale. E’ un po’ come Shazam (l’app che analizzando il suono catturato dal microfono dei cellulari e cercando il brano uguale in un database sulla base di un’impronta digitale acustica, identifica le canzoni in ascolto, ndr). Abbiamo la possibilità di fare confronti su pezzi specifici che sappiamo singolarmente a cosa servono, perché hanno caratteristiche comuni, tanto che Montagnier diceva: “Ecco c’è una parte che è dell’Hiv”

E come funziona lo Shazam del virus?

La costruzione sembra un’albero genealogico. Noi possiamo fare dei confronti e creare degli “alberi di similitudine” e verificare l’invecchiamento o comunque la modifica nel tempo di queste sequenze virali. Quindi alla fine riusciamo a dire “guardate questo virus assomiglia per l’80 per cento al coronavirus”.

Ma creare o rifare un virus è comunque possibile.

Le tecniche e alcuni studi che sono oggetto di moratorie sono stati fermati per evitare pericoli, ma è chiaro che la ricerca in un sottoscala di un laboratorio è impossibile da fermare. Rifare un virus tecnicamente non è facile, ci sono degli articoli pubblicati su chimere, con pezzi di virus attaccati tra loro. In questo caso è presumibile che si possano vedere delle sequenze che non hanno una consequenzialità temporale, cioè virus che si modificano in modo macroscopico in pezzi inattesi. Invece il coronavirus di origine naturale non ha pezzi atitpici, è un continuum storico rispetto a pezzi precedentemente isolati dello stesso tipo. Ma bisogna aggiungere un’altra cosa.

Cosa?

Un virus naturale è tendente a modificarsi quando si replica. Tralaltro il coronavirus e tutti i virus a Rna come l’influenza sono virus più semplici dal punto della loro replicazione. Virus come la polio e il morbillo che sono più complessi sono molto stabili, hanno un ciclo riproduttivo che li costringe a non provare le variazioni. Invece i virus Rna a singola elica come questo, vista la loro diffusività e la loro semplicità, “ogni tanto sbagliano”. E’ come nel Negroni sbagliato: una variante. Questi virus possono permettersi di usare la teoria darwiniana del caos e della necessità. Questo virus instabile ogni tanto sbaglia a replicarsi, appunto come il Negroni, ma può accadere che variando viene fuori una cosa più buona, perché trova il modo di legarsi ai recettori del mammifero, che nel caso del virus vuol dire più diffusibile, e che quindi prevale. Perché questo è il suo gioco.

Ma qui torniamo alla domanda iniziale. Come fate a capire che questa variazione, quest’errore fatale, sia naturale e non indotto dall’uomo?

Torniamo allo Shazam… Si vede dalla sequenza dei tantissimi campioni che abbiamo e dalle diverse sequenze che si vedono modificate in maniera proporzionale, prima cambiano tre note, poi cinque, poi sette, poi dieci. Si chiama progressione di plurimi isolati. Ogni sequenza, ogni canzone, è anche catalogata dal luogo e dalla data di effettuazione. E’ un lavoro enorme.

 Se ho capito bene un ricercatore che provasse a fare lo stessa operazione di replicazione e variazione lo farebbe in maniera più evidente.

Lo farebbe in maniera più brutale. Prende da un giorno all’altro un pezzettino di virus e lo piazza lì e viene fuori qualcosa che non è proprio una stimmata. Anche se plausibilmente potrebbe nascondere un po’ la sua mano. Ecco, la mia opinione è che oggi c’è la plausibilità che il Covid-19 sia naturale, è plausibile che sia arrivato dal pipistrello. Tuttavia un dottore pazzo potrebbe averlo fatto, ma più che una manipolazione genetica molto complessa dove si vede il pezzo inserito, una canzone conosciuta dove una strofa viene cambiata di brutto, il Covid-19 per come lo conosciamo potrebbe essere un effetto, come è successo in altri spillover in laboratorio, di una variante che si seleziona naturalmente mentre è studiata, ma che poi esce e diventa un errore nel contenimento e un’infezione che passa all’uomo. Però questo è tutto da stabilire. E’ un’altra possibilità plausibile, ma perché andarsela a cercare?

 Però non è escluso che queste variazioni naturali del virus o manipolate in maniera raffinata possano non essere contenute e diventare un’altra cosa?

Esatto, una situazione di laboratorio in cui questo virus si replica molto, possa prospettarsi una variante e da lì essere occasione di infezioni e da lì lo spillover.

 Come accade praticamente? Noi abbiamo l’immagine di laboratori molto sofisticati con personale iper-protetto.

Basta che si rompe una provettina e si contamina una persona.

 Per contatto?

Esatto, banalmente per contatto. Un incidente.

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