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La resa incondizionata che continua ancora oggi

di Mario Adinolfi - 09/09/2024

La resa incondizionata che continua ancora oggi

Fonte: Mario Adinolfi

A chi mi chiede “perché il governo obbedisce alla linea americana?” io rispondo sempre: studia la storia. La chiave è nella espressione “resa incondizionata” e la data da tenere a mente è 8 settembre 1943. In un’Italia totalmente allo sbando un governo vile lasciò in balia degli eventi centinaia di migliaia di ragazzi in uniforme ben rappresentati dallo straordinario Alberto Sordi che, in Tutti a casa, telefona al suo colonnello e grida: “Accade una cosa incredibile, i tedeschi si sono alleati con gli americani”. Il capo del governo Pietro Badoglio aveva firmato la resa il 3 settembre, l’annuncio lo diede via radio la sera dell’8 settembre mentre preparava con i Savoia la fuga da Roma senza organizzare alcuna difesa della Capitale, che venne subito occupata dai nazisti che diedero la caccia ai soldati italiani, catturandone in poco tempo 815mila. Gli angloamericani, dal canto loro, rifiutarono di liberare i soldati italiani prigionieri e quelli che non finirono nella morsa abbandonarono gli abiti militari e si misero in marcia verso casa (di qui il racconto di Tutti a casa). 
La campagna d’Italia degli angloamericani partita nel 1943 liberò Roma dai nazisti nel 1944 e il nord Italia dalla repubblica fascista di Salò nel 1945. La liberazione dei territori italiani dal nazifascismo costò agli alleati 313mila soldati tra morti e feriti, la resa fu ottenuta anche attraverso una incessante azione di bombardamento che ridusse il paese in macerie e causò la morte di almeno settantamila civili. L’Italia dopo la resa incondizionata non fu mai considerata un Paese alleato degli angloamericani ma solo “co-belligerante”. Alla conferenza di pace di Parigi il 10 agosto 1946 il presidente del Consiglio italiano, Alcide De Gasperi, pronuncia il noto discorso: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: è soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa ritenere un imputato”.
Il 5 giugno 1947 il segretario di Stato americano, George Marshall, annuncia un piano di aiuti per i paesi europei occidentali e l’Italia ottiene oltre un miliardo di dollari per ricostruire il Paese tra il 1948 e il 1952. Una sorta di Pnrr ante litteram e, oggi come allora, chi paga poi pretende sottomissione. Gli Stati Uniti presero di fatto possesso dell’Italia anche militarmente, con 130 basi ancora oggi attive (anche se formalmente cogestite o sotto controllo Nato) e un paio con tanto di testate nucleari puntabili su Mosca e capaci di compiere il tragitto in undici minuti. Quando gli Stati Uniti decisero di riportare la guerra in Europa bombardando i serbi dal 30 agosto 1995 e poi di nuovo nella primavera del 1999 per chiudere in bellezza il Novecento, gli aerei partivano dalle basi italiane e da portaerei di stanza nel nostro Adriatico.
In una paginata del Corriere della Sera oggi Giovanni Bianconi ricorda come il militare statunitense Mario Lozano sparò e uccise il dirigente dei nostri servizi Nicola Calipari che il 4 marzo 2005 era a meno di un chilometro dall’aeroporto di Baghdad dove avrebbe imbarcato per l’Italia l’ostaggio appena liberato, la giornalista Giuliana Sgrena. Gli americani non gradivano che si pagassero riscatti che finanziavano le bande islamiste. Ce lo fecero capire. Ovviamente Lozano è andato assolto in ogni processo.
Anche gli Aldo Moro, i Bettino Craxi, i Silvio Berlusconi che toccarono il vertice del potere italiano agendo poi in maniera sgradita agli americani hanno fatto la fine di Enrico Mattei, capostipite di coloro che volevano far prevalere i nostri interessi nazionali su quelli statunitensi: ogni sgarro si paga e pesantemente. Questo perché nonostante ogni retorica resistenziale, ottima per le cerimonie, l’Italia è ancora quella della resa incondizionata e della tragedia dell’8 settembre, liberata dal sangue di tanti americani, ricostruita coi soldi degli americani, che quindi sono ancora qui a riscuotere il pegno. Altri Paesi pur da loro liberati, penso alla Francia e alla Germania, hanno saputo costruirsi una maggiore autonomia e anzi per certi versi soggiogare il resto d’Europa. Davvero ancora “i tedeschi si sono alleati con gli americani”, Von der Leyen e Biden vanno a braccetto, noi atavicamente abituati ad essere dominati da potenze straniere, docilmente obbediamo.
Ho però l’impressione che quest’equilibrio e questa organizzazione geopolitica del mondo stiano per finire. Mi pare il caso di provare a immaginare il futuro, in cui l’Italia potrebbe essere in prima fila in una rinascita europea tutta nuova, secondo la grande intuizione di Wojtyla: “Dall’Atlantico agli Urali”. Liberarsi sarà costoso, ma forse ancora una volta necessario perché dal 5 novembre 2024 secondo me il mondo cambia e l’8 settembre 1943 dovremo imparare a considerarlo come un istruttivo ricordo.