La risposta immunitaria
di Eugenio Capozzi
Fonte: Eugenio Capozzi
La quasi totalità dei positivi al virus Omicron in Germania (oltre il 96%) sarebbe costituita da vaccinati con due o tre dosi, contro una percentuale di popolazione vaccinata del 75%.
È il risultato di una ricerca condotta dall'Istituto Koch di Berlino su un campione di 1000 pazienti.
Ne dà conto ampiamente Sabino Paciolla in un articolo pubblicato sul suo blog, il cui link riporto nei commenti.
Risultati simili arrivano dalla Danimarca.
Se questa tendenza fosse confermata su scala più ampia, ciò dimostrerebbe che la risposta immunitaria nei vaccinati è più debole, rispetto a quella dei non vaccinati, contro varianti e nuovi virus. Una possibilità peraltro adombrata recentemente dal rapporto dell'agenzia britannica per la sorveglianza sui vaccini, che ho citato in un post di qualche giorno fa.
Questo significherebbe che i vaccini contro il Covid 19 diminuiscono per alcuni mesi la possibilità di contrarre forme gravi, ma nel tempo possono indebolire il sistema immunitario contro altri agenti patogeni.
Quindi sarebbero confermati i timori dei molti scienziati che da tempo - accolti con il silenzio o la censura e la delegittimazione - denunciano i rischi di un uso improprio dei sieri, e raccomandano di riservarli ai casi in cui il rapporto tra rischi e benefici è inequivocabilmente dalla parte dei secondi.
Tanto più, se questa tendenza fosse confermata, verrebbe completamente sconfessata la spinta dei governi verso vaccinazioni universali o addirittura obbligatorie contro un virus - il Covid 19 - ormai largamente soppiantato da Omicron, che a quegli antidoti è quasi del tutto indifferente, e il cui contagio fornisce invece un'immunità autentica e duratura.