Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La Rivoluzione corsa (1729-1796)

La Rivoluzione corsa (1729-1796)

di Tommaso Balsimelli - 01/09/2024

La Rivoluzione corsa (1729-1796)

Fonte: Il tazebao

Nel 1729 in Corsica scoppiò una rivolta a causa dell’eccessivo carico fiscale imposto da Genova. L’Inghilterra non fece mancare il suo appoggio agli insorti e chi si oppose fu la Francia di Luigi XV. [1] Tutto ciò rientrava nella strategia britannica di infiltrazione nel Mar Mediterraneo, iniziata con la conquista di Gibilterra nel 1704. Nel 1735 la Corsica si dotò di istituzioni originali: il potere esecutivo venne conferito a un triumvirato composto da Luigi Giafferi, Giacinto Paoli e Andrea Ceccaldi, i quali presero il nome di «primati», oltre che da una giunta di sei membri. La «Costituzione di Orezza» istituì un’assemblea legislativa di dodici membri, creò delle commissioni per guerra e finanza e il ruolo dei giudici venne precisato. [2] Nel 1736 venne proclamato in Corsica un regno indipendente, con il barone tedesco Theodor Stephen von Neuhoff come Re Teodoro I. Il regno durò da marzo a novembre 1736. [3]

Alla fine del decennio i francesi arrivarono in soccorso di Genova, provocando la fuga di molti rivoluzionari. Vent’anni dopo, approfittando della Guerra dei sette anni, gli inglesi appoggiarono la formazione di un governo indipendente nell’isola, guidato da Pasquale Paoli. Nato nel 1725, figlio di Giacinto, Pasquale si formò nell’ambiente dell’illuminismo napoletano e sembra avesse seguito le lezioni dell’economista e filosofo Antonio Genovesi, docente a Napoli dal 1741. [1] Il Regno di Napoli chiuse un occhio sul contrabbando dei corsi con l’isola d’Elba e i presìdi maremmani. [3] Paoli riformò le arcaiche istituzioni, sulla scia della sua lettura de Lo spirito delle leggi di Montesquieu e fondò un’università. Nella Dieta generale del novembre 1755, la prima assemblea nazionale della nuova Repubblica corsa Pasquale Paoli, Generale della nazione, stilò un documento costituzionale in lingua italiana. [1]

In Le Républicanisme Corse, pubblicato nel 2018 per Albiana, Jean-Guy Talamoni, studioso e Presidente dell’Assemblea corsa, espone la diversità delle ispirazioni della Costituzione del 1755.

Tra queste vi era naturalmente la tradizione inglese, ma anche il repubblicanesimo italiano: «Il pensiero politico corso del XVIII secolo è caratterizzato da una tensione tra la dottrina cristiana del diritto naturale da un lato e la tradizione italiana dall’altro, in particolare nella sua dimensione machiavelliana […]. In pochi anni è emerso un repubblicanesimo specifico, in linea con le esperienze che si sono sviluppate in Italia fin dal Medioevo, fornendo al contempo una serie di elementi di sorprendente modernità»[2]

In essa era notevole l’accenno alla sovranità di un popolo «legittimamente patrone di sé medesimo», il quale si appropriava della libertà per «dar forma durevole e costante al suo governo», dando vita a una «Costituzione tale che da essa derivi la felicità della Nazione». [1]

Nel 1764 i francesi sbarcarono sull’isola e i corsi riaffermarono la propria indipendenza sia contro i genovesi sia contro i francesi. Jean Jacques Rousseau avrebbe scritto nel 1765 un Progetto di costituzione per la Corsica solo per poi rimanere inedito per un secolo. La piccola isola aveva suscitato la curiosità e simpatia delle più grandi menti filosofiche del tempo. La guerra, sostenuta valorosamente e sempre appoggiata dall’Inghilterra, finì con la sconfitta dei corsi nel 1769. L’isola, un anno prima, era stata definitivamente ceduta dalla Repubblica di Genova alla Francia. Il progetto di Paoli si chiuse con l’annessione dell’isola alla Francia e con il suo esilio a Londra.

Nella capitale inglese avrebbe scritto il 22 novembre 1769, «[h]anno le migliori leggi del mondo e sono sotto la costituzione di governo la più felice, una superchieria è quasi impossibile». Il suo repubblicanesimo si esauriva così nelle garanzie costituzionali che monarchia inglese offriva. [1]

Con l’occupazione britannica dell’isola nel 1794 – durante le guerre rivoluzionarie in Europa – poté essere proclamata la nascita del Regno anglo-corso. Una Carta resa pubblica il 10 giugno garantiva la libertà della nazione corsa, annetteva l’isola ai possedimenti della Corona britannica, istituì una monarchia costituzionale con un Parlamento autonomo, monocamerale ed eletto sulla base del censo, nel rispetto delle antiche tradizioni locali. Pasquale Paoli venne confermato come Presidente della Corsica invece del re britannico, Giorgio III. [1]

Il potere legislativo era conferito, in forma congiunta, al sovrano inglese e al Parlamento corso, mentre la garanzia dei diritti e delle libertà dell’isola era rimessa all’Habeas Corpus (principio che tutela l’inviolabilità personale e i diritti dell’arrestato), accettando in forma scritta i principi del sistema giuridico inglese. Nonostante la religione cattolica fosse la religione di Stato, tutti i culti erano tollerati. La Francia due anni dopo occupò di nuovo l’isola, insieme all’Elba. [1]

Pasquale Paoli nel suo testamento, tre anni prima della sua morte, avrebbe lasciato scritto:

«… Lascio cinquante lire sterline annue per il mantenimento di un abile maestro, che nel paese di Morosaglia, luogo di mezzo della pieve del Rostino, insegni a ben leggere e scrivere l’italiano, secondo il più approvato stile normale, e l’aritmetica alli giovinetti di detta pieve, ed agli altri che vorranno profittare di tale stabilimento. … Avendo desiderato che fosse dal governo riaperta una scuola pubblica in Corte, luogo di mezzo per la maggior parte della popolazione dell’isola, lascio ducento lire sterline annue per il salario di quattro professori, il primo perché insegni la teologia naturale e i principj di evidenza naturale della divinità della religione cristiana; il secondo la etica e ii dritto delle genti; il terzo i principj della filosofia naturale, ed il quarto, gli elementi della matematica. E desidero che agli alunni l’insegnamento dovrà farsi in italiano, lingua materna de’ miei nazionali … In caso poi che questa scuola in Corte non potesse aver luogo, fermo nel proposito di contribuire all’istruzione de’ miei nazionali, lascio ducento cinquante lire sterline annue per il mantenimento di cinque alunni in alcuna delle migliori università del continente italiano. Due dovranno essere scelti nel dipartimento del Golo, due in quello del Liamone…, il quinto sarà della pieve di Rostino». [5]


Bibliografia

[1] Contenuto delle slides dell’insegnamento di Storia dell’Italia preunitaria, presieduto da Rosa Maria Delli Quadri per il corso di laurea in Scienze Storiche, Università degli Studi di Firenze.

[2] Mastor Wanda, Il modello corso di Pasquale Paoli: la costituzione del 1755, Toulouse, Toulouse Capitole Publications, 2021, pdf disponibile online, pp. 273-278.

[3] Antonio d’Onofrio, I Presìdi di Toscana nel Mediterraneo. La lunga durata di un piccolo spazio, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2022, pp. 144-154.

[4] Desmond Gregory, The ungovernable rock: a history of the Anglo-Corsican Kingdom and its role in Britain’s Mediterranean strategy during the Revolutionary War, 1793-1797, Londra, Fairleigh Dickinson University Press, 1985, pp. 31.

[5] Almannaccu di A Muvra, annu 1927 pp. 150-153, Ajaccio, 1927