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La schizofrenia dell’Occidente

di Marcello Veneziani - 04/01/2025

La schizofrenia dell’Occidente

Fonte: Marcello Veneziani

L’anno nuovo si annuncia con segnali inquietanti. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, la caduta della Siria nelle mani degli islamisti e la guerra diffusa in Medio oriente hanno ridato fiato e ferocia al terrorismo di matrice islamica. Il fatto che abbiano voluto iniziare l’anno, proprio all’esordio del mandato trumpiano alla Casa Bianca, con un attentato, fa già capire che è un incipit preciso, un avviso di guerra all’Occidente. È il segnale di una nefasta ripresa dell’amazon terroristica, direttamente a casa nostra. All’individualismo globale di massa dell’Occidente risponde l’individualismo globale del terrore, ad opera dei lupi solitari o apparentemente solitari, più difficilmente localizzabili e meno prevedibili dei gruppi terroristici.
Mentre da noi imperversavano i botti dementi di Capodanno, con trecento feriti – a dimostrazione che delle tradizioni riusciamo a rispettare e incrementare solo le peggiori – l’anno nuovo veniva salutato negli Stati Uniti da una strage e una Tesla esplosa davanti all’albergo di Donald Trump. Qui si scherza con la morte, da giocosi idioti alle prese con l’euforia festaiola, là si fa sul serio, terribilmente, con i fanatici sanguinari sul piede di guerra.
Se è per questo anche da noi c’è stato un lupo solitario, fanatico dell’Islam, che ha accoltellato un po’ di gente, poi è stato ucciso da un carabiniere (e la notizia per molti giornali era questa, con l’implicita condanna del nostro milite e non la tentata strage del fanatico islamista, con tanti feriti).
Non si sa se ci sia un nesso tra i due attentati americani, e se abbia un significato simbolico l’aver scelto proprio una Tesla, l’auto prodotta da Elon Musk ed esplosa proprio là davanti all’albergo di Trump. Ma viene spontaneo il nesso, non solo per la sincronia.
Intanto nel giro di boa tra il 2024 e il 2025 i nostri media erano gonfi di vacuità, di banalità, di piccoli scazzi da palcoscenico, vaghe notiziole, più discorsi di fine anno sul filo rigoroso della Banalità e dell’Ovvietà istituzionale, con ossequi unanimi da ogni sponda. Il tutto avvolto nella fuffa e muffa del patriottismo costituzionale, come l’unico patriottismo consentito perché politicamente corretto: mai sia evocare il patriottismo della realtà e della tradizione, della storia d’Italia, dell’identità culturale, nazionale e civile e delle sue radici. E se proprio si devono citare patrioti e cittadini, mi raccomando, che siano immigrati, mi raccomando; come se la comunità avesse un senso solo se include gli stranieri. Come se l’amor patrio fosse consentito solo sulla scia degli immigrati. Una comunità appare oggi in pericolo, e anziché raccogliersi, averne coscienza, rafforzare la sua solidarietà interna, pensiamo ad esaltare l’accoglienza di chi viene da fuori, magari dai paesi islamici. Non è solo un evangelico porgere l’altra guancia, è anche giocarsi l’altra metà del cervello…Una percezione della realtà a contrario, come dice qualcuno.
Mentre da noi il Vuoto Spinto veniva guarnito dal rococò della retorica, il mondo ci restituiva dolorosamente alla realtà con le bombe in Occidente e la guerra del gas in Oriente. Siamo pronti a vivere un’altra stagione di terrorismo islamico, di stragi e di minacce, di controlli a tappeto, di città, aeroporti e luoghi sensibili ipercontrollate? Prima la pandemia, poi le guerre, quindi il terrorismo: il triangolo malefico riappare nel suo ciclico avvicendarsi e negli effetti che produce sulla vita quotidiana dei popoli e dei singoli individui. Restrizioni, controlli, sacrifici: riprende fiato la Cappa, stavolta grazie al terrorismo islamico, prevedibilissimo dopo tutto quel che sta succedendo in Palestina e nei paesi che attorniano Israele. E dopo la posizione assunta dagli Stati Uniti, e di rimorchio dall’Europa, noi compresi.
Le speranze di pace che avevamo riposto nell’arrivo di Trump alla casa Bianca valgono per il conflitto con la Russia, ma non per il Medio Oriente, almeno dai primi segnali. E lo strabismo con cui affrontiamo l’Islam rischia di nuocerci doppiamente: ci colpisce il terrorismo sunnita e noi eleviamo a nemico principale l’islamismo sciita dell’Iran. E siamo arrivati, con un demente masochismo, a caldeggiare la vittoria dei terroristi di ieri pur di abbattere le dittature che ne erano comunque un freno.
Ora, davanti al quadro che si annuncia, e che rischia – come scrivono in tanti – di coinvolgere presto e direttamente anche il nostro Paese, bisogna tentare una radicale correzione di tiro a livello internazionale. La prima, assoluta priorità è fermare le guerre a oriente, nell’alto e nel basso oriente. Dissociarsi da chiunque continui a bombardare, attaccare, guerreggiare, massacrare.
In secondo luogo riprendere l’iniziativa politica e diplomatica, la trattativa, che è stata vergognosamente assente durante il mandato di Biden, il dem(ent)ocratico. E farlo non con la pretesa supremazia statunitense, ma finalizzandolo a un mondo realmente multipolare, che trova un suo equilibrio bilanciato, senza nessuna sottomissione a un Supremo Garante.
In terzo luogo, e solo in terzo luogo, allestire e concertare le difese preventive per l’Occidente che rischia di finire sotto attacco.
Infine, ma si potrebbe dire in primis o comunque parallelamente a tutto ciò, ritrovare la sobria fierezza della nostra civiltà, delle sue tradizioni storiche, civili e religiose, che è l’unica vera motivazione che può permetterci di non arrenderci in partenza.
Finora l’Occidente ha patito una schizofrenia ipocrita: sostiene le guerre nel nome del pacifismo, sostiene il diritto dei popoli nel nome del suprematismo Usa e difende dell’Occidente non la sua civiltà ma la sua decadenza, fino a sostenere che il primato dell’Occidente sia nell’inclusione, nell’accoglienza e nel rigetto della sua identità e tradizione. Così non si può ragionevolmente pensare di farcela. Raddrizzare l’Occidente vuol dire rimetterlo in piedi, e non pretendere di farlo camminare con la testa e con i missili.