La scienza non pensa
di Gennaro Scala - 22/02/2022
Fonte: Gennaro Scala
Prendo spunto dal seguente post di Stefano D'Andrea, il quale immagino intenda sottolineare in questo modo il grosso problema che abbiamo con Lascienza (tutto attaccato), come abbiamo verificato sulla nostra pelle negli ultimi due anni :
"La scienza non pensa" (Heidegger).
Lo scienziato raccoglie dati, studia come raccogliere dati, fa calcoli, accerta e quantifica nessi causali.
Ma se si tratta di definire cosa sia una pandemia per una società, lo scienziato non ha nulla di speciale da dire, in qualità di scienziato.
E' il pensiero che può rispondere, soprattutto studiando la storia. E il pensiero sta al di là della scienza. Le stesse definizioni di fisica. di matematica. di biologia. non sono il frutto della fisica, della matematica e della biologia ma del pensiero. (Stefano D'Andrea)
Su tale questione Nicolai Hartmann, il grande avversario teorico di Heidegger, concordava. Egli scriveva: “Nessuna scienza della natura, per quanto esatta, può dire che cosa siano propriamente lo spazio, il tempo, la materia, il movimento e, tanto meno, il produrre e l'essere prodotto.
La scienza presuppone tutto questo, senza curarsi di fondare o di giustificare il presupposto.” (Nicolai Hartmann, La fondazione dell'ontologia)
Il problema è che non è possibile allo stesso tempo un pensiero filosofico adeguato senza un confronto con il pensiero scientifico, le categorie dello “spazio, il tempo, la materia, il movimento, il produrre e l'essere prodotto” sono sottoposte da una continua revisione attraverso il confronto con il pensiero scientifico. Questa fu la principale occupazione di Hartmann, essa lo differenziava da Heidegger per il quale il fatto che “la scienza non pensa” era la scusa per disinteressarsene, per ritagliare uno spazio proprio del “pensiero umanistico”. Atteggiamento di fondo che condivideva con György Lukács, nononostante l'opposizione tra i due grandi pensatori. Nell'ambito del marxismo, proprio nel rapporto con la scienza si concentrava l'attacco dell'altusserismo nei confronti di tale “umanesimo” sostanzialmente anti-scientifico, da ciò l'insistenza di trasformare il marxismo in una “scienza” (problema anche questo complesso poiché le scienze sociali non possono avere lo stesso statuto delle scienze naturali).
Dunque per risolvere il grosso problema che abbiamo con Lascienza non basta “studiare la storia”, ma bisogna confrontarsi con la scienza (quella autentica). Si tratta di un problema enorme e forse per affrontarlo non basterà una sola generazione. Che fare intanto? Magari ripartire da filosofi come Hartmann che hanno stabilito un rapporto autenticamente critico con la scienza. Ad es. la sua ultima, e forse più importante opera, neanche tradotta in italiano e che personalmente ho leggiucchiato nella traduzione spagnola, la Philosophie Der Natur, contiene un'avvincente discussione della teoria della relatività di Einstein. Secondo me, lo dico come pura e semplice ipotesi, è dai problemi irrisolti della “fisica speculativa” di Einstein che derivano, sul piano teorico, la trasformazione della scienza in cattiva teologia (Lascienza), e in ideologia autoritaria, come è evidente nelle elucubrazioni para-teologiche relative al cosiddetto big bang.