La sindrome israeliana
di Fabrizio Fratus - 24/08/2021
Fonte: Fabrizio Fratus
Il premier di Israele Naftali Bennet ha pubblicato nelle scorse ore un tweet commentando i dati sull’efficacia della terza dose del vaccino, che è offerta agli israeliani da circa un mese. L’adesione alla terza dose non è paragonabile alle prime due: se, infatti, 6 milioni e 135 mila israeliani sui 9 milioni di abitanti si sono sottoposti alla prima e alla seconda vaccinazione nei mesi scorsi, adesso nel primo mese soltanto un milione e mezzo ha aderito alla terza dose. Nel Paese cresce la sfiducia nei confronti delle vaccinazioni, realizzate a tappeto tra Gennaio e Marzo nella convinzione di poter risolvere il problema ma poi rivelatesi inefficaci alla luce della nuova ondata di contagi iniziata a metà Luglio. Ieri, con 55 morti giornalieri, Israele ha fatto segnare il nuovo record di mortalità dall’8 Febbraio, quando i morti erano stati 58 con ancora poche vaccinazioni nel Paese. Adesso il 90% dei decessi si sta verificando tra i vaccinati.
Per spiegare la situazione e rispondere alle polemiche, il premier Naftali Bennet ha scritto: “se sono trascorsi cinque mesi dalla seconda dose del vaccino, non c’è più protezione. Dopo 5 mesi è necessaria con urgenza la terza dose“. Parole molto pesanti che evidenziano il motivo per cui Israele è piombata nuovamente nell’incubo della pandemia insieme al Regno Unito prima dell’Italia o dei Paesi che hanno vaccinato più tardi. Tutto dipende proprio dalla tempistica delle vaccinazioni, la cui efficacia dura soltanto pochi mesi (appena 5, secondo il presidente del consiglio di Israele), e non è affatto una buona notizia per l’Italia in vista dell’autunno.
Naftali Bennet ha aggiunto che “quando abbiamo iniziato con la campagna vaccinale sapevamo che dovevamo aspettare i risultati sul campo per capire l’efficacia del vaccino“, confermando anche il fatto che si tratta di somministrazioni sperimentali approvate in via d’emergenza per fronteggiare la pandemia ma dal risultato ancora molto poco chiaro.
A fronte di tutto questo, appare sconvolgente il teatrino politico italiano che discute – unico Paese al mondo in cui si parla di questo – addirittura dell’ipotesi di un obbligo vaccinale, proprio mentre nel resto del mondo aumentano le evidenze della scarsa efficacia delle vaccinazioni. E a dirlo non sono complottisti no vax o siti web di bufale e fake news, ma le massime autorità degli Stati tra l’altro più evoluti e sviluppati sotto il profilo biomedicale e tecnologico.