La Siria non teme una guerra con Israele: le regole d’ingaggio sono cambiate
di Elijah J. Magnier - 17/02/2018
Fonte: SakerItalia
La contraerea di Damasco ha abbattuto per la prima volta un jet israeliano, un F-16, con un atto che ha cambiato le regole d’ingaggio con Israele, rendendo chiaro che la Siria è pronta per la guerra e non rimarrà più in silenzio di fronte a violazioni del proprio spazio aereo. Questo scontro ha provocato la mobilizzazione dell’esercito siriano e dei suoi alleati in Siria e Libano, cioè Hezbollah. La rapidità della reazione siriana è dovuta ad una decisione preventiva presa dai massimi livelli degli alleati operanti sul territorio. Questi ultimi considerano che uno scontro può essere inevitabile se Israele deciderà di rispondere dichiarando guerra. La violazione della sovranità siriana non è più un’opzione per Israele, e i jet israeliani non potranno più gironzolare nei cieli del Levante senza affrontare le conseguenze.
Inoltre, è chiaro che la Russia – al contrario di ciò che viene detto dai media – è cosciente della decisione siriana di affrontare Israele. Mosca sta rifornendo Damasco di missili antiaerei, le sue forze armate dominano lo spazio aereo al di sopra del territorio controllato dall’esercito siriano, e inoltre i suoi radar possiedono la capacità di monitorare ogni aereo israeliano che vola su Israele, Libano e Siria. La Russia sa quando l’esercito siriano spara missili verso l’aeronautica israeliana, sia sui cieli siriani che su quelli limitrofi.
Non è nell’interesse russo una guerra in Siria, dato che le sue forze sono presenti sul terreno e nel Mediterraneo. La Russia si considera in diritto di intervenire perché la sua presenza sul territorio siriano è stata richiesta ufficialmente, e organizzata col governo di Damasco. Dato il proprio ruolo di superpotenza, è suo interesse fermare la tensione sul confine siriano, mostrando di avere la forza di imporre la pace su eventuali belligeranti.
È anche nell’interesse di Mosca spingere la Siria a reagire alle violazioni di Israele, anche a costo di abbattere un jet israeliano – specie quando la Russia accusa Washington di rifornire i militanti di Faylaq al-Sham (alleati di al-Qaeda nella città siriana di Idlib e dintorni) di missili antiaerei come quello che abbatté il jet russo su Idlib e che portò all’uccisione del suo pilota che si rifiutò di arrendersi agli jihadisti.
Tutto questo è accaduto un giorno dopo la liberazione dell’intera area delle campagne di Aleppo, Homs e Idlib dall’ISIS, con più di 1200 km2 ritornati sotto controllo governativo. Sono stati liberati più di 15mila soldati ed ufficiali, tra esercito siriano e unità speciali, che sono stati spostati ad un altro fronte, se necessario quello con Israele, con al-Qaeda che rimaneva l’unica minaccia rimasta allo Stato siriano.
Ciò mostra che il governo di Damasco – che è vissuto in stato di guerra per più di sei anni – è pronto a combattere la sua battaglia contro Israele sin da subito. La Seconda Guerra Libanese del 2006 dimostrò che l’aviazione non dà superiorità, dato che non riuscì a finire il proprio nemico, Hezbollah, i cui militanti continuarono a sparare missili e razzi durante tutti e 33 i giorni di guerra. Le migliaia di missili fornite alla Siria da Russia e Iran negli scorsi anni rappresentano una grande minaccia per Israele in caso di guerra, perché annullano la sua superiorità aerea.
Il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha detto anche che il nuovo fronte si estenderà da Naqoura (Libano meridionale) alle Alture del Golan occupate (Siria meridionale) e che decine di migliaia di forze alleate dai Paesi vicini – e altre da Paesi più lontani – parteciperanno alla prossima guerra. Questo vuol dire che Hezbollah, che ha messo in allerta tutte le proprie forze in Libano e Siria in risposta ad ogni eventuale risposta israeliana, è pronta alla battaglia nel momento in cui Tel Aviv vorrà iniziare un’escalation.
È possibile che Tel Aviv non voglia la guerra allo stato attuale; è in uno stato confusionale, e non sa dove potrebbe portare una guerra quando il suo fronte interno è impreparato: il suo esercito non rischierà una battaglia il cui risultato sarebbe esiguo e il cui obiettivo (disarmare Hezbollah e distruggere la capacità militare siriana) irraggiungibile.
La confusione israeliana è stata palese: inizialmente ha accusato l’Iran di essere responsabile dell’escalation; successivamente il suo comando militare ha affermato di aver “abbattuto un drone iraniano che aveva sconfinato nello spazio aereo israeliano” – ma ha mostrato immagini dell’abbattimento di un drone in Siria e non in Israele. L’Iran ha negato le dichiarazioni di Tel Aviv. Solo qualche ora dopo, il comando israeliano ha ammesso l’abbattimento del suo F-16 per “ragioni tecniche”, e poi l’ultima versione corretta: l’F-16 è stato “abbattuto mentre volava su al-Sukhna”, vicino a Tadmur.
Un comandante delle forze alleate in Siria mi ha rivelato che le forze alleate guidate dal Comando dell’Esercito Siriano hanno concordato di fare un’imboscata ai danni dell’aeronautica israeliana, mettendo in allerta la contraerea siriana e tenendola pronta a colpire. Dopodiché, un drone è stato mandato al confine israelo-siriano, violando lo spazio aereo di Israele per provocare una risposta. Come previsto, Tel Aviv ha mandato il suo F-16 ad abbattere il drone, ed è stato colpito al confine. Secondo questa fonte, sarebbe stato impossibile colpire un F-16 sul lago Sukhna, come dicono gli israeliani, e infatti questo è stato abbattuto vicino Kiryat Ata, ad est di Haifa, ad oltre 150 km da al-Sukhna. Ciò smentisce la versione di Tel Aviv, che ha tentato di nascondere il fatto che il jet israeliano è stato colpito nel proprio spazio aereo: una sfida diretta all’autorità israeliana e un chiaro messaggio che dice: “possiamo colpirvi all’interno dei vostri confini, se voi violate i nostri”, dice la fonte.
“Se un missile SAM-5 colpisse l’F-16, questo esploderebbe in aria e non ne rimarrebbe più nulla. Il jet è stato colpito da un missile più piccolo ma più moderno e preciso, capace di essere manovrato come l’F-16”, conferma la fonte, che ha rifiutato di fornire altre informazioni.
Così, sempre secondo la fonte, “Israele si sta sforzando di propugnare la propria versione dei fatti, allo scopo di nascondere la sua incompetenza. Non è più la forza dominante nel Medio Oriente, come crede ancora di essere, anche perché è guidata da leader arroganti che accendono le polveri della guerra, incapaci di vivere in pace con i propri vicini”.
“Hezbollah è non solo preparata alla guerra con Israele, ma sta radunando tutte le fazioni palestinesi e irachene, unendole contro Israele per ogni possibile battaglia, ma solo nel caso Tel Aviv compisse il primo passo. Israele può trattenersi dal cominciare la guerra, ma non potrebbe fermarla, né controllarla”. Secondo la fonte, Hezbollah sta radunando il più alto numero di alleati mai visti contro Israele da decenni a questa parte.
Questo “incidente preparato” coincide col 39° anniversario del ritorno a Tehran dell’ayatollah Khomeini e l’inizio della rivoluzione popolare dell’Iran (11 febbraio 1979).
La Siria sta chiaramente sfidando Israele, e sta cercando un confronto militare. Il suo comando ha esagerato dichiarando di aver abbattuto più di un jet israeliano. In quel momento Tel Aviv era confusa, e ha cercato di nascondere l’accaduto per due ore.
Non è una coincidenza che nel Medio Oriente l’atmosfera bellica stia montando a seguito della firma dei contratti di investimento per il petrolio libanese tra un consorzio di compagnie italiane, francesi e russe per i Blocchi 9 e 4, a dispetto dell’obiezione israeliana e del tentativo, fallito, degli USA di mediare. Israele – a parte l’essere impreparata per un’escalation in un lungo fronte di battaglia da Naqour al Golan – sta investendo anche in trivellazioni di petrolio e gas, e cerca di ravvivare la propria economia.
Ma le guerre iniziano a causa di errori e sfide, anche se le parti non sono pronte ad un’escalation. La regione sta raggiungendo il punto di ebollizione: la guerra siriana non è finita. Le superpotenze sono in uno stato di rivalità, competendo per i propri interessi, difendendo i propri amici e combattendo sia direttamente che per procura. Oggi la Siria è conosciuta non solo per la soap opera “Bab al-Hara” (letteralmente “La porta del vicinato”) ma può anche essere “la porta per la guerra totale”, se le parti in causa non rinunceranno alle loro sfide reciproche.
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Articolo di Elijah J. Magnier, pubblicato su www.ejmagner.com l’11 febbraio 2018
Traduzione in italiano a cura di barg per SakerItalia.it