La Spagna è ripartita grazie a deficit e debito
di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi - 03/03/2019
Fonte: Paolo Becchi
Gli esperti del think tank tedesco Cep su “vincitori (Germania e Olanda) e i vinti (Italia e Francia)” della moneta unica“ hanno provato a quantificare quanto sarebbe stato alto il Pil se i Paesi non avessero introdotto l’euro. La Germania, dal 1999 al 2017 ha guadagnato complessivamente 1.893 miliardi di euro, pari a circa 23.116 euro per abitante. Anche i Paesi Bassi hanno guadagnato circa 346 miliardi, e cioè 21mila euro pro capite. Nella maggior parte degli altri Stati si sono registrate invece delle perdite: in Italia, lo Stato che più ne ha risentito, addirittura di 4.300 miliardi, una cifra strabiliante.
Lo studio, di cui ha parlato ieri Libero, viene attaccato dai professori di economia pro-euro perché la metodologia usata è di immaginare che l’economia italiana sia un misto di quella di paesi fuori dalla zona euro e poi usare la crescita media del Pil del “mix” di paesi simili all’Italia per stimare come sarebbe andata fuori dall’euro.
Proviamo a spiegare in modo più intuitivo cosa è successo. E’ un fatto che i paesi fuori dall’euro, in Europa come in Asia come in America siano cresciuti di più di quelli nell’eurozona e nel caso dell’Italia, che è collassata in una depressione perdendo il 20% della produzione industriale e l’8% circa del reddito procapite, la differenza è clamorosa. I paesi di riferimento usati nello studio per simulare come sarebbe andata l’Italia fuori dall’euro sono paesi che hanno in comune l’aver speso molto, paesi come lo Uk e l’Australia nei quali la spesa per consumi e per costruzioni (legata al boom immobiliare) ha trainato l’economia, anche a costo di andare in deficit cronico con l’estero e di avere valute deboli. Inoltre sono paesi che hanno raddoppiato il debito pubblico dopo la crisi di Lehman del 2008 per tappare i buchi e anche salvare le proprie banche.
IL CASO SPAGNOLO
Ma non c’è bisogno di andare fuori dalla Ue per trovare chi ha fatto quasi lo stesso. Il report mostra che mentre l’Italia ha avuto una perdita colossale di reddito pro capite e Pil nei 20 anni dell’euro la Spagna invece non ha avuto complessivamente danni.
Rivolgiamoci allora agli economisti spagnoli per capire. Alcuni di questi notano che la chiave è nell’incremento della spesa per consumi che in Spagna si è ripresa molto bene. Parliamo ad esempio di un incremento annuale del 4% negli ultimi tre anni, mentre l’Italia oscilla tra un 1,5% e 2% l’anno. Dato che nelle economie occidentali la spesa per consumi è più del 70% della variazione del Pil, questo spiega largamente, più dell’export e degli investimenti, il fatto che il Pil della Spagna stia ancora crescendo intorno al 2%, meglio anche della Germania, e quello dell’Italia sia a zero (o sottozero).
PIÙ CONSUMI
Per chi prestasse fede invece a quanto abbia letto altrove sul fatto che gli spagnoli hanno aumentato di più la produttività e l’export di noi italiani ed è per questo che soffrono meno dell’euro ecco quindi che in Spagna si riconosce che vanno meglio perché spendono più di noi.
Come mai? Si può verificare che gli spagnoli hanno dimezzato il risparmio in % del reddito negli ultimi anni e hanno un debito privato (famiglie e imprese) che è molto più alto (era arrivato al 260% del Pil e tuttora è sul 210% del Pil contro un 169% del Pil dell’Italia). Come mai le banche fanno tanto credito agli spagnoli? Perché in Spagna lo Stato ha aumentato dal 50% al 100% circa dal 2009 il debito pubblico, per tenere a galla a tutti i costi le banche e per non alzare le tasse anche se il deficit pubblico esplodeva fino all’8% o 10% del Pil. Comunque la giri, la Spagna ha pompato denaro nell’economia in tutti i modi possibili, e sia lo Stato tramite i deficit sia le famiglie tramite i consumi hanno speso di più.
Quello che gli economisti pro-euro nostrani non vogliono ammettere è che a parte la Germania che è un caso a sé, tutto il resto del mondo, che sia la Cina e il Giappone, lo UK o gli USA o l’Australia o la Spagna hanno pompato soldi nell’economia dopo la crisi del 2008, sia come deficit pubblico che come credito. Il problema fondamentale dell’Italia è la scarsità di moneta circolante.