La subcultura del neobigottismo liberal
di Andrea Zhok - 20/02/2023
Fonte: Andrea Zhok
Continuo a credere che la forma di neobigottismo liberal che prende il nome, decisamente fuorviante, di "politicamente corretto" sia uno dei fattori culturali decisivi dell'epoca presente, decisivi ed enormemente sottovalutati.
Di fatto nel nome di presunte sensibilità e presunti diritti inventati giorno per giorno da minuscole lobby, aggressive ed influenti, si è creata una situazione in cui letteralmente vale tutto.
L'ultima in ordine di comparizione è il diritto a riscrivere la letteratura secondo gli stilemi educati del momento.
Ma questa è solo l'ultima chicca di un quadro dove su una miriade di temi oggi bisogna esprimersi facendo il salto ad ostacoli tra trappole verbali pronte a scattare ovunque, creando bolle di discredito.
E chi non sta al gioco degli inchini e delle genuflessioni a questa subcultura paranoica - confinante con la malattia mentale - rischia grosso, soprattutto nei settori culturalmente influenti della società (accademia, giornalismo, ecc.). E questo meccanismo rende quella subcultura enormemente più influente di quanto la sua rappresentanza numerica farebbe immaginare.
Oggi, mentre la scuola fornisce sempre meno conoscenze, tra le "competenze" fondamentali che vengono insufflate la posizione centrale è ricoperta dalle batterie dei divieti del politicamente corretto.
L'insegnamento implicito ma fondamentale in questo indottrinamento a ciclo continuo è che non esiste più nessun "noi", né può di diritto esistere.
Esiste solo una pluralità di idiosincrasie paranoiche la cui "sensibilità" unica e irriducibile deve essere rispettata nelle forme e nelle modalità, in costante aggiornamento, che ci vengono comunicate.
A ciascuno viene implicitamente insegnato h24 a concentrarsi su come potrebbe essere stato offeso, come i propri limiti peripersonali potrebbero essere stati oltrepassati, e come potrebbe capitalizzare questa propria vittimizzazione acquisendo un momentaneo vantaggio comparativo sugli altri.
Si prepara per la generazione ora in crescita il regno incipiente della solitudine ontologica assoluta, in cui l'azione collettiva sarà inconcepibile e le uniche relazioni sicure e non stressanti saranno quelle con Alexa e suoi simili.