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La superiorità morale sull'avversario

di Daniele Perra - 07/10/2024

La superiorità morale sull'avversario

Fonte: Daniele Perra

Della cosiddetta "via del cotone"  ho avuto modo di parlare sin dal 2019 (si veda "La connessione indo-israeliana" su www.eurasia-rivista.com). A quei tempi il progetto era conosciuto come "trans-arabian corridor" e l'obiettivo dichiarato era quello di collegare Israele all'India tramite la Penisola Arabica (questo era il senso degli accordi di Abramo) e l'Oceano Indiano.
Una visione di insieme ci mostra che la regione del Vicino Oriente (in quanto parte integrante del rimland eurasiatico) ha un rilievo geostrategico di cruciale importanza (Spykman docet). Un rilievo che, ad esempio, non ha il Donbass, mentre un discorso a parte lo meriterebbero la Crimea e le infrastrutture di trasporto del gas russo verso l'Europa (probabilmente unico obiettivo dell'altrimenti insensata azione NATO-Ucraina nell'oblast di Kursk).
Tale rilievo era apparso con forza già con l'incidente al porto di Beirut dell'agosto 2020 del quale non sono mai state chiarite le responsabilità, sebbene Netanyahu avesse affermato nei giorni precedenti che a breve sarebbe arrivato un "colpo mortale" per Hezbollah (si veda "Colpire il Libano per colpire l'Eurasia", sempre su www.eurasia-rivista.com). Dopotutto, l'Occidente a guida USA ha fondato la sua egemonia sul controllo degli snodi strategici e le infrastrutture attraverso le quali transitano i flussi commerciali. Quelli che non può controllare vengono sistematicamente presi di mira (si pensi al porto yemenita di Hodeida - che consente i rifornimenti agli Houthi - oggi sottoposto a costanti bombardamenti sionisti, in passato obiettivo della coalizione a guida saudita-emiratina, con appoggio logistico USA, che tentò di entrarvi via terra, incontrando però una resistenza tale che li vide costretti a ritirarsi).
Oggi si parla di attacchi mirati alle infrastrutture petrolifere iraniane (Donald J. Trump ha pure suggerito di attaccare l'industria nucleare - cosa che potrebbe realmente avere esiti disastrosi). Tuttavia, appare evidente che il vero obiettivo è un altro. Ostacolare i progetti di interconnessione eurasiatica promossi da Pechino e da Mosca (di cui l'Iran, per la posizione geografica centrale tra le direttrici nord-sud ed est-ovest, è parte fondamentale) per sostituirli con un disegno egemonico a guida USA-Israele che garantisca a Washington nuova linfa e la stessa sopravvivenza o almeno la parvenza dell'unipolarità. Appare altrettanto evidente che tanto Mosca quanto Pechino non possono permettersi (in questo frangente storico) di abbandonare Teheran a se stessa (a prescindere dalle elucubrazioni su "fronti della tradizione" e via discorrendo - il discorso in questo caso è tutto incentrato sulla geopolitica e la necessità dell'evoluzione del sistema globale verso il multipolarismo). Teheran è fondamentale per la protezione della sponda sud della Russia ed il controllo sul Mar Caspio. Teheran è centrale per il progetto cinese della Nuova Via della Seta.
In conclusione, mi preme sottolineare che affermazioni (pregne di ammirazione) sull'efficienza e capacità di Israele nello schiacciare i propri nemici senza pietà e senza distinguere tra civili e militari (qualcosa che anche Mosca dovrebbe fare in Ucraina), rilasciate dal pensatore russo Aleksandr Dugin, mi lasciano alquanto perplesso. In realtà, se l'obiettivo è la costruzione di un ordine alternativo a quello occidentale (fondato sulla prepotenza, la violenza e l'usurpazione sistematica) è necessario in primo luogo dimostrare la superiorità morale sull'avversario.