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La tempra di un leader

di Mattia Feltri - 20/04/2021

La tempra di un leader

Fonte: La Stampa

Ho guardato due volte il video in cui Beppe Grillo sferra pugni al tavolo per reclamare l’innocenza del figlio Ciro, accusato di stupro e da due anni sospeso nel terrore dell’arresto e del processo. La prima volta ho intuito la disperazione di un padre offuscato, ma alla seconda la disperazione m’è sembrata farsi di lato per lasciare il primo piano a tutto lo sbagliato del mondo. Non c’era niente di perdonabile in quel video. Non c’era nessuna desolazione, nessuna parola dolente per una ragazzina, stuprata o no lo stabilirà un giudice, ma nel migliore dei casi finita al collo della bottiglia e fra le mani di quattro sciagurati. Non c’era il bagliore di un pensiero, soltanto lo sbocco greve di un uomo che passa la vita cercando di consegnare forza con urla e vaffanculo ai suoi dozzinali pregiudizi.
Non c’era lo stupore davanti all’inganno e all’autoinganno di essersi iscritti fra i buoni contro i cattivi per poi ritrovarsi di colpo dall’altra parte. Non c’era l’emersione di un minimo banale dubbio che quello che capita a suo figlio capita a cento altri ogni giorno, e che la lentezza, l’incertezza e cioè l’arbitrio della giustizia sono il disastro italiano, non quelle scemenze della casta e dei colletti bianchi per i quali il suo movimento ha ottenuto la fine della prescrizione, e sarà la millesima ingiustizia con cui si apparecchierà soprattutto la tavola dei diseredati, come da sempre è. Non c’era nulla di misericordioso, nulla di struggente, né di vero né di vivo, c’era lo strepito iracondo di un insolente preoccupato soltanto dai dintorni del suo ombelico, perché quella è la sua tempra di leader.