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La tessera del politicamente corretto

di Lorenzo Borrè - 28/08/2024

La tessera del politicamente corretto

Fonte: Lorenzo Borrè

"Borrè, tanto per cominciare, ai tempi del Fascio, se non avevi la tessera del PNF non lavoravi", così mi rimbrottava  una professoressa ai tempi del liceo per spiegarmi i pregi della ritrovata democrazia e per rendermi edotto del fatto (40 anni prima del prof. Barbero) che va bene le memorie personali famigliari (io avevo obiettato che mio nonno non aveva la tessera in tasca, ma negli anni 30  lavorava lo stesso), ma ben altro peso e valore -schmittianamente parlando- ha la storiografia, anzi: la Storiografia.  Schmittianamente ovviamente è una precisazione mia, non della professoressa..
E però, ancora una volta, un ricordo personale si trova a fare i conti con qualcosa di attuale, con una decisone di una pubblica amministrazione che sembra essere una stonatura rispetto ai principi liberaldemocratici cui teniamo così  tanto in Occidente (così tanto da esportarli anche a suon di bombe, quando opportuno. Opportuno per noi, non per i bombardati).
Leggo sul Corsera che il sindaco di Nichelino avrebbe  cancellato dal cartellone  il previsto concerto di Povia (immagino pagato con soldi pubblici, quindi di tutti i cittadini)  in quanto "le posizioni di Povia non sono quelle della destra moderata".
Ora, io non so se esista uno strumento per misurare, pesare, calibrare le opinioni di una persona e collocarle tra un orientamento politico  moderato e uno radicale,  ma mi sembra di ricordare che il combinato disposto degli artt. 2, 3 e 21 della Costituzione considerano irrilevanti, anche sotto il profilo dei rapporti con la Pubblica amministrazione, le convinzioni personali (lo notai già l'anno scorso a proposito degli attacchi a Marcello De Angelis).
Ed è paradigmatica, se l'ha detta veramente, l'affermazione del sindaco secondo cui la cancellazione del concerto "è una questione politica, ma non di appartenenza politica" che, con rispetto parlando, sembra la classica "supercazzola".
La professoressa di cui parlavo mi diceva che la differenza tra dittatura e democrazia (liberale, immagino) era che in quest'ultima le idee politiche non hanno peso  quando si parla di azione amministrativa (e all'università studiai che uno dei capisaldi della P.A. è l'imparzialità, proprio perchè questa opera nell'interesse comune o meglio pubblico: di tutti e non di una sola parte).
Considerando poi che le idee di Povia sono condivise da una larga parte della popolazione, non propriamente minoritaria, viene alla mente un dialogo del racconto  Middle England di Jonathan Coe:
- "La tirannia non si identifica necessariamente con un individuo, ma con un'idea."
- "Così voi vivreste sotto la tirannia di un'idea?"
- "Proprio così."
- "E di che idea si tratta?"
- "Quella del politicamente corretto, ovvio."
L'impostazione di Coe era ovviamente era (ed è)  derisoria di una simile affermazione.
Ma le cronache di Nichelino ci ammoniscono che c'è poco da ridere, anzi c'è molto da preoccuparsi per la tenuta libertaria di quest'angolo d'Occidente.
Forse un giorno non lontano, per lavorare, dovremmo farci tutti la tessera del Politicamente Corretto...