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La visione ecocentrica

di Guido Dalla Casa - 07/10/2024

La visione ecocentrica

Fonte: Arianna editrice

Premesse

  Le schematizzazioni sono spesso riduttive, ma, per chiarezza, divideremo le visioni del mondo in tre voci:

-        La visione antropocentrica, che è ancora la più diffusa nella cultura occidentale e in alcune altre, dove tutto è visto in funzione dell’uomo, che può disporre a suo piacimento del mondo naturale posto al suo servizio. Deriva in gran parte dalla narrazione dell’Antico Testamento e quindi è la visione del mondo dei popoli con fondamento religioso giudaico-cristiano ed islamico, oltre ad alcuni altri;

 -        La visione biocentrica, che attribuisce un valore centrale a tutti i Viventi (singoli e collettivi) e considera valore essenziale la presenza dei fenomeni vitali, come intesi dall’attuale biologia. E’ presente in alcuni popoli orientali e nativi;

 -        La visione ecocentrica, dove tutto ha una grande importanza “in sé”. La Natura è un Complesso anche mentale di cui siamo parte come un tipo di cellule in un Organismo. Il primo valore è la buona salute del Complesso in tutte le sue manifestazioni e relazioni organiche/inorganiche. E’ la visione dell’Ecologia Profonda e di molte popolazioni native. Sul piano filosofico-religioso, si può definire come animismo-panteismo.

  La scala dei tempi (miliardi di anni contro pochi secoli) è decisamente a favore della terza visione del mondo. Il mondo cattolico-protestante-ebraico-islamico e quello attualmente diffuso di matrice materialista-industrialista-sviluppista hanno abbracciato la prima visione, mantenendo, in grande maggioranza, una sciagurata alleanza fra loro, che ci ha portato all’attuale gravissima situazione ecologica.  

Primi accenni di cambiamento?

  Negli ultimi tempi, su qualche organo di stampa di ispirazione cattolica, abbiamo notato la comparsa di alcuni articoli che tendono ad una attenuazione del tradizionale antropocentrismo propagandato da secoli con metodi spesso discutibili.

 In particolare, sul quotidiano Avvenire (17 settembre 2019 – di Orobator - e 20 gennaio 2021 – di Lorenzo Fazzini) sono stati pubblicati articoli sul teologo cattolico nigeriano Orobator che nel suo libro “Confessioni di un animista” parla di un “rinnovamento spirituale” che la religiosità africana può offrire al mondo intero, in particolare a quell’Occidente dove il cosiddetto progresso tecnico-scientifico ha quasi-annullato ogni spiritualità: questo pericoloso fenomeno ha praticamente invaso tutto il mondo con la globalizzazione.

  Successivamente, sempre sul quotidiano Avvenire (29 gennaio 2024), è stato pubblicato un articolo dal titolo Dopo l'antropocentrismo: equilibrio cercasi tra uomo e altri viventi (di Giovanni Scarafile) dove leggiamo:

"Si pensi ai recenti progressi nel campo della zoologia cognitiva, guidati da ricercatori come Marc Bekoff e Frans de Waal, che hanno messo in luce la presenza di comportamenti, intuizioni e capacità intellettuali negli animali che sfidano l’idea della superiorità umana. Parallelamente, nel settore della botanica, la ricerca di Stefano Mancuso e altri nel campo della neurobiologia vegetale ha rivelato che anche le piante possiedono capacità sensoriali e di comunicazione sorprendentemente sofisticate. Questo ha portato a rivedere il concetto di intelligenza e vita, ampliando ulteriormente il dibattito etico su come gli umani interagiscono con le altre forme di vita". (Aggiungerei i notevoli studi di Irene Pepperberg dell’Università di Harvard).

 Tuttavia vi troviamo anche espressioni come questa:

“Totaro è particolarmente efficace nel ricordare la necessità di non smarrire il baricentro, mettendo in guardia dal rischio di cadere nel biocentrismo e nella biolatria. Questi ultimi, infatti, benché si propongano come antitesi all’antropocentrismo, possono portare a una visione altrettanto riduttiva che sottovaluta la specificità e il ruolo dell’essere umano nell’ecosistema”.

  Su quest’ultima espressione sono in totale disaccordo: non vedo proprio perché si debba temere il Biocentrismo, anzi bisognerebbe andare verso l’Ecocentrismo per comprendere, oltre agli esseri viventi, anche gli Ecosistemi e tutte le relazioni organiche/inorganiche dell’Ecosfera, di cui facciamo parte a tutti gli effetti come specie animale. In quanto all’”essere umano”, non bisogna dimenticare (come avviene quasi sempre) che spesso si parla dell’essere umano occidentale. Anche se l’Occidente ha invaso il mondo, molte altre culture umane non hanno combinato guai così grossi (disarticolando i cicli della Vita), come quelli provocati dalla nostra cultura negli ultimi due secoli. 

  Inoltre, la biolatria non esiste, anzi tutte le idolatrie sono da evitare, come ovvio.

  L’Ecocentrismo, cioè il porre al vertice dei valori la buona salute dell’Ecosfera, che comprende la Biosfera e la Noosfera (se preferite, la Vita nel suo complesso e la Mente, o l’Anima del Mondo) richiama le cosmovisioni di Teilhard de Chardin e Raimon Panikkar; non mancano poi forti analogie con le idee di alcuni psicoanalisti junghiani (James Hillman) e con la corrente dell’Ecopsicologia (Joanna Macy e Theodore Roszak).

  Anche partendo da considerazioni proprie di campi apparentemente diversi (Dinamica dei Sistemi, Fisica quantistica, creatività delle strutture dissipative) si è arrivati a un quadro di pensiero molto simile, come dimostrano gli scritti dello scienziato russo-belga Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza, La fine delle certezze) i cui studi sull’evoluzione dei sistemi complessi hanno portato al concetto di mente come manifestazione conseguente alla complessità. A conferma, dalla Biologia sono arrivati gli scritti dello scienziato-filosofo inglese Rupert Sheldrake (La rinascita della Natura, La mente estesa, Le illusioni della scienza) con il suo notevole tentativo di rifondare la Scienza su base organicistica, non-meccanica, spirituale.

L’Ecologia Profonda

  C’è un movimento di pensiero che comprende tutto questo, l’Ecologia Profonda, dove si possono trovare anche molte idee ben note a filosofie dell’Antico Oriente.

  Il “fondatore ufficiale” del movimento in Occidente è stato il filosofo norvegese Arne Naess (Ecosofia, Introduzione all’Ecologia, Siamo l’aria che respiriamo) con il suo articolo The Shallow and the Deep del 1972.

  I fondamenti essenziali del Movimento sono:

-        La posizione dell’uomo in Natura come specie animale, parte di un Tutto, che è più della somma delle parti (le relazioni e la complessità sono essenziali);

-        Il diritto a una vita degna e all’autorealizzazione di tutti gli esseri senzienti (animali – piante – esseri collettivi – ecosistemi – Gaia);

-        Il valore “in sé” di tutte le entità naturali, e NON in funzione umana;

-        Una visione sistemica-olistica dell’Ecosfera e di tutti i suoi sottosistemi;

-        La spiritualità e sacralità della Natura;

-        Una visione ecocentrica, che comporta una nuova etica: L’Etica della Terra.

   Quest’ultimo punto è molto importante: il primo valore è il benessere del Complesso (naturalmente, mentale-materiale senza dualismi), da cui dipende anche il nostro.

  I documenti “fondativi” del Movimento sono, oltre agli scritti di Naess, anche “Il Manifesto per la Terra” di Ted Mosquin e Stan Rowe (ed. Athenaeum, 2021 e www.ecospherics.net)  e gli Otto Princìpi di Naess e Sessions, che ne costituiscono la Piattaforma. Dal Manifesto:

  L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, è fallito. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.

  Su un piano pratico, occorre mettere in discussione tante idee considerate “evidenti” solo perché respirate fin dalla nascita (la posizione della nostra specie, oltre a competizione, successo, desiderio continuo dei beni materiali). Sarà utile anche evidenziare che l’idea fissa dello sviluppo non è “propria della natura umana”, ma è nata in gran parte in una cultura (l’Occidente) in un determinato momento della sua storia, il 17°-18° secolo.

Conclusioni

   La situazione attuale dell’Ecosistema terrestre, causata dall’espansione della civiltà industriale, è così grave che ben difficilmente si potrà ottenere qualche cambiamento radicale senza una profonda modifica del paradigma che ne costituisce la base, cioè la visione antropocentrica, l’idea che l’uomo è al di fuori e al di sopra della Natura, vista come un complesso di “risorse” a nostra disposizione. Anche le istanze ecologiste più diffuse (quelle battezzate da Naess come ecologia di superficie), pur molto utili, restano entro questi confini. Invece le prospettive proposte dall’Ecologia Profonda portano a sentire consapevolmente la rete che collega qualunque essere o evento in un unico Complesso, all’estinzione del desiderio per i beni materiali e ad avere la massima considerazione e rispetto per gli altri esseri senzienti; infine, a riconoscere la sacralità della Natura.

    Come accennato, alcune tendenze del pensiero scientifico-filosofico attuale (Unità della Vita, Fisica quantistica, studi sulla mente animale e vegetale, fenomeni mentali nei sistemi complessi, Ecopsicologia) supportano le idee dell’Ecologia Profonda. Ottimisticamente, forse sarà possibile una Nuova Alleanza (titolo di un noto libro di Ilya Prigogine) fra qualche istituzione religiosa (o una nuova spiritualità) e l’Ecologia Profonda, con successivo allontanamento dal mondo antropocentrico meccanicista-industrialista-economicista-progressista oggi imperante.                                                                                    

 La strada è ancora lunga, come dimostrano anche due punti dell’Enciclica Laudato Sì del 2015 (che contiene novità non da poco): i punti 50 e118, decisamente negativi (sembrano quasi aggiunti all’ultimo momento), oltre al fatto di aver indicato la Terra come “la nostra casa”. Purtroppo non abbiamo molto tempo, perché il Pianeta dovrà presto innescare qualche fenomeno per proteggersi dalle follie della nostra civiltà.

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