«Essere governati significa essere, in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento, annotati, registrati, contati, valutati, timbrati, quotati, brevettati, concessi in licenza, autorizzati, postillati, ammoniti, impediti, riformati, rettificati, corretti da esseri che non hanno né titolo, né scienza, né virtù».
Pierre-Joseph Proudhon
Nabokov, nel suo libro su Gogol’, ha provato a definire che cos’è il pošlost’, lo squallore dozzinale e smaccato in cui vivono i personaggi di quell’immenso scrittore dal cappotto del quale, diceva Dostoevskij, «noi tutti siamo usciti». Del pošlost’, emblema, sbirro e, insieme, incarnazione è Čičikov, l’ineffabile compratore di anime morte, cioè di quei defunti servi della gleba, per i quali il padrone continuava a pagare il testatico, procurando così loro una specie di fasulla sopravvivenza.
Non credo di proporre nulla di stravagante, suggerendo che Čičikovsia per noi il simbolo di coloro che oggi governano – o credono di governare – la vita degli uomini. Come Čičikov, essi manipolano e trafficano, infatti, anime ormai morte, la cui sola parvenza di vita è che pagano esse stesse il testatico e acquistano i beni di consumo che gli si dice di comprare.
Se poi queste anime siano veramente morte o se tali appaiano soltanto a coloro che li governano, non fa troppa differenza, dal momento che essenziale è che esse si comportino – e lo fanno così bene – come se fossero morte. «Sì, certo sono morti» dice Cicikov delle sue anime «ma d’altra parte che cosa si ricava dai vivi di oggi? Che razza di uomini sono?», e all’interlocutore che gli obietta che questi almeno sono vivi, mentre le sue anime sono soltanto una finzione, risponde sdegnato: «Una finzione? Ma proprio! Se solo li aveste veduti… vorrei proprio sapere dove trovereste una finzione simile».
È bene riflettere su che cosa sia un tale stato-pošlost’, in cui tutto è organizzato in ogni particolare presumendo di aver a che fare soltanto con delle anime morte, che occorre puntualmente registrare, contare, timbrare e orientare nella direzione voluta. Se qualche anima sfugge alla conta e risulta invincibilmente viva si provvederà, quando non sia necessario eliminarla, a isolarla o a respingerla nei margini. Un tale stato-pošlost’ ha, infatti, unicamente bisogno di anime morte e guai a chi si ostina a essere vivo, a non obbedire ai decreti televisivi e alle prescrizioni del cellulare che è stato provvidenzialmente inserito nella sua bara.
Eppure anche Čičikov non riesce a farla franca fino alla fine, chi ha comprato solo anime morte si ritrova in ultimo a mani vuote e solo con la fuga riesce a sottrarsi al castigo. Un giorno, anche se non si sa quando, le anime che si sono lasciate finallora trattare come morte bruscamente si desteranno e non è detto che questa volta Čičikov riuscirà a salvare la pelle.