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Le anime pacifiste

di Alessio Mannino - 06/03/2022

Le anime pacifiste

Fonte: Alessio Mannino

MONACO, I MONA NOSTRANI E LE ANIME PACIFISTE
Viene fatta circolare, come metro di paragone per liquidare i sostenitori del negoziato a oltranza come arrendevoli o, peggio, conniventi con Putin, la somiglianza tutta da dimostrare con la rivendicazione di Hitler nei confronti dei Sudeti, area sparsa ai confini della Cecoslovacchia abitata da popolazioni di lingua tedesca. Basta sapere un po' di Storia per accorgersi che si tratta di una manipolazione da bassa propaganda.
Nel 1938, dopo aver instaurato un regime dittatoriale in senso stretto (leggi liberticide fin nel 1933 con progressiva messa fuori legge dei partiti tranne il suo, il nazionalsocialista, legge sui pieni poteri nel 1934 con l'accorpamento delle figura di Cancelliere e Presidente nella nuova carica di Fuerher, Stato di polizia vero e proprio, Gestapo inclusa), dopo aver proceduto al riarmo e al cambio non simbolico del nome dell'esercito da Reichswehr a Whermacht (nonchè emanazione delle leggi razziali di Norimberga nel 1935), dopo aver varato il piano quadriennale per l'autosufficienza economica nel 1936 e nello stesso anno aver rimilitarizzato la zona industriale della Renania (che era di fatto sotto il controllo dei Francesi), e dopo aver celebrato le Olimpiadi con gran sfoggio di bandiere di tutti i Paesi del mondo, Hitler nel marzo 1938 aveva attuato l'annessione dell'Austria senza colpo ferire. Dopodichè rivolse lo sguardo ai Sudeti, sostenendo che la minoranza tedesca residente fosse oppressa (nella zona era attivo un partito nazista locale dipendente dalla Germania). Secondo il nostro Minculpop a giornali unificati, il Donbass rappresenterebbe il pretesto con cui Putin avrebbe giustificato l'escalation che lo ha portato all'aggressione dell'intera Ucraina. In sostanza, i Sudeti del neo-zar russo. Mentre coloro che sostengono la tesi del negoziato a oltranza con la Russia, sarebbero i nuovi Chamberlain e Daladier che si mostrarono cedevoli agli appetiti della svastica, in quella sciagurata Conferenza di Monaco del settembre del '38 che non non solo non evitò che Hitler incorporasse di lì a poco anche la parte ceca, decretando così la fine della Repubblica Cecoslovacca, ma pose le basi per la mossa successiva: l'invasione della Polonia, inizio della Seconda Guerra Mondiale. Ora, al netto della propaganda che anche Putin smercia quando parla di denazificazione tout court (ma non quando fa presente che in Donass c'era una guerra a più o meno bassa intensità da otto lunghi anni), bisogna tenere conto: primo, come ha magistralmente spiegato il professor Orsini della Luiss tosto redarguito e zittito dalla sua stessa zelantissima università, che Putin si muove nella logica delle linee rosse e delle sfere d'influenza esattamente come fanno tutte le grandi potenze Usa in primis, e non in quella dell'ideologia razziale che era propria di Hitler (il Grande Reich con tutti i tedeschi biologicamente tali al suo interno), per cui l'Ucraina neutrale, come in passato la Georgia, costituisce un limite invalicabile come fu Cuba per l'America; secondo, che la differenza che traccia un abisso oggettivo fra allora e oggi è che esiste quel minuscolo dettaglio che è il possesso di Mosca di un arsenale nucleare, il primo o il secondo al mondo. Fatto, questo, che cambia tutti i termini del discorso. Prima dell'ultima guerra mondiale semplicemente non c'era il pericolo di distruzione e autodistruzione dell'intera umanità a colpi di bombe atomiche. Ma a quanto pare, secondo i nostri finto-pacifisti con gli occhi iniettati di sangue, il deterrente nucleare che ha retto con l'Unione Sovietica e il Patto di Varsavia (oggi non più ricostituibile per assenza di quell'attrattore ideologico internazionale che era il comunismo, perciò, anche qui, attribuire alla Russia un sogno neo-staliniano è una fantasia proiettiva da Nato-fanatici, è irrealismo puro) non è più tale.
La pace negoziata sulla base di solidi interessi geopolitici, in questo contesto - repetita iuvant: IN QUESTO CONTESTO - non è arrendevolezza o idealismo da anime belle. E' l'unica opzione per evitare l'ipotesi fantascientifica, ma non troppo, di un massacro imparagonabile con il passato. Biden, perfino Biden che non è un'aquila ma che dietro ha pur sempre tutto il cucuzzaro di Pentagono, Cia e analisti assortiti, ne è perfettamente conscio ("o sanzioni o Terza Guerra Mondiale", modo chiaro per escludere la seconda). I nostri guerrafondai che hanno perso la trebisonda, come al solito più realisti del re e più atlantisti di un generale di estrema destra del Montana con taglio alla marine e pugnali delle SS nascosti nella credenza, no.
 Oggi il variegato mondo pacifista scende in piazza. E fa bene. Però ci sono posizioni diverse al suo interno. Ho fatto un approfondimento, titolato un po' troppo bellicosamente ma che devo dire non era scontato uscisse (ci sono opinioni dentro che per molto meno vengono cassate, su molti giornali, tanto che Flavio Lotti del Tavolo della Pace dice qui correttamente che "in Russia si arresta, in Italia si silenzia"), per mostrare che l'invio di armi deciso da governo riesce politicamente a dividere, o di netto (Cisl) o inducendo ad ammorbidire i toni (come mi ha detto Alex Zanotelli, che personalmente considero un grande).