Le carte della pace e il baro Zelensky
di Fabio Mini - 17/03/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
“Non è un gioco” ha balbettato Zelensky nel pieno del furore trumpiano mentre lo stava asfaltando con il suo “non hai le carte buone”, “non sei nelle condizioni di dettare alcunché” e “hai parlato fin troppo”.
Cercava di dire che la guerra è una cosa seria, come se il “gioco” della guerra non lo fosse. La guerra è un gioco in tutti i sensi meno in quello che Zelensky credeva: che sia una stupidaggine per divertire i bambini. Trump glielo ha spiegato meglio con il suo “stai giocando d’azzardo (gambling) con la Terza guerra mondiale”. Il gioco non è la metafora o l’allegoria della guerra, è la sua struttura fondante. La differenza fra i trastulli, i passatempi, i solitari e il gioco sta nei giocatori, negli strumenti e nella posta. Nel gioco della guerra gli attori sono gli Stati, gli strumenti sono le risorse (umane e materiali) la posta è la vita o la morte dello Stato e delle popolazioni. Se Zelensky dimostra di non sapere a che gioco sta giocando, chi siano i giocatori e che cosa comporti la vittoria o la sconfitta non può lagnarsi del fatto che Trump glielo spieghi. Ogni gioco ha le sue regole e la stessa teoria scientifica “dei giochi” è valida solo a certe condizioni. La prima e più importante è quella della Razionalità dei contendenti. Poi i giochi possono essere a somma zero oppure diversa da zero, e i giocatori più o meno cooperativi, ma il criterio della razionalità è fondamentale.
Sono stati assegnati ben undici premi Nobel per gli studi sui giochi, ovviamente non per la pace, senza contare i grandi studiosi che se ne sono occupati dal Cinquecento al Novecento. Inoltre, ben 2.500 anni prima, gli strateghi cinesi denunciavano l’inefficacia dei vaticini e delle divinazioni rispetto ai calcoli. Tuttavia una costante mai smentita del gioco è la possibilità di barare. Il baro è colui che agisce intenzionalmente al di fuori o addirittura contro le regole e che impedisce il regolare svolgimento del gioco. Al tavolo da gioco il baro ha spesso un compare che lo aiuta sbirciando le carte degli altri o passandogli le carte vincenti. Fuori dal tavolo c’è sempre un’avvenente e provocante entraîneuse o ballerina che si aggira fra i giocatori distraendoli, sbirciando le loro carte e suggerendo mosse sbagliate. Di questi tempi il “gioco” della guerra è diventato talmente irrazionale che si sospetta ci sia fra i giocatori qualcuno che bara, che il luogo dello scontro politico sia una bisca frequentata da bari e compari, ballerine e comari. In Medio Oriente forse barano Israele, Iran, Turchia e Hamas con le rispettive comari americane, russe e arabe. La ballerina è comunque francese e si aggira tra i giocatori con una pietosa danza del ventre che in realtà è solo mal di pancia. In Europa tutti si scagliano contro Trump e Putin per il gioco pesante che stanno facendo ai danni dell’Ucraina.
A guardar bene è comunque ancora un gioco con le sue strategie, trappole, inganni e bluff: hanno le carte da giocare e se le giocano. Eppure tra i giocatori qualcuno bara. Trump è arrivato al tavolo dopo che il suo predecessore aveva largamente barato su tutto. Dai motivi della guerra agli strumenti. Aveva trasformato la guerra tra Russia e Ucraina in una guerra tra l’intero Occidente e la Russia. Ha fornito armi e soldi senza curarsi di come venivano impiegati portando così la sua guerra in Europa e l’Ucraina al collasso, ha fatto della Casa Bianca una bisca frequentata da giocatori, guardoni e danzatrici. È stato scoperto e allontanato in malo modo dal tavolo e dalla bisca con il dispiacere di nani e ballerine che da lui ricevevano laute mance. Paradossalmente, Trump ha portato la bisca in televisione raddrizzando il gioco e rendendolo più trasparente anche nei suoi trucchi. La posta è molto ricca e Trump vuole le risorse ucraine ma soprattutto vuole che sia l’Europa a pagare i costi della guerra, vuole tenere lontano il conflitto strategico con la Russia per affrontare la Cina. Ha le migliori carte in mano e se le sta giocando bene o male, si vedrà. La Russia ha barato per tre anni con la storia dell’operazione speciale: era una guerra vera e propria giocata al risparmio sopravvalutando l’intelligenza e la razionalità americana e della Nato. Tre anni di guerra per conquistare pochi territori tenendo la comare cinese fuori dal conflitto, silenziosa e discreta, ma onnipresente.
Trump ha anche aperto altre bische in Medio Oriente e nella Russia stessa, ma con lui e i suoi al tavolo la Russia non bara più. Si limita a giocare a carte coperte perché fidarsi è la prima trappola da evitare. Tuttavia non nasconde che fra le diverse opzioni disponibili il cessate il fuoco non è il fine ma il mezzo alternativo alla guerra per ottenere ciò che veramente vuole. Alternativo, non sostitutivo, poiché ha ancora diverse buone carte da giocare. Sul terreno ha sconfitto l’Ucraina e dispone di strumenti, tra cui quelli aerei, missilistici, convenzionali speciali e nucleari, con i quali intervenire in caso di fallimento dei negoziati e prosecuzione della guerra. La Russia vuole i territori dei russofoni occupati, la Nato lontana dai suoi confini e l’Ucraina neutrale o neutralizzata, ma conserva la carta negoziale di rinunciare all’annessione dei quattro oblast ucraini purché siano riconosciuti come Stati indipendenti e neutrali. Per adesso sta giocando la carta delle relazioni con Trump che potrebbe risolvere la parte più importante del conflitto: l’assetto della sicurezza in Europa, e non bara quando dice che la sua sicurezza è anche quella dell’Europa. La sua ultima carta potrebbe essere l’attacco di forza che porti alla capitolazione definitiva dell’Ucraina e alla catastrofe europea. L’Ucraina si trova in una situazione disperata, ha barato per tre anni seguendo i suggerimenti e le imposizioni americane ed europee, ha perso territori e forze armate, ha perso popolazione e risorse, ha perso credibilità. Eppure il cipiglio internazionale del suo presidente non è cambiato. Forse è proprio lui a continuare a barare con gli altri ma soprattutto con sé stesso. Un po’ perché “barando s’impara solo a barare” e un po’ perché la terribile situazione in cui si trova il Paese e l’incertezza degli sviluppi negoziali lo costringono a barare. Si dice disposto alla tregua facendo credere che la delegazione americana abbia sposato le sue richieste. Non è così, la delegazione non ha concluso né avviato nulla, ha riportato le richieste ucraine ai russi senza nemmeno considerarle come base di discussione. Dice di volere la pace giusta e sta facendo di tutto per indurre Mosca a uscire dal negoziato con gli americani e continuare la guerra sperando nel loro aiuto. Sta ricattando gli europei con la falsa carta della minaccia russa a tutto il continente, sta illudendo i suoi cittadini sulla volontà di continuare la guerra fino alla vittoria, quando l’ha già persa, sta approfittando di un consenso elettorale ottenuto nel 2019 con una campagna che prometteva la fine della guerra in Donbass, il negoziato con la Russia e la neutralità ucraina: esattamente tutto ciò che avrebbe evitato la guerra e la sconfitta.
Ma chi sta veramente compromettendo l’intero gioco alla sua base, la Razionalità, è proprio quella Europa che ha alternato al tavolo compari francesi, inglesi e tedeschi che con le loro fregole individualiste cambiavano continuamente le regole del gioco peggiorando ogni volta la situazione ucraina e quella dell’intero continente. La Nato e l’Unione Europea da baiadere di Biden si sono separate e adesso mentre la prima si è messa in disparte per assecondare il gioco di Trump, la seconda ha aperto una propria bisca clandestina ed eversiva. Circondata da avvenenti e bellicose danzatrici nordiche, l’Unione crede ancora di poter ospitare bari e compari e distrarre i giocatori con la bellezza delle forme e l’intelligenza del pensiero. In realtà del cervello mostra la vacuità e del proprio corpo espone con imbarazzante generosità il volto rugoso e imbellettato, le cosce aggrinzite e il seno cadente come quello di una vecchia comare di bordello. Sta ancora maneggiando carte false come l’aiuto irrealistico e irrazionale alla continuazione della guerra, il riarmo generalizzato spacciato per deterrenza (quando invece può soltanto accelerare l’escalation), la disponibilità di autorità, competenza e capacità finanziarie e militari che non possiede e la realizzazione di altri ostacoli al “regolare” svolgimento del gioco. Di fatto, la nuova biscazziera con le sue ballerine sta facendo una cosa che nessun baro, compare o comare può permettersi: farsi scoprire. Carabinieri e Finanza sono già pronti ad arrestarli e gli altri giocatori a linciarli.