Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le chiese vuote e la sfida islamica

Le chiese vuote e la sfida islamica

di Massimo Fini - 22/08/2024

Le chiese vuote e la sfida islamica

Fonte: Massimo Fini

In un bel pezzo su Repubblica (29.07) intitolato “la chiesa sbiadita non guida più gli italiani” Ilvo Diamanti nota come il magistero spirituale della Chiesa sia sempre più debole nel nostro Paese. In realtà il processo è in atto da molto tempo e non riguarda certamente solo l’Italia ma l’intero mondo occidentale. Il pregio dell’articolo di Diamanti è di darci alcuni dati Istat e di Demos & Pi basati quindi non su un’impressione, peraltro assai diffusa, ma su dati statistici: meno del 20 per cento fra gli italiani va a messa regolarmente ogni settimana, l’insegnamento della chiesa è ritenuto molto importante solo dal 15 per cento e fra gli under 30 il dato scende al 5 per cento.
Quando alla fine dell’Ottocento Friedrich Nietzsche proclama la “morte di Dio” constata in realtà, sia pure con un certo anticipo, che il senso religioso e del sacro sta morendo nel mondo occidentale, come diventerà evidente nel Novecento. La religione verrà sostituita dalle ideologie, ma oggi anche le ideologie sono in crisi perché, si tratti di Occidente o di Cina, nonostante i feroci scontri geopolitici in atto, il modello di sviluppo che si è affermato è quello capitalista come del resto anche tutto il filone che deriva dal pensiero di Marx.
Un mondo totalmente materialista genera, per forza di cose, dei contraccolpi di segno contrario. E poco importa che in molti paesi la religione Cattolica sia ufficialmente la più diffusa. Prendiamo la Francia. La Francia è laica per definizione poiché la sua cultura deriva direttamente dalla Rivoluzione che fece piazza pulita della convinzione che i Re fossero tali per “diritto divino” (la decapitazione di Luigi XVI è emblematica in questo senso) ma, a parte questo il francese è troppo influenzato dal pensiero di Cartesio per poter credere in qualcosa di irrazionale come la religione. Tanto che la Francia ha fatto del laicismo una specie di religione di Stato, cioè una religione di segno contrario, e del resto basta aver seguito una messa in qualche chiesa d’oltralpe per capire che il francese è una lingua inadatta alla religione.
Il problema della chiesa Cattolica di oggi (per quella ortodossa il discorso è, sia pur leggermente, un po’ diverso) è che non è riuscita ad intercettare questi contraccolpi. La Chiesa, nel tentativo di non perdere il contatto con i fedeli, ha cavalcato la Modernità invece che prenderne le distanze. Tipico è il caso del pontificato di Wojtyla, che è stato percepito come un Pontefice politico, perché a lui si attribuisce il merito di aver dato la spallata decisiva al comunismo e aver favorito, insieme alla Germania, l’indipendenza della cattolica Croazia, indipendenza che darà poi origine a tutte le guerre slave a svantaggio della Serbia sì comunista ma ortodossa. Ma il peggio è che Papa Wojtyla ha utilizzato tutti i mezzi pubblicitari del mondo moderno, TV (la presenza, sia pure a distanza, nel salotto di Vespa), jet, viaggi spettacolari, creazioni di eventi, concerti, papamobile, papaboys fino alla sua troppo esibita agonia. Se è vero quello che dice McLuhan e cioè che “il mezzo è il messaggio” Wojtyla ha finito per immedesimarsi nella Modernità. Sulla stessa linea mi pare si sia messo Papa Bergoglio coi sui modi da “piacione” e il desiderio di essere accettato da tutti (un intermezzo in questa deriva è stato il pontificato di Ratzinger, una figura più spirituale, il quale, quando era ancora cardinale, aveva affermato che “il Progresso non ha migliorato l’uomo nè la società e si prospetta come un pericolo per la stessa sopravvivenza del genere umano”). Insomma Wojtyla raggiunse l’apogeo della popolarità mondana a scapito del messaggio spirituale (in fondo la ragione in ditta della Chiesa è la cura delle anime, non la politica).
Ma poiché le esigenze spirituali sono consustanziali all’essere umano le persone si sono rivolte altrove, al buddismo, all’islamismo, all’esoterismo, all’occultismo, al satanismo e perfino all’astrologia.
Di particolare importanza, visto il periodo che stiamo vivendo, è il raffronto con l’Islam. Ho assistito a Teheran, quando c’era ancora Khomeyni, alla “preghiera del Venerdì”. Io non appartengo a nessuna religione, ma quel giorno mi sono emozionato per la forza della loro emozione che non trovi in nessuna chiesa europea dove, a parte il rito stanco e vagamente scaramantico della messa della domenica, in chiesa ci sono solo una decina di vecchie strapenate terrorizzate dalla vicinanza della morte.
La forza degli islamici, e non è necessario essere Isis o dei radicali, è che credono in qualcosa. Noi non crediamo più a nulla, crediamo al dentifricio che “sbianca più bianco”, cioè alla pubblicità, al marketing, ai prodotti materiali, in definitiva al modello di sviluppo che promettendo la felicità universale ci ha resi, per ciò stesso, infelici (e lasciamo perdere qui, per pietas, l’enorme crescita dell’uso e abuso di stupefacenti che vuol dire semplicemente che le persone, ricche o povere che siano, non stanno bene nella propria pelle, insomma questo modello è riuscito nell’impresa di far star male anche chi sta bene). In questo contesto è facile capire che sarà l’Occidente, nonostante il suo strapotere militare, economico, tecnologico e politico, a perdere la partita.