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Le relazioni segrete di Paesi musulmani con Israele

di Salvo Ardizzone - 30/11/2017

Le relazioni segrete di Paesi musulmani con Israele

Fonte: Il Faro sul Mondo

Una dozzina di Paesi musulmani hanno legami segreti con Israele, a dichiararlo è l’inviato israeliano all’Onu Danny Danon. In un’intervista resa al media israeliano Ynet, Danon ha detto che malgrado il rifiuto ufficiale a riconoscere Tel Aviv, molti Stati intrattengono relazioni per la convenienza che ne deriva ai loro Governi.

Il fatto che l’entità sionista si vanti di rapporti clandestini con Stati arabi e musulmani non è una novità: a inizio mese il ministro israeliano Yuval Steinitz ha rivelato che Israele ha contatti segreti con l’Arabia Saudita, motivandoli con interessi condivisi, in primis l’opposizione all’Iran.

Nella sua intervista alla Israeli Army Radio del 19 novembre, Staeinitz ha dichiarato che i contatti con diversi Paesi arabi sono dettati dalla comune ostilità all’Iran dei loro Governi, che è visto come un pericolo per il sistema di potere dei loro gruppi dirigenti, tuttavia per il momento essi preferiscono mantenere segreti i rapporti.

A conferma di quanto detto, il quotidiano libanese al-Akhbar ha pubblicato una lettera segreta del ministro degli Esteri saudita al-Jubeir al principe ereditario Mohammed bin Salman, contenente un piano per la normalizzazione dei rapporti con Israele, malgrado i forti contraccolpi nell’opinione pubblica musulmana; una bozza basata sull’accordo di partnership con gli Usa, discussa con il Segretario di Stato Tillerson.  Da notare che al-Jubeir si riferiva ad Israele come a uno Stato, malgrado ufficialmente nessuno dei membri della Lega Araba lo faccia, ad eccezione di Egitto e Giordania che con l’entità sionista hanno stipulato una pace.

La leadership israeliana è consapevole che le nazioni arabe non sono ancora pronte a riconoscere Israele, perché temono una forte reazione popolare; motivando il perché molti Governi musulmani, malgrado lo vogliano fortemente, non aprano relazioni ufficiali con Tel Aviv, il Ministero della Difesa israeliano ha dichiarato che essi hanno paura delle loro opinioni pubbliche, che considerano il regime sionista un loro nemico e il principale problema della regione.

Una spiegazione ripresa dal ministro degli Esteri Avigdor Liberman in un’intervista a Channel 9, dove ha dichiarato che molti Paesi arabi non sono pronti a un’alleanza con Israele perché hanno paura della propria popolazione.

Le nazioni musulmane hanno sempre considerato l’entità sionista come un regime illegale insediatosi nella Palestina, una delle terre più sante dell’Islam; nessun musulmano è disposto a scendere a compromessi su quella terra, ma Tel Aviv e i suoi alleati hanno trovato una soluzione per costringere molti Governi arabi a farlo.

A spiegarlo è ancora Lieberman dicendo che quando i leader arabi cominceranno a preoccuparsi per il loro potere e temere l’Iran più della loro popolazione, allora stringeranno un’aperta collaborazione con Israele. È da anni che Tel Aviv, con l’aiuto dei suoi alleati occidentali, diffonde la paura dell’Iran fra i Paesi musulmani sunniti, per convincerli che l’Iran sciita è la minaccia peggiore per i loro interessi.

Da molto tempo i media del soft-power Usa insieme a quelli in lingua araba controllati dall’Arabia Saudita, hanno lanciato una guerra psicologica contro l’Iran sostenendo che esso sta guidando un asse sciita allo scopo di dominare il mondo musulmano sunnita.

La martellante campagna ispirata dai politici israeliani e occidentali, che ha dipinto la Repubblica Islamica come il principale nemico delle nazioni sunnite, ha riscosso successo fra i governanti di molti Paesi musulmani; adesso gli israeliani ritengono maturo il momento per scatenare lotte intestine fra musulmani, nel tentativo di sbarazzarsi così dei propri nemici.

A inizio di novembre, il capo di stato maggiore delle Forze Armate Israeliane, generale Gadi Eisenkot, in un’intervista al media saudita Elaph ha dichiarato che Israele era pronto a condividere informazioni che riguardano l’Iran con Paesi arabi, Riyadh in testa, sottolineando che la posizione del Presidente Usa Trump ha aperto la possibilità di costruire un’alleanza regionale contro l’Iran.

Il motivo dell’accelerazione impressa da Israele a partire da novembre è evidente: le vittorie dell’Asse della Resistenza in Siria ed Iraq, e le crescenti difficoltà dell’aggressione saudita in Yemen, hanno mutato gli equilibri regionali suscitando le paure delle petromonarchie e dei gruppi di potere che governano diversi Stati ad esse legati. Un’alleanza fra essi e Tel Aviv, nel tentativo di mantenere i vecchi sistemi di dominio e sfruttamento sulla regione prima che la Resistenza li spazzi via definitivamente, è l’unica via che essi intravedono per mantenere i propri privilegi.