Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Lo sconto agli immigrati facciamolo su tutta la cultura

Lo sconto agli immigrati facciamolo su tutta la cultura

di Marco Tarchi - 18/02/2018

Lo sconto agli immigrati facciamolo su tutta la cultura

Fonte: Panorama

Che l’enorme pressione migratoria che grava sull’Italia (e non solo) con tutte le sue inquietanti con seguenze sia ormai diventato il primo dei problemi che preoccupano la pubblica opinione, non c’era
bisogno che venissero tragicamente a ricordarcelo i fatti di Macerata. Che sulla questione si stiano
esercitando due opposte retoriche demagogiche, è altrettanto fuori discussione, anche se, accanto al «ricatto della paura» messo in atto dalle esagerazioni degli xenofobi, bisognerebbe evidenziare il simmetrico «ricatto della commozione e della compassione» esercitato dal fronte filo-immigrazione per derubricare a fatti di secondaria importanza le ricadute delittuose che l’afflusso incontrollato e massiccio di estranei nel tessuto di una società nazionale consolidata comporta. Brandendo da
un lato le immagini del «piccolo Aylan» e dall’altro quello di spacciatori, stupratori e omicidi venuti da lontano, la questione non si risolve. Né contribuisce a rischiararne i contorni l’utilizzo strumentale dei dati statistici, che spesso vengono sciorinati per dimostrare che i flussi migratori
sono in calo, tacendo che gli arrivi registrati si accumulano su quelli degli anni precedenti, aggravando di continuo il fenomeno.
Tutto ciò premesso, sottolineare che l’insofferenza di molti comuni cittadini alla situazione ha validi motivi e denunciare l’inerzia di una classe politica incapace di correggerla è più che lecito. Chi
si propone di reagire deve tuttavia elaborare proposte convincenti e trasportabili un domani nella realtà concreta, non mulinare fendenti contro fantocci messi in
piedi per l’occasione.
Questo invece sembra il caso della polemica montata dal partito di Giorgia Meloni, con tanto di minacce - prima profferite, poi smentite - di licenziamento da parte di un ipotetico futuro governo di centrodestra, contro il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco, reo di aver ideato uno sconto sul biglietto d’ingresso per i visitatori capaci di parlare la lingua araba.
Che l’iniziativa appaia più come una brillante trovata di marketing che, come l’interessato vorrebbe, di una «apertura ai nuovi italiani», è un fatto, confermato dalla stessa pagina web del museo, che promette ai visitatori arabofoni di «trovare radici, identità e orgoglio» nel patrimonio culturale nubiano e nilota.
Contestarla perché discriminerebbe gli italiani autoctoni, però, è una sciocchezza. Attirare un pubblico estraneo verso iniziative culturali che si tengono sul nostro suolo è un modo per favorire un dialogo fra culture rispettoso delle reciproche identità.
Tutto il contrario di quel melting pot omologante, all’insegna di un consumismo apolide e globalista, attraverso cui oggi si vorrebbe ridisegnare il destino dell’umanità, facendo piazza pulita di tradizioni, costumi, storie locali. Chi, a buon diritto, vede nell’immigrazione di massa più una
minaccia che una risorsa, dovrebbe essere il primo a rendersene conto, e a puntare la mira verso bersagli più sensati.