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Lo Stato Profondo aveva puntato tutto sull’eliminazione di Trump, e ora?

di Finian Cunningham - 25/07/2024

Lo Stato Profondo aveva puntato tutto sull’eliminazione di Trump, e ora?

Fonte: Come Don Chisciotte

È andata malissimo per lo Stato Profondo. Sbarazzarsi di Donald Trump utilizzando un assassino solitario il 13 luglio avrebbe fatto pendere la gara presidenziale a favore di Joe Biden.

Ma non ha funzionato. E, dal punto di vista dello Stato Profondo, non poteva andare peggio. Trump se l’è cavata con un un graffio ad un orecchio e un’iconica opportunità fotografica che lo ha trasformato in un eroe americano, dandogli la spinta per riprendersi la Casa Bianca. Questo slancio politico ha finalmente costretto Biden a gettare la spugna, visto che la sua fragilità non può competere con l’energica campagna elettorale di Trump.

Gli attori chiave dell’establishment statunitense – lo Stato Profondo dell’impero – hanno fatto una scommessa per necessità. Trump non è il loro genere di persona. Ha parlato troppo di porre fine al lucroso racket della guerra in Ucraina contro la Russia. Ci sono però troppi interessi personali che spingono per il mantenimento di questa guerra per procura. Non si tratta solo di profitti per il complesso militare-industriale e per Wall Street. Si tratta anche di affrontare geopoliticamente la Russia per preservare l’egemonia statunitense.

L’opposizione dichiarata di Trump al racket e la sua promessa di porre immediatamente fine al conflitto in caso di elezione a novembre lo hanno messo nel mirino.

C’è una stretta somiglianza con il caso di John F. Kennedy. JFK era contrario all’intensificazione della guerra per procura contro l’Unione Sovietica in Vietnam e, più in generale, voleva un ridimensionamento della Guerra Fredda. La sua opposizione agli enormi interessi acquisiti dello Stato Profondo aveva portato all'”azione esecutiva” di Dallas, il 22 novembre 1963.

Il libro di James Douglass, JFK and the Unspeakable: Why He Died and Why It Matters, è probabilmente il miglior resoconto di quello che era stato un efferato omicidio da parte dello Stato americano e un colpo di Stato contro un presidente eletto, un libro che, una volta compreso, cambia per sempre la visione della politica americana.

Come nel caso dell’attentato a Trump a Butler, in Pennsylvania, anche a Dallas c’era l’apparente circostanza di un tiratore solitario. A differenza di Thomas Matthew Crooks, che ha sparato diversi colpi contro Trump, non era stato il ventiquattrenne Lee Harvey Oswald a sparare contro JFK mentre attraversava in un’auto scoperta la Dealey Plaza. Oswald era stato solo un capro espiatorio scelto dallo Stato Profondo per coprire i veri assassini – diverse squadre di cecchini dispiegate quel giorno dallo Stato Profondo.

Nel caso del ventenne Crooks, anche lui è un capro espiatorio, ma la differenza è che gli è stato permesso di entrare in un luogo di massima sicurezza e di sparare qualche colpo prima di essere eliminato.

Come l’Oswald opportunamente ucciso, i morti non parlano. Quindi non sapremo mai fino a che punto Crooks sia stato aiutato per riuscire ad eludere gli agenti di polizia e i servizi segreti e salire su un tetto per sparare a Trump.

Come nel caso di JFK, l’insabbiamento è già iniziato. In mezzo a furiose critiche di incompetenza, il Dipartimento di Sicurezza Nazionale e l’FBI stanno indagando sugli eventi che hanno portato al tentato assassinio. Come si fa a credere che organizzazioni complici e coinvolte nel fatto indaghino correttamente su se stesse? Non possono – e non lo faranno, per definizione.

Dopo l’uccisione di Kennedy, la Commissione Warren aveva indagato sugli eventi di Dallas. La commissione era presieduta da Allen Dulles, ex direttore della CIA, la stessa agenzia che era stata coinvolta nell’assassinio di JFK. Prevedibilmente, la Commissione Warren aveva prodotto un rapporto che attribuiva l’assassinio a Lee Harvey Oswald, che [ovviamente] aveva fatto tutto da solo. Il fatto che i media statunitensi abbiano acconsentito per 60 anni a questo insabbiamento farsesco dimostra la profondità della propaganda, del lavaggio del cervello e la farsa del cosiddetto “giornalismo indipendente”.

Per quanto riguarda Trump, invece, gli uomini dello Stato Profondo sono diventati negligenti. Invece di usare tiratori professionisti, per sparare hanno usato un ragazzo che, a detta di tutti, non era un gran tiratore, anche se il suo fucile semiautomatico era l’arma migliore per il lavoro.

Ora lo Stato profondo ha un problema ancora più grosso. Lo scampato pericolo di Trump lo ha elevato a icona, con il volto insanguinato e il pugno di sfida in aria. La rabbia dell’opinione pubblica per il solo fatto di sospettare che lo Stato Profondo abbia compiuto un’azione scellerata ha dato alla sua campagna presidenziale una spinta senza precedenti. Anche tra gli elettori incerti, il disprezzo per l’establishment statunitense potrebbe giocare a favore di Trump.

Contro l’energica campagna di Trump, Biden ha dovuto ritirarsi. La sua demenza, messa in evidenza nel dibattito televisivo del 27 giugno, stava già causando il panico tra i funzionari e gli sponsor del Partito Democratico. Contro un eroico sopravvissuto a un assassinio, Biden non aveva alcuna possibilità.

In questa fase avanzata, è dubbio che i Democratici troveranno un candidato valido contro Trump. Biden ha appoggiato la sua vicepresidente, Kamala Harris, ma il suo mediocre profilo non è certo un biglietto vincente. La Convention nazionale democratica si terrà solo il 19 agosto, quando verrà ufficialmente nominato un candidato. Allora mancheranno solo due mesi alle elezioni del 7 novembre.

I Democratici sono diventati il veicolo scelto dallo Stato Profondo per perseguire le guerre e la proiezione di potenza imperiale degli Stati Uniti.

Trump è troppo anticonformista per l’agenda imperiale. Anche il suo compagno di corsa alla vicepresidenza, il senatore JD Vance, ha espresso una forte opposizione alla guerra per procura in Ucraina. Il candidato repubblicano afferma che costringerà il regime di Kiev ad avviare negoziati con la Russia per trovare una soluzione di pace alla guerra che dura da due anni e mezzo. Vance ha proposto che l’Ucraina accetti la richiesta della Russia di non entrare mai nell’alleanza della NATO.

Le elezioni americane si stanno trasformando in un grosso problema per lo Stato Profondo. Aveva scommesso sulla sconfitta di Trump, ma ha finito per spingerlo alla Casa Bianca. Il lucroso racket della guerra in Ucraina e la resa dei conti geopolitica contro la Russia sono ora in pericolo.

Senza dubbio, gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso una crisi senza precedenti, come non si vedeva dai tempi della Guerra Civile.

 

Fonte: strategic-culture.su
Link: https://strategic-culture.su/news/2024/07/23/deep-state-bet-farm-on-taking-trump-out-now-what/
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org