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Lo Stato Profondo, da JFK a Trump

di Ray McGovern - 01/11/2017

Lo Stato Profondo, da JFK a Trump

Fonte: Aurora sito

Kennedy e Allen Dulles

Era l’estate 1963, quando un alto funzionario della direzione operativa della CIA trascinò la nostra classe di Junior Officer Trainee (JOT) in una sfrenata battaglia contro il presidente John F. Kennedy, accusato tra l’altro di codardia per aver rifiutato di mandare le forze armate statunitensi a salvare i ribelli cubani inchiodati nell’invasione della CIA sulla Baia dei porci, soffocando la possibilità di cacciare dal potere il leader comunista di Cuba Fidel Castro. Sembrava strano che un funzionario della CIA pronunciasse tali critiche su un presidente in carica nel corso di formazione di chi era stato scelto come futuro dirigente della CIA. Mi ricordo di aver pensato: “Questo è sconvolto; avrebbe ucciso Kennedy, data la possibilità”. Il nostro docente speciale era simile a E. Howard Hunt, ma più di mezzo secolo dopo non posso essere sicuro che fosse lui. Le nostre note di tale formazione/indottrinamento furono classificate e mantenute sotto chiave. Alla fine del nostro orientamento JOT, i dirigenti dell’agenzia dovettero fare la scelta fondamentale tra l’adesione alla direzione per l’analisi o la direzione delle operazioni in cui i funzionari dirigono le spie e organizzano i cambi di regime (come chiamavano il processo per rovesciare governi). Scelsi la Direzione per l’analisi e, una volta entrato nella nuova sede di Langley, Virginia, mi sembrò strano che i tornelli da stadio impedissero agli analisti di andare sul “lato operativo della casa” e viceversa. La verità ci fu detta, non fummo mai una famiglia felice. Non posso parlare per i miei colleghi analisti agli inizi degli anni Sessanta, ma non mi accorsi mai che gli operatori dall’altro lato dei tornelli potessero assassinare un presidente, il presidente che osò fare qualcosa per il Paese, ciò che portò molti di noi a Washington, in primo luogo. Ma, salvo l’emergere di un coraggioso patriota come Daniel Ellsberg, Chelsea Manning o Edward Snowden, non mi aspetto di vivere abbastanza a lungo per sapere chi orchestrò l’assassinio di JFK. Eppure, in un certo senso, queste particolarità sembrano meno importanti di due gravi lezioni apprese: 1) Se un Presidente può affrontare la forte pressione dell’élite al potere e cerca la pace cogli stranieri percepiti nemici, allora tutto è possibile. Il buio sull’omicidio di Kennedy non dovrebbe oscurare la luce di questa verità fondamentale; e 2) esistono molte prove indicare l’esecuzione dello Stato di un presidente disposto ad assumere enormi rischi per la pace. Mentre nessun presidente post-Kennedy può ignorare tale dura realtà, resta possibile che un futuro presidente con la visione e il coraggio di JFK possa cercare tale probabilità, in particolare con l’impero USA che si disintegra e dal crescente malcontento interno. Spero di esserci il prossimo aprile, alla fine dei 180 giorni per il rilascio dei rimanenti documenti su JFK. Ma, in assenza di un cortese segretario, non sarei sorpreso di vedere ad aprile sul Washington Post un titolo simile a quello di sabato: “File JFK: la promessa di rivelazioni sventata da CIA e FBI“.

La nuova dilazione è il fatto
Avreste pensato che 54 anni dopo l’assassinio di Kennedy per le strade di Dallas, e dopo aver saputo del quarto di secolo di scadenza presunta per il rilascio dei file JFK, che CIA ed FBI abbiano bisogno di altri sei mesi per decidere quali segreti ancora nascondere? Il giornalista Caitlin Johnstone fa centro sottolineando che la più grande rivelazione del rilascio limitato della scorsa settimana dei file JFK è “il fatto che FBI e CIA hanno ancora disperatamente bisogno di tenere segreto qualcosa accaduto 54 anni fa“. Ciò che è stato rilasciato il 26 ottobre è una piccola frazione di ciò rimasto segreto negli archivi nazionali. Per scoprirlo, è necessario apprezzare la tradizione politica statunitense da 70 anni, che andrebbe chiamata “paura degli spettri”. Che CIA ed FBI stiano ancora scegliendo ciò che dovremmo vedere riguardo chi uccise John Kennedy sembra insolito, ma c’è un precedente. Dopo l’assassinio di JFK, il 22 novembre 1963, l’ammanicato Allen Dulles, che Kennedy aveva licenziato da direttore della CIA dopo la scottatura della Baia dei Porci, si nominò alla Commissione Warren e guidò l’indagine dell’omicidio di JFK. Diventando capo de facto della Commissione, Dulles era perfettamente disposto a proteggere se stesso e accoliti se alcuni commissari o investigatori fossero stati tentati d’interrogarsi se Dulles e CIA avessero avuto un ruolo nell’assassinio di Kennedy. Quando alcuni giornalisti indipendenti soccombettero a tale tentazione, furono immediatamente designati, indovinate, “cospirazionisti”. E così rimane la grande domanda: Allen Dulles ed altri della CIA “sequestrarono” l’assassinio di John Kennedy e la successiva insabbiatura? A mio avviso e vedendo molti esperti investigatori, la migliore dissezione delle prove sull’omicidio appare nel libro di James Douglass del 2008, JFK e l’Innominabile: Perché è morto e per cosa. Dopo l’aggiornamento e l’allestimento di prove abbondanti, ed ulteriori interviste, Douglass conclude che la risposta alla grande domanda è Sì. La lettura del libro di Douglass oggi può aiutare a spiegare perché tanti dati sono ancora trattenuti, anche in forma ridotta, e perché anzi non potremo mai vederli nella loro interezza.

Truman: il Frankenstein della CIA?
Quando Kennedy fu assassinato, all’ex-presidente Harry Truman, come a molti altri, avranno ricordato che i decaduti Allen Dulles ed accoliti avrebbero potuto cacciare un presidente che ritenevano morbido verso il comunismo e contrario allo Stato profondo dell’epoca. Per non parlare del vendicativo desiderio di ritorsione per la risposta di Kennedy al fiasco della Baia dei Porci. (Paragoni col licenziamento di Allen Dulles e altri epigoni della CIA e dello Stato profondo, per quel fiasco, non ce ne sono). Esattamente un mese dopo la morte di John Kennedy, il Washington Post pubblicò un opuscolo di Harry Truman intitolato “Limitare il ruolo della CIA nell’intelligence“. La prima frase dice: “Penso che sia necessario esaminare nuovamente scopo ed operazioni della nostra Agenzia d’Intelligence Centrale“. Stranamente, l’articolo apparve solo nell’edizione iniziale del Post del 22 dicembre 1963. Fu poi escluso dalle edizioni successive e, nonostante l’autore fosse il presidente responsabile della costituzione della CIA nel 1947, l’articolo fu ignorato da tutti i media. Truman credeva chiaramente che l’agenzia di spionaggio seguisse ciò che pensava fosse una via inquietante. Iniziò sottolineando “il motivo originale per cui ritenni necessario organizzare questa Agenzia… e ciò che mi aspettavo facesse“. Sarebbe stata “incaricata di raccogliere tutte le segnalazioni d’intelligence da ogni fonte disponibile e questi rapporti mi giunsero come Presidente senza trattamento od interpretazioni del Dipartimento“. Truman passò rapidamente a una delle cose principali che chiaramente lo disturbavano, scrivendo “la cosa più importante era badare alla possibilità che l’intelligence venisse usata per influenzare o portare il presidente a decisioni sbagliate“. Non fu difficile vedervi un riferimento a come uno dei primi direttori dell’agenzia, Allen Dulles, cercò d’ingannare il presidente Kennedy per inviare forze statunitensi a salvare il gruppo di invasori finito sulla spiaggia della Baia dei porci nell’aprile 1961, senza alcuna possibilità di successo, senza il rapido impegno del supporto aereo e terrestre statunitense. La decisione del presidente Kennedy, presidente allora novizio, fu sostenuta da una “analisi” rosea che mostrava come questa puntata sulla spiaggia avrebbe suscitato una rivolta popolare contro Fidel Castro.Appoggiarsi sulla Baia dei porci
Allen Dulles si sentì offeso quando il giovane presidente Kennedy, entrando in carica, ebbe la temerità di mettere in discussione i piani della CIA per la Baia dei Porci, avviati dal presidente Dwight Eisenhower. Quando Kennedy chiarì che non avrebbe approvato l’uso delle forze da combattimento statunitensi, Dulles si spinse, con fiducia suprema, a costringere il presidente ad inviare truppe statunitensi in soccorso. Le note macchiate di caffè scritte da Allen Dulles furono scoperte dopo la morte e riportate dallo storico Lucien S. Vandenbroucke. Nelle sue note, Dulles spiegava che “quando le carte saranno sul tavolo“, Kennedy sarebbe stato costretto dalla “realtà della situazione” a concedere qualsiasi supporto militare “piuttosto che far fallire l’impresa“. L'”impresa” che per Dulles non poteva fallire era, ovviamente, il rovesciamento di Fidel Castro. Dopo aver montato parecchie operazioni fallite per assassinare Castro, questa volta Dulles intendeva prenderlo, con poca o nessuna attenzione su come i protettori di Castro a Mosca potessero reagire infine. (L’anno successivo i sovietici installarono missili nucleari a Cuba come deterrente contro una futura aggressione statunitense, portando alla crisi dei missili di Cuba). Nel 1961, gli sconcertanti capi di Stato Maggiore Riuniti, che l’allora vicesegretario di Stato George Ball descrisse come “fogna degli inganni”, volevano affrontare l’Unione Sovietica e almeno colpirla. (Si può ancora sentire la puzza di quella fogna in molti dei documenti pubblicati la scorsa settimana). Ma Kennedy mise la sicura alle armi, per così dire. Pochi mesi dopo l’invasione abortita di Cuba e il rifiuto di mandare l’esercito statunitense a salvarla, Kennedy licenziò Dulles e i suoi cospiratori e disse a un amico che voleva “fare la CIA in mille pezzi e spargerla ai venti“. Chiaramente, il disprezzo era reciproco. Quando JFK e l’Innominabile: Perché è morto e per cosa uscì, i media ne ebbero una reazione allergica e non lo commentarono. È certo però, che Barack Obama ne ricevesse una copia e che ciò potrebbe spiegarne in qualche misura la continua deferenza, anche timorosa, verso la CIA. Il timore per lo Stato Profondo sarebbe il motivo per cui il presidente Obama ritenne di lasciare liberi di agire torturatori e rapitori e lasciare i detenuti nelle prigioni segrete della CIA di Cheney/Bush, dicendo al suo primo capo della CIA Leon Panetta di essere l’avvocato dell’agenzia anziché la guida? È questo il motivo per cui Obama ritenne di non poter licenziare il dirigente dell’intelligence nazionale James Clapper, che dovette chiedere scusa al Congresso per aver dato testimonianze “chiaramente erronee” sotto giuramento nel marzo 2013? Il timore di Obama era dovuto al fatto che il direttore della National Security Agency, Keith Alexander. e la controparte dell’FBI, continuavano ad ingannare il popolo, anche se i documenti rilasciati da Edward Snowden li smascherarono, come Clapper, mentire sulle attività di sorveglianza del governo? È questo il motivo per cui Obama fece di tutto per proteggere il direttore della CIA John Brennan tentando di contrastare la pubblicazione dell’indagine completa del Comitato sull’Intelligence del Senato sulle torture della CIA, basata su cablo originali, e-mail e memorie del quartier generale dell’agenzia? (Vedasi qui e qui).Lo Stato profondo oggi
Molti statunitensi si aggrappano alla convinzione confortante che lo Stato profondo sia una finzione, almeno in una “democrazia” come gli Stati Uniti. I riferimenti ai poteri duraturi delle agenzie di sicurezza ed altre burocrazie chiave sono sostanzialmente negati dai media, che molti altri statunitensi sospettano essere una mera appendice dello Stato profondo. Ma a volte la realtà del potere filtra da qualche osservazione sfuggita da un insider di Washington, qualcuno come il senatore Chuck Schumer, democratico di New York, capo della minoranza al senato con 36 anni di esperienza al Congresso. Come tale è anche membro del Comitato sull’intelligence del senato, che dovrebbe avere l’autorità sull’intelligence. Durante un’intervista di Rachel Maddow della MSNBC, il 3 gennaio 2017, Schumer disse in modo tranquillo dei pericoli che attendevano il presidente Donald Trump se continuava ad “attaccare la comunità d’intelligence“. Lei e Schumer discutevano sui decisi tweet di Trump riguardo l’intelligence degli Stati Uniti e le prove dell'”hackeraggio russo” (che Schumer e Maddow consideravano un fatto). Schumer disse: “Lasci che le dica, se attacca la comunità d’intelligence, avrà sei modi da domenica per risponderle. Quindi anche per un uomo d’affari pratico, presumibilmente duro, è davvero stupido farlo“. Tre giorni dopo l’intervista, i capi dell’intelligence del presidente Obama rilasciarono una “valutazione” praticamente senza prove, affermando che il Cremlino aveva ingaggiato un’operazione segreta per mettere al potere Trump, alimentando lo “scandalo” contro la presidenza Trump. Il procuratore speciale Robert Mueller accusò il responsabile della campagna di Trump, Paul Manafort, di riciclaggio di denaro non dichiarato, evasione e lobbismo per conto di stranieri, apparentemente nella speranza che Manafort fornisse prove contro Trump. Quindi, il presidente Trump è in carica da abbastanza tempo per aver capito il gioco e i “sei modi da domenica” che ha la comunità d’intelligence per “risponderti”. Appare intimidito come il presidente Obama. L’imbarazzante acquiescenza di Trump all’opposizione dell’ultimo minuto dello Stato profondo al rilascio dei file JFK è semplicemente l’ultimo segnale che anche lui è controllato da ciò che i sovietici chiamavano “gli organi della sicurezza dello Stato“.Ray McGovern lavora con la Chiesa ecumenica del Salvatore a Washington. Durante i 27 anni di carriera nella CIA, preparò le relazioni quotidiane per i presidenti Nixon, Ford e Reagan e diresse i briefing diretti nelle mattine dal 1981 al 1985. È co-fondatore di Veterani dell’intelligence per l’equilibrio (VIPS).

Traduzione di Alessandro Lattanzio