Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / M. La fiction

M. La fiction

di Mario Adinolfi - 12/01/2025

M. La fiction

Fonte: Mario Adinolfi

La fiction di Sky su Mussolini tratta dal libro di Scurati è bella, Marinelli è bravissimo. Belle le immagini, bella la ricopiatura della “quarta parete” che cade presa pari pari da House of Cards (lì era il violento presidente americano interpretato da Kevin Spacey a parlare direttamente allo spettatore guardando in camera), bello tutto. Mi ha fatto venire in mente l’Alberto Sordi che da marchese del Grillo dice a Aronne Piperno artigiano ebanista: “Bella la cassapanca, bella la boiserie, bello tutto”. Poi prende a pretesto la situazione per organizzare uno “scherzo” tremendamente serio che gli serve per affermare che “è morta la giustizia”. Ecco, nella fiction su M bella la boiserie, ma è morta la storia.
Io non so perché vada di moda da alcuni anni offrire prodotti, come la mastodontica opera di Scurati o il più agile libro di Cazzullo, in cui si continua ad affermare che Mussolini era una sorta di ipnotizzatore psicopatico che ha costretto gli italiani a subire la sua ingordigia di potere, realizzato attraverso la violenza. Il racconto di Mussolini capobanda capace di soggiogare con doti da illusionista affiancato da squadracce di turpi bastonatori l’intero sistema di potere italiano per decenni è, semplicemente, falso. La fiction di Sky racconta ad esempio re Vittorio Emanuele III come una sorta di patetico nano, con risvolti comici derivanti dalla sua inadeguatezza. Non è andata così, le immagini sono anche belle, bella la boiserie, ma la storia è un’altra.
Mussolini fonda i Fasci di combattimento nel marzo 1919, subito dopo la fine della prima guerra mondiale e non si capisce niente del fascismo se non si collocano in sequenza i fatti: la rivoluzione sovietica del 1917, la “vittoria mutilata” del 1918, l’epidemia di spagnola del 1919-20, la nascita del Partito nazionale fascista nel 1921. Un anno dopo, nel 1922, Mussolini è presidente del Consiglio. Perché? Secondo la fiction perché è un mezzo pazzo sadico e violento, accompagnato da gentaccia più violenta di lui, capace di sedurre e imporsi con una messa in scena potente del proprio delirio egotistico. Questa rappresentazione serve a dire: attenti, è successo allora e può riaccadere oggi, al posto del Popolo d’Italia ci sono i social che sono ampiamente più manipolabili e dunque pericolosi, quindi il ritorno di un Mussolini è dietro l’angolo se tutti insieme non sviluppiamo gli anticorpi dei veri democratici. Mi par di vederli Scurati e Cazzullo, ma anche Marinelli e tutti gli entusiasti della fiction, pensare senza poterlo dire: Trump e Musk sono i nuovi Mussolini, Orban e la Meloni quasi. Perché la verità è che questa fiction serve a far pensare questo, è un’operazione di propaganda sull’attualità: se non votate Pd, torna un Mussolini anzi forse è già tornato, ve lo dice il Marinelli di Sky guardando in camera.
Allora, bella la boiserie e bello tutto, ma l’operazione di propaganda che vuole assumere i tratti della docufiction storica è in realtà un imbroglio, come quello che il marchese del Grillo mise su ai danni del povero Aronne Piperno. Ma almeno là alla fine l’imbroglio viene svelato, l’ebanista risarcito, è lo stesso personaggio interpretato da Alberto Sordi che ci racconta la finalità alta della sua “fiction” mistificatoria. Qui sarebbe bene che qualcuno dicesse chiaramente: abbiamo fatto un’operazione di propaganda politica usando a pretesto Mussolini e il fascismo, senza alcuna accuratezza storica, per mettere in guardia dai rischi del presente. Almeno avremmo chiaro che “è morta la storia” per una qualche ragione.
La storia vera dell’avvento di Mussolini al potere riguarda un paese devastato dalla guerra e piegato dalla spagnola, in cui l’opposizione socialista e più ancora quella comunista che nacque formalmente con la scissione di Livorno del 1921 voleva “fare come in Russia”, con il conseguente terremoto delle violenze del cosiddetto “biennio rosso” che rendevano la prospettiva leninista sovietica come apparentemente praticabile anche in Italia, con una classe dirigente liberale totalmente incartapecorita e palesemente incapace di gestire l’emergenza. Sono questi i fattori storici che fanno pensare a Vittorio Emanuele III che Mussolini e il fascismo possano essere usati per mettere fine alla fase di pericoloso disordine sociale. Senza il ruolo storico cruciale del consenso attivo della monarchia, della classe imprenditoriale, della Chiesa e di buona parte del ceto intellettuale accademico, Mussolini non sarebbe mai diventato presidente del Consiglio.
Finché non riusciremo a dirci che il fascismo è figlio della volontà degli italiani, non è l’impresa di una banda di violenti guidati da un egotico manipolatore dai tratti criminali che si è imposto al Paese soggiogandolo, non avremo capito la pagina più importante e tragica della storia italiana. E finché useremo la storia quella sì manipolandola per svolgere in realtà operazioni di bassa propaganda politica, noi non chiuderemo i conti con il fascismo e con Mussolini, capo amato e indiscusso per decenni di un popolo che lo osannava nelle piazze, dopo averlo sostenuto e votato con il 65.2% dei voti alle elezioni del 1924. Finché non ci diremo che il mussolinismo fu voluto dagli italiani, scaricandoci la coscienza dicendo che lo subimmo perché ipnotizzati da un violento capobanda dalle capacità manipolatorie, non avremo detto la verità. Avremo solo costruito una bella messa in scena, bella la boiserie e bello tutto Aronne mio, usando la propaganda per uccidere la storia.