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Ma perchè aumentano i casi di disforia di genere?

di Antonio Catalano - 17/06/2024

Ma perchè aumentano i casi di disforia di genere?

Fonte: Antonio Catalano

Dalle mie parti c’è un modo di dire abbastanza efficace per rappresentare quella situazione in cui il risultato non può essere che quello. “Dì evve a mamma!” – “dì erre a mamma!” – dice la mamma al proprio bambino che non riesce a pronunciare correttamente la lettera erre. Un po’ come, almeno a stare a “Vanity fair”, il 95% dei bambini italiani tra i 5 e gli 11 anni soffre della cosiddetta eco-ansia. A parte il dato gonfiato, ma se tu bombardi continuamente le povere piccole creature sin dai primi anni di scuola con l’ossessione della catastrofe planetaria causata dall’uomo vuoi che queste ne rimangano indenni?
Un po’ quello che accade, in particolare nei paesi occidentali, per i sempre più numerosi casi disforia e di incongruenza di genere, soprattutto tra le bambine. Chissà perché aumentano?
Uno studio tedesco [https://ourduty.group/.../german-study-desistance-is-common/] evidenzia un aumento di otto volte delle diagnosi in un decennio di questi casi e un registro internazionale mostra un aumento da 47 su 100mila, 479 su 100mila tra i sedicenni. Nel 70% dei casi sono presenti comorbità psichiatriche (disturbi depressivi, disturbi d’ansia, disturbi di personalità, instabilità emotiva di tipo borderline, Adhd e Ptsd). Tra le ragioni, dice lo studio in questioni, anche la possibilità di sovradiagnosi, ma anche qui penso che valga lo stesso discorso fatto prima sull’eco-ansia.
Fermo restando la “sovradiagnosi”, difficile non constatare che questi aumenti abbiano la loro spiegazione nel forte interesse della filiera gender a certificare disforie di genere, filiera che si avvale del potente ausilio di una comunicazione orientante. Molti possono pensare che il superamento dei condizionamenti “patriarcali” abbia liberato la morale pubblica da certi pregiudizi, ma questa impostazione vede la realtà con i paraocchi, non volendo riconoscere appunto il determinante fattore della sovraesposizione mediatica del tema della fluidità di genere.
Vediamo infatti che una certa élite occidentale è ossessionata dalla promozione continua del messaggio arcobaleno, che si propone anche nelle situazioni più impensate (Ucraina: brigata Unicorno), in modo che si stampi nella mente della pubblica opinione l’idea che questa sia la normalità. Per cui succede, tanto per fare uno tra gli infinti esempi, che in una città come Roma, in cui i servizi sono allo sfascio, si interviene con eccezionale tempestività per allestire un convoglio della metropolitana bardandolo con i colori dell’arcobaleno, in solidarietà al pride che si celebra in questo periodo.
Insomma, se il bambino alla fine dice evve invece di erre inutile aspettarsi il miracolo. E così se i messaggi imposti – sì, imposti – ovunque indicano la fluidità come naturale condizione della condizione sessuale, meravigliarsi che aumentino i casi di disforia di genere?
In molti ambienti medici sembra ormai acquisita, relativamente all’identificazione sessuale del nuovo nato, l’espressione “genere assegnato”. Come se alla nascita si potesse “assegnare” un genere e non invece semplicemente constatare il sesso del nascituro/a, indiscutibilmente riconoscibile come maschile o femminile, tranne che in quei – rarissimi – casi di anomalie genetico-cromosomiche (intersex) che ne rendono difficoltosa la definizione. È molto grave sul piano scientifico, oltre che morale, stabilire una relazione tra intersessualità e disforia, perché la prima attiene alla sfera fisica l’altra a quella psicologica.
Ma gli allarmi per questa situazione, che sta creando delle vere e proprie patologie sociali, stanno crescendo. L’American College of Pediatricians, per esempio, chiede l’immediato stop della “terapia affermativa” per i minori con disforia di genere e invita i colleghi a basarsi solo sulle evidenze scientifiche e non sull’ideologia. Questo collegio di pediatri richiama tutte le associazioni mediche che hanno la mania della transizione di genere.
In particolare a queste associazioni si chiede di «fermare IMMEDIATAMENTE la promozione dell’affermazione sociale, i bloccanti della pubertà, gli ormoni sessuali incrociati e gli interventi chirurgici per bambini e adolescenti che sperimentano angoscia riguardo al loro sesso biologico». Bloccante della pubertà è la famigerata Triptorelina, il farmaco che blocca lo sviluppo ormonale appena questo comincia a mostrarsi nei segni tipici dell’appartenenza sessuale.
Ma, tornando allo studio tedesco, qui si dimostra, con dati, come nella stragrande maggioranza dei casi la “disforia di genere” si risolve lasciando passare il tempo. Con la desistenza, invece che con l’insistenza. Come non rendersi conto che la pratica dei farmaci bloccanti è un vero e proprio crimine commesso ai danni delle giovanissime generazioni?
Intanto in Italia si attende il nuovo parere del Comitato Nazionale di Bioetica sull’uso dei “puberty blocker” ed è al lavoro un tavolo interministeriale – Salute e Famiglia – sull’utilizzo dei farmaci ormonali bloccanti della pubertà nel trattamento della disforia di genere dei minori. Il tavolo è stato istituito dopo le notizie sul Centro per i minori con disforia dell’ospedale Careggi di Firenze, dove giovanissimi pazienti vengono avviati al trattamento, come si è appreso, senza un’adeguata valutazione neuropsichiatrica preliminare.
È bene sapere che il Centro per i minori del Careggi è diventato un importante punto di riferimento a livello nazionale dei sostenitori del trattamento della disforia di genere. È raccapricciante leggere il modulo informativo (consenso informato) che il Careggi propone ai genitori dei minori con disforia di genere – https://feministpost.it/.../pediatri-americani-contro-i.../. La sua lettura chiarisce più di tanti discorsi l’impianto ideologico di questi fanatici sostenitori del trattamento dei bloccanti ormonali.
Nel consenso informato ai genitori dei minori il Centro del Careggi è costretto a scrivere che «gli effetti a lungo termine non sono a oggi completamente conosciuti», ciò non toglie che «come professionisti che si occupano di Disforia di genere in adolescenza riteniamo che il trattamento con la Triptorelina possa esserti utile per guadagnare tempo per riflettere sulla tua identità sessuale…»
Il Centro del Careggi mostra di essere più che un presidio medico-scientifico un’appendice “sanitaria” della potente lobby lgbt.
Qualcuno pensa che questi siano temi astratti che non riguardino la realtà della “gente”. È vero fino al punto in cui la “gente”, ormai senza difese perché destrutturata e resa incapace di riconoscere la normalità genetica soppiantata dalla normalità ideologica, non si trova imbrigliata nella rete della confusione che ormai indecentemente pesca in tutti i luoghi della formazione, a partire dalle scuole materne. È propria la scuola il luogo d’elezione di questa potente e devastante macchina da guerra azionata dai distopici sostenitori “contro-natura” di questo occidente ormai oltre il declino.
Ripeto: leggete il modulo del consenso informato del Centro del Carreggi.