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Magistratopoli, altro che P2: l’Anm è la vera loggia eversiva che mina la democrazia

di Piero Sansonetti - 07/07/2020

Magistratopoli, altro che P2: l’Anm è la vera loggia eversiva che mina la democrazia

Fonte: Il Riformista

Il 21 maggio del 1981, quasi 40 anni fa, il presidente del Consiglio Arnaldo Forlani decise di rendere pubblica la lista dei circa 900 iscritti alla loggia massonica P2, guidata da Licio Gelli. Successe il finimondo. Ministri cacciati dal governo, segretari di partito messi all’angolo, direttori di giornali ed editori in rovina. Era notte quando uscì la lista e in tutte le redazioni furono bloccate le macchine della stampa. Si rifecero le prime pagine, coi titoli a nove colonne e gli editoriali. Poi se ne parlò per anni della P2, ci fu una commissione parlamentare d’inchiesta che lavorò, interrogò, ipotizzò, accusò. Cos’era la P2? Una associazione massonica segreta alla quale erano iscritte molte persone importanti: poliziotti, carabinieri, politici, magistrati, giornalisti, imprenditori. Era trasversale ai partiti. Soprattutto ai partiti di centrosinistra. Cosa sappiamo della P2? Non tantissimo. È stata considerata dall’opinione pubblica il male dei mali e il nucleo golpista della politica italiana. Prove, pochine. Di sicuro si sa che riuscì a impossessarsi del Corriere della Sera, che era il pilastro dell’informazione in Italia. Non è poco. Non è neanche moltissimo.
Mi è venuta in mente la P2 pensando allo scandalo di magistratopoli che, nel silenzio quasi generale dei grandi giornali, sta emergendo dalle indagini della Procura di Perugia. Cosa sappiamo di magistratopoli? Qualcosa di abbastanza sicuro. Che c’era (c’è)un sistema segreto – fondato su correnti palesi – il quale disponeva (dispone) quasi interamente del potere giudiziario. Dunque che violava (viola) la legge e la Costituzione. E che, in questo modo, ha distrutto il sistema giustizia e probabilmente ha provocato un numero molto grande di ingiustizie, di inchieste immotivate, di sentenze sbagliate. Questo sistema funzionava (funziona) grazie all’esistenza dell’Anm (l’associazione nazionale magistrati). Cerco di essere più chiaro. Abbiamo saputo che il Csm, cioè l’organo di autogoverno della magistratura, era (è) eterodiretto dalle correnti e dall’Anm. E che le correnti non erano (sono) dei raggruppamenti che si formavano su “idee”, ma semplicemente dei luoghi di organizzazione e di spartizione del potere. Abbiamo scoperto che i capi delle Procure venivano (vengono) scelti non sulla base dei meriti o delle doti di un magistrato, ma dei rapporti tra le correnti e delle regole spartitorie alle quali si era (si è) giunti. Abbiamo scoperto che la gran parte dei magistrati sapeva (sa) che la propria carriera dipende dal sistema delle correnti.E dunque abbiamo anche scoperto che il potere dei Pm (che hanno un peso esorbitante nell’Anm e nel Csm) era (è) enorme e finisce con il condizionare fortemente anche i giudici, visto che anche i giudici sanno che le loro carriere dipendono dal Csm, e quindi dall’Anm (che guida il Csm) e quindi dai Pm e dalla loro organizzazione.
Non sto descrivendo un semplice fenomeno di degenerazione. Sto descrivendo, sulla base di fatti e notizie oggettive, un vero e proprio sistema eversivo. La Costituzione dice che il magistrato è sottoposto soltanto alla legge (articolo 101). In questo consiste la sua indipendenza. Invece noi abbiamo saputo che i magistrati italiani sono sottoposti alle correnti e alle correnti devono rispondere. Non alla legge. Che i Procuratori vengono nominati in un gioco di pesi e contrappesi determinati soltanto dal potere e dalla sua spartizione. L’articolo 101 della Costituzione è costantemente violato. E l’Anm, che è il luogo dove essenzialmente si organizzano e vivono le correnti, svolge un ruolo del tutto anticostituzionale, sostituendosi alla legge. L’Anm non è una associazione segreta, era segreta però la parte fondamentale delle attività che svolgeva. L’inchiesta di Perugia ha dimostrato che le cose stanno così, e finora non si è alzato in piedi neppure un magistrato, neppure uno, a dire: non è così, è una calunnia. Nessun magistrato ha definito calunniose le accuse mosse alla magistratura. Cioè, nessuno ha osato mettere in discussione l’illegalità del funzionamento del potere giudiziario.