Manifestazioni di Roma e Milano? Due modi diversi per sostenere la NATO
di Antonio Catalano - 06/11/2022
Fonte: Antonio Catalano
Le differenze tra la piazza di Roma e quella di Milano? Be’, a Roma abbiamo avuto la sfilata di un movimento convocato all’insegna dell’ipocrisia e dell’opportunismo, a Milano la chiara dichiarazione di guerra al fianco dell’Ucraina di Zelensky. A Roma Letta e Conte si son presentati come due agnellini sacrificali, la pace la pace la pace, con il secondo più attivo, impegnato con tutto se stesso a far dimenticare che i cinque decreti sull’invio di armi e sanzioni del governo Draghi, in cui i 5 Stelle erano il gruppo di maggioranza relativa, sono passati grazie al loro decisivo contributo. La manifestazione di Roma ha dato fondo alla peggior retorica pacifista: gli interventi dal palco sono iniziati tutti con il rituale biasimo dell’invasione russa e la dichiarazione di sostegno alla resistenza ucraina, per poi snocciolare le solite vuote e stucchevoli tiritere sul valore della pace. Gli stessi che hanno sostenuto disciplinatamente il governo Draghi senza porre nessuna resistenza quando si trattava di approvare le sanzioni alla Russia e di inviare armi al governo fantoccio di Zelensky oggi li abbiamo sentiti parlare senza nessun pudore del valore della pace, come se questa fosse il frutto di una generica aspirazione alla fratellanza universale e non il risultato di proposte ben precise che non possono che misurarsi con la realtà fattuale. Mancava solo sul palco un bello striscione raffigurante bambini che fanno un girotondo tenendosi per mano, come quei disegni che le maestre delle elementari propongono ai propri piccoli allievi. Nessuno intervento che abbia provato ad analizzare le cause di questa crisi, da che cosa sia nato il 24 febbraio, il ruolo della Nato e degli Usa e il fatto che questi stiano facendo guerra alla Russia per procura ucraina. Nessuno accenno alla violazione degli accordi Minsk e ai terribili otto anni dal 2014 al 2022 in cui le popolazioni russe dell’Ucraina hanno subito ogni sorta di persecuzione, con le migliaia e migliaia di morti accertati. Niente di tutto ciò, solo una condanna dell’aggressione russa e una sequela lagnosa di buoni propositi di pace, senza che nessuno degli oratori provasse a definire un quadro di riferimento di questa pace. Dichiarare “Putin si deve ritirare” non vuol dire parlare di pace, ma schierarsi in modo preciso da una parte. Diciamo che la piazza di Roma nasce dall’intenzione politica delle dirigenze politiche che l’hanno promossa di intercettare il malumore fortemente serpeggiante nel Paese al fine di prevenirne sviluppi imprevedibili, stante una crisi energetica che riverserà i suoi effetti disastrosi sull’intero sistema produttivo italiano, con le conseguenze sociali che ben possiamo immaginare. A Milano, invece, si sono radunate alcune centinaia di persone chiamate a raccolta da Calenda per gridare in modo chiaro e inequivoco il proprio sostegno all’Ucraina. Dal palco si sono sentiti interventi del tipo: «Saranno l’Europa e la Nato a denazificare la Russia», «Vogliamo la Russia che perde sul campo di battaglia, è inutile negarlo», «Se necessario la Russia va distrutta». Con il gran finale di Calenda che davanti a un grande striscione con la scritta “Slava Ukraini” (Gloria all’Ucraina) urla esagitato «Noi siamo intitolati a cantare Bella ciao, porcaccissimo Giuda!». Un palco sul quale ci sarebbero stati bene gli interventi di Stoltenberg, di Zelensky e di un esponente del reggimento Azov. Un movimento che voglia davvero contrastare il coinvolgimento bellico del nostro Paese non può che dissociarsi da tali realtà.