Maxi-debito Usa
di Massimo Fini - 02/02/2025
Fonte: Massimo Fini
Il debito degli Stati Uniti per i soli interessi debitori, cioè accumulati su debiti pregressi, ammonta alla strabiliante cifra di 1,18 trilioni di dollari. E’ ovvio che questi debiti non verranno mai pagati perché, come scrive Vittorio Mathieu nella Filosofia del denaro, i debiti alla lunga non vengono pagati.
Oggi la quantità di denaro in circolazione è enorme perché se gli americani sono indebitati con tutti gli altri Stati del mondo e questi, a loro volta, lo sono fra di loro e con gli stessi Stati Uniti, il circolante arriva a vertici sbalorditivi. Da questo gioco inquietante, pericoloso e alla fine mortale, sono esenti solo le società che fanno ancora uso dell’onesto baratto, ma sono pochissime e relegate ai confini del mondo (riguardano per esempio gli indigeni delle Isole Andamàne, quelle non civilizzate, e qualche società dell’Africa Nera non ancora raggiunta dai vari “piani Mattei” che hanno il solo scopo, predatorio, di farle entrare nel nostro modello “di sviluppo”, strangolandole).
Con l’invenzione dei Bitcoin il denaro circolante è destinato a crescere ancora, sempre più smaterializzato. C’è da rimpiangere il tempo del Gold Exchange standard in cui ci si poteva illudere che a Fort Knox ci fosse una quantità di oro che teneva agganciato il denaro a qualcosa di materiale. In realtà serviva agli Stati Uniti per creare ancora più debito nella forma di un credito inesigibile, non è certamente un caso che le più gravi crisi finanziarie dell’ultimo secolo, Wall Street 1929 e Lehman Brothers 2008, siano partite dagli Usa. E fu Richard Nixon, il truce Nixon, l’impresentabile Nixon, “Nixon boia” che fu costretto, non a caso, a dimettersi per una bagatella, a porre fine, nel 1971, a questa truffa.
In realtà il denaro, sia agganciato o no a qualcosa di concreto, non ha alcun valore. Notava Aristotele, il primo pensatore a occuparsi sistematicamente di economia: “Se io sono in un deserto non conta nulla che abbia da parte immense quantità di oro, importa che possa raggiungere una fonte di acqua”. Il denaro, insomma, è solo un parto della nostra mente.
Abbiamo detto che i ricchi fan debiti e che in ogni Società, finanziaria o industriale, ben amministrata, i debiti sono molto maggiori dei crediti. Bastava guardare, a suo tempo, i report di Mediobanca dove anche Cuccia ammetteva di non aver mai visto, in tanti decenni, un bilancio veritiero.
La questione è diversa per tutti i cittadini, chiamiamoli così, “normali”. Costoro sono costretti a trattenere una certa una quantità di denaro per far fronte agli imprevisti. Sono i piccoli risparmiatori. I fessi istituzionali del sistema. Inoltre i ricchi, i grandi ricchi – parliamo non di Società ma di persone – non hanno alcun bisogno di portare con sé del denaro, perché il denaro è incorporato nella loro persona, nel loro prestigio. Gianni Agnelli non aveva nessun senso del contante, tanto che una volta dopo aver consumato un caffè diede una mancia di diecimila lire e sua sorella Suni gli fece notare che c’era una sproporzione assurda.
Se io avessi dieci miliardi in Svizzera e non li avessi mai toccati sarei un uomo ricco? Certamente, perché quella scorta mi solleverebbe da ogni inquietudine. L’inquietudine che, come ho detto, riguarda il cittadino normale che non sa mai a quali imprevisti può andare incontro e per questo risparmia.
E’ facilmente immaginabile che questa enorme quantità di denaro finirà, prima o poi, per soffocarci. Ma possiamo spiegarlo in termini più filosofici, più psicologici e anche più tecnici: “Il denaro, nella sua estrema essenza, è futuro, rappresentazione del futuro, scommessa sul futuro, rilancio inesausto sul futuro, simulazione del futuro a uso del presente. Se il futuro non è eterno ma ha una sua finitudine noi, alla velocità cui stiamo andando, proprio grazie alla moltiplicazione del denaro, lo stiamo vertiginosamente accorciando…Se il futuro è infinito e illimitato lo abbiamo ipotecato fino a regioni temporali così sideralmente lontane da renderlo di fatto inesistente. L’impressione infatti è che, per quanto veloci si vada, anzi proprio in ragione di ciò, questo futuro orgiastico arretri costantemente davanti a noi, come l’orizzonte davanti a chi abbia la pretesa di raggiungerlo…In qualunque caso questo futuro, reale o immaginario che sia, dilatato a dimensioni mostruose e oniriche dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci cadrà addosso come drammatico presente. Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perché non avremo più futuro, nemmeno da immaginare. Ce lo saremo divorato” (Il denaro. “Sterco del demonio”, 1998).