Michel Houellebecq torna a parlare: l'Occidente finirà senza ribellarsi
di Matteo Fais
Fonte: Il detonatore
“È questo il modo in cui finisce il mondo/ Non già con uno schianto ma con un lamento”, così scrive T.S. Eliot, nella poesia The Hollow Men. E questo sembra essere anche il pensiero di Michel Houellebecq, nel suo ultimo articolo comparso su “UnHerd”, The narcissistic fall of France (“Il narcisistico collasso della Francia”) (https://unherd.com/2021/06/the-narcissistic-fall-of-france/?=frbottom&fbclid=IwAR1KoDo9Ktxv-m-4MzbG4MDSkstSkJWLIqGJZ0xq8DCvmhwWSTm9WviyeRA).
Tutto parte da una Lettera dei Generali, un documento sottoscritto da un buon numero di militari, che tanto scalpore ha suscitato in Francia. Cosa vi si dice? Fondamentalmente che, di questo passo, a causa del terrorismo e della massiccia presenza straniera in terra d’Oltralpe, il Paese è destinato ad andare incontro a un guerra civile. Tale denuncia dei pericoli di una convivenza forzata è palesemente di buon senso, talmente tanto che il regime cieco – ma io direi connivente – ha deciso di ignorarla e punire – nella Nazione in teoria più tollerante – i militari ancora in servizio che, violando il patto di neutralità, hanno preso una posizione politica. È sempre così da quelle parti: si può lanciare un manifesto firmato dai più grandi intellettuali per sdoganare la pedofilia, accogliere terroristi in fuga, ma guai se un militare dice “Sveglia, questi tra un po’ ci fanno il culo”.
Caro amico lettore, come potrai immaginare, dietro questo blog ci sono diverse persone che collaborano agli articoli che tu quotidianamente leggi. Se desideri supportare la nostra attività, ti saremmo grati se volessi dare il tuo sostegno all’Iban IT53E3608105138290082390113. L’intestatario è Matteo Fais. Grazie di cuore, La Redazione.
Lo scrittore francese prende le mosse dalla situazione di degrado generalizzato della sua Nazione per allargare il discorso all’Europa e all’Occidente. Houellebecq lo sa bene e l’ha scritto in lungo e in largo per tutta la sua produzione – Sottomissione, in tal senso, è la cuspide della trattazione: siamo fottuti.
Finiremo male, questo è chiaro. Come esplicita lui stesso, basta guardare il tasso generale di natalità sempre più in caduta libera – che pure, in Francia, rispetto al resto d’Europa, non è tra i più bassi. Non facciamo più figli e ciò, fuor di metafora, vuol dire una sola cosa, non ci vuole un grande autore per capirlo, ovvero che non crediamo più nel futuro. Il nostro è un suicidio. Verremo cancellati. Se non sarà l’Islam, sarà la Cina e le sue truppe di stanziamento ormai piazzate in ogni stabile commerciale disponibile.
E, chiaramente, non ci sarà alcuna reazione – tipo la paventata guerra civile – in risposta. Del resto, un conflitto per difendere cosa, “il nostro modo di vivere”, la nostra religione? “Davvero la nostra ‘civiltà’ ha ancora qualcosa di cui andare fiera?”. Manifestamente, no. Quindi non reagiremo, arrendendoci prima ancora di aver dato battaglia.
ACQUISTA il nuovo romanzo di Matteo Fais, Le regole dell’estinzione, Castelvecchi.
AMAZON: https://www.amazon.it/regole-dellestinzione-Matteo-Fais/dp/8832828979/
IBS: https://www.ibs.it/regole-dell-estinzione-libro-matteo-fais/e/9788832828979
Tra politicamente corretto, femminismo, censura social, assenza di prospettive lavorative, collasseremo su noi stessi. La “inevitabile conseguenza di ciò che chiamiamo progresso […] è l’autodistruzione”. Nel mentre, ci consoleremo con una sega in un centro massaggi cinese, esalando l’ultimo sospiro di animalità che c’è stato concesso – anche perché, secondo le nuove regole vigenti, c’è seriamente da aver paura a scopare con una, data la possibilità di essere denunciati per stupro in un infinito numero di casi.
Houellebecq stesso, oramai, sembra rendersi conto, e ciò si nota finanche nella prosa, che non ci sarà soluzione. Ripete le sue tesi con la stanchezza di chi ha già proferito verbo troppe volte, senza essere compreso, per poter avere ancora il vigore e l’esaltazione necessari per fare presa sui lettori. A questo punto, lo dice perché lo deve dire, per un dovere morale che lui stesso sente come ridicolo al cospetto della fine. Lo fa con la speranza nel miracolo del moribondo. E, purtroppo, ha ragione: non c’è salvezza, l’Occidente è oramai un’agonia.
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.