Sull’emergenza Covid ristagna una nebbia fitta, che i media allineati hanno contribuito a creare, e diffondere. E certo non hanno interesse a diradare.
Le multinazionali farmaceutiche mirano a vendere medicinali, distribuire vaccini, ottenere dai governi fiumi di denaro per finanziare la ricerca.
Se opportunamente alimentata e pilotata, la psicosi collettiva da contagio può tradursi in una sostanziosa fonte di reddito. Televisioni, radio e giornali vivono perlopiù di inserzioni pubblicitarie e, di conseguenza, tendono ad assecondare i desiderata dei loro clienti. Non risultano perciò né liberi, né obiettivi. In particolare, mentre il coronavirus sembrava mietere migliaia di vittime, giornalisti conniventi e scienziati prezzolati veicolavano il virus di un’informazione malata, confusa, contraddittoria, diramavano foto false, gonfiavano e manipolavano dati, disseminavano quotidianamente il terrore. Con la complicità di costoro, si è scatenato quel panico che ha prodotto tragiche e forse irreversibili ricadute sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Un uragano di paura che ha lasciato dietro a sé una scia di miseria, disperazione, umiliazioni. E suicidi.
Quando leggi un romanzo giallo, dipanare il gomitolo del mistero è sempre intrigante. Chiarire l’accaduto, in questo caso, è invece una questione di vitale importanza. Ne va del nostro futuro. Non solo in termini di salute fisica. Ma anche per evitare che, sulla scorta di strampalate motivazioni sanitarie, ci venga imposto un nuovo confinamento. Un’ulteriore batosta dalla quale potremmo non risollevarci più. Senza contare l’ulteriore rischio che, un domani, i potenti della Terra possano costringerci a imboccare il vicolo cieco della sudditanza e, con il supporto della tecnologia 5G, intendano approdare a controlli sempre più capillari e oppressivi sulla popolazione mondiale.
Per sviscerare gli angosciosi dubbi affiorati alle nostre coscienze dal febbraio 2020 in poi, abbiamo posto una serie di domande ad Antonietta Gatti, fisico, esperta di nanopatologie, biodiagnosta e “International Fellow SBE” (Societies of Biomaterials and Engineering), prestigioso riconoscimento internazionale di cui vengono insigniti solo i migliori scienziati al mondo.
INTERVISTA
La spagnola, tra il 1918 e il 1920, ha provocato cinquanta milioni di vittime, quando la popolazione mondiale contava due miliardi di persone. Attualmente il pianeta Terra ospita 7,8 miliardi di abitanti e i morti da Covid, a oggi, sono circa 972 mila, (pari allo 0,01%). Ha senso parlare di pandemia?
Dal punto di vista scientifico, no. Di fronte a numeri simili, solo fino a qualche anno fa, l’OMS non avrebbe nemmeno utilizzato il termine “pandemia”. La pandemia rappresenta invece un utilissimo strumento politico, un provvidenziale paravento che offre ai governanti il destro di dire, o fare, ciò che più interessa loro. Ho già avuto esperienza di politici che, per un mix di ingenuità, ignoranza e arroganza, si credono al di sopra delle leggi della fisica.
In Italia i pazienti deceduti per Covid avevano in media 80 anni ed erano affetti da polimorbilità (3,3 patologie). Una situazione assimilabile alle consuete influenze stagionali?
Soprattutto fra gli anziani affetti da patologie pregresse (malattie cardiovascolari, respiratorie, etc.), ogni anno le influenze invernali causano migliaia di decessi.
Ogni anno in Italia muoiono circa 50 mila pazienti per infezioni iatrogene, nosocomiali, contratte nelle strutture ospedaliere. Un’imperdonabile macchia sulla coscienza della Sanità pubblica. Perciò si preferisce non dare eccessivo risalto al fenomeno. Ai morti da Covid è stata invece dedicata un’attenzione mediatica ossessiva. Esistono dunque decessi di serie B, di cui poco si parla, poiché non generano business?
Giusta conclusione. Le patologie iatrogene si combattono grazie a un’adeguata preparazione tecnico-scientifica dei medici, mediante un’eccellente pulizia dei locali ospedalieri e con la corretta igiene dei malati. Ma anche laddove un dirigente sanitario garantisse il rispetto di tali parametri, non si vedrebbe riconosciuto alcun bonus in denaro. Per chi gestisce la Sanità, case farmaceutiche in testa, scongiurare le infezioni iatrogene non rappresenta insomma un’attività redditizia.
La chiusura dei Pronto Soccorso ha avuto gravi ricadute sulla salute dei cittadini, non solo con riferimento ai pazienti affetti da Covid ma anche per tutti gli altri. Una decisione inevitabile?
Si è intervenuti con scarsa intelligenza e razionalità, condizionati da un“panico” creato e diffuso ad arte. Si sono stilate diagnosi errate. In molti casi (chissà quanti) si è scambiata una tromboembolia polmonare per polmonite interstiziale. La Società Italiana di Cardiologia ha segnalato un incremento del 30% di decessi da infarto, per la paura dei pazienti di recarsi al Pronto Soccorso. Si sono trascurati i pazienti oncologici, diabetici… Mancate cure che hanno causato, e ancora causeranno, migliaia di altri decessi. Ma nessuno pagherà per questa strage.
La situazione medico-sanitaria era tale da giustificare lo stato di emergenza, l’isolamento sociale, la soppressione di libertà?
Non conosco le ragioni che hanno spinto il Presidente del Consiglio a imboccare questa strada. Consideriamo però il caso della Svezia. Lì le scuole sono rimaste aperte, lockdown e blocco dell’economia sono stati evitati, eppure i decessi per milione di abitanti sono stati 574, contro i 1.680 dell’Italia. Dobbiamo dunque concludere che il confinamento non rappresentava la soluzione migliore.
Se infine analizziamo i verbali desecretati, redatti dai tecnici che supportano il Governo, risulta evidente che la situazione non era così grave da giustificare simili decisioni. Ritengo che non ci fossero gli estremi per le azioni che furono intraprese allora, e nemmeno per quelle adottate ora (settembre 2020).
Anziché paralizzare un intero Paese, non sarebbe stato meglio coinvolgere sin da subito la Protezione Civile, approntare ospedali da campo, precettare personale specializzato, garantirsi le forniture necessarie? Per risolvere un problema, è irragionevole crearne mille altri. Eppure il nostro Governo ha agito proprio così. Assurdo, non le sembra?
Il Primo Ministro ha preso decisioni gravissime, che hanno gettato sul lastrico la nostra economia, soprattutto a livello di piccole e medie imprese. E il popolo italiano ne pagherà le conseguenze per anni.
Si sarebbe potuta evitare la barbara misura, senza precedenti nella Storia, e in parte ancora in vigore, di impedire le visite ai moribondi e l’ultimo saluto ai propri cari?
In effetti una barbarie senza precedenti, una mancanza di umanità di cui si sono resi colpevoli tutti gli amministratori degli ospedali coinvolti. Se le mascherine, come dicono, servono a qualcosa, l’accesso doveva essere consentito almeno a un parente. Alcuni defunti poi li hanno inceneriti non solo senza il permesso dei famigliari, ma senza nemmeno preventivamente informarli.
“State a casa”, un ipnotico mantra, ripetuto ossessivamente per mesi. L’attività fisica e una moderata esposizione al sole sono pratiche salutari per il nostro organismo. Eppure durante i nostri arresti domiciliari ci sono state impedite. Come giudica queste proibizioni?
Demenziali. Non si può imprigionare la gente solo perché qualcuno non conosce il proprio mestiere. Rinchiudere vecchi e bambini in un appartamento per due mesi produce effetti fisiologici e psicologici anche gravi. Lo sappiamo da oltre venticinque secoli. Ma oggi i medici e gli scienziati sembrano ignorarlo.
Quanto ai media, solo di rado si sono presi la briga di informarci sui numerosi casi di depressione che, in questi ultimi mesi, hanno poi portato al suicidio.
L’Ordine dei Farmacisti, per inciso, ha rilevato un’impennata nell’acquisto di psicofarmaci, e sonniferi, che non ha subito flessioni nemmeno dopo la fine del lockdown.
Incarcerare i bambini, impedire loro di giocare con gli amichetti, e ora riaprire le scuole con obbligo di mascherine e rispetto del distanziamento sociale, una serie di misure sciagurate, che rischiano di compromettere il corretto sviluppo psicologico dei nostri piccoli. Nelle future generazioni, dobbiamo attenderci un incremento di ansiosi, patofobi, ipocondriaci?
Difficile prevedere con precisione gli effetti e l’entità dei danni. Tuttavia le conseguenze saranno pesanti.
Su cento contagiati da Covid, in quanti poi si ammalano in maniera grave?
La patologia si manifesta nel 4 o 5 % circa dei contagiati, pazienti di solito già affetti da varie patologie e con un sistema immunitario compromesso, soggetti che perciò hanno sicuramente meno probabilità di sopravvivenza. Come accade nel caso dell’influenza stagionale.
Gli asintomatici sono contagiosi?
La risposta è senza dubbio NO. Per essere infettivi occorre una carica virale minima, non presente negli asintomatici. Gli asintomatici godono di ottima salute, convivono serenamente con le migliaia di virus e batteri che ospitano nel loro organismo.
Potrebbe fornirci qualche chiarimento circa i tamponi?
L’incubazione del Covid-19 ha una durata di 15 giorni. Trascorso tale lasso di tempo, il tampone ha qualche probabilità di rilevare la presenza del virus. Ma se il paziente è stato contagiato solo pochissimi giorni prima di sottoporsi all’esame, allora il test si dimostra del tutto inutile. Il tampone rappresenta una pratica diagnostica invasiva. Se eseguito da personale poco esperto, può causare escoriazioni, potenziale fonte di infezioni. Il tampone non distingue inoltre tra una famiglia di coronavirus e un’altra. Il tampone preleva un frammento di RNA (acido ribonucleico), che poi viene amplificato mediante PCR (Polymerase Chain Reaction), tecnica di biologia molecolare che consente la moltiplicazione e amplificazione di segmenti di acidi nucleici di cui siano note le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali. Eppure quella molecola di RNA potrebbe costituire il residuo di un virus già debellato in precedenza dall’organismo, e dunque non più attivo. Nell’aprile 2020 la Commissione Europea aveva reso noto che erano già stati approntati e commercializzati 78 diversi tipi di Covid-test. Sinora però nessuno studio ne ha testato e certificato la validità. In compenso è ormai assodato che oltre l’80% dei soggetti dichiarati positivi al Covid sono, in realtà, “falsi positivi”. In Tanzania hanno eseguito il tampone su una papaya, una capra, una pecora, e tutte sono risultate positive. In Svezia hanno di recente scoperto che era stata immessa sul mercato una partita di tamponi “farlocchi”, provenienti dalla Cina. Così 3.700 persone perfettamente sane sono state recluse senza motivo. Anche solo fino a pochissimi anni fa, non sarebbe stato consentito commercializzare presidi medico-chirurgici privi di validazione scientifica.
Il Nobel Luc Montagnier, il candidato al Nobel Stefano Scoglio e altri autorevoli scienziati sostengono addirittura che il virus Covid-19 non sarebbe ancora nemmeno stato isolato. Lei concorda?
La questione è assai controversa perché, a seconda del metodo d’indagine adottato e della strumentazione impiegata, si approda a conclusioni differenti e a risultati discordanti. Su questo argomento aleggiano insomma tanti dubbi e regna una grande incertezza.
Come spiega l’allarmismo sul numero dei contagiati, di cui i media parlano come se si trattasse di soggetti malati? Sorge il sospetto che qualcuno abbia interesse ad alimentare il panico, così da protrarre stato di emergenza e misure restrittive.
Ritengo che questa epidemia sia gonfiata in maniera artificiosa, in attesa che arrivi l’influenza invernale. Nel frattempo si venderanno vaccini anti-influenzali in gran quantità. Riguardo invece al vaccino anti-Covid, un recente decreto europeo ha consentito di saltare due fasi di sperimentazione. Tale decisione renderà ancora piu difficile valutarne l’efficacia e i possibili effetti collaterali.
Sia l’OMS che il cosiddetto comitato scientifico hanno fornito indicazioni contraddittorie circa l’utilizzo dei guanti in lattice. In prima battuta, l’obbligo di indossarli. In seguito, si è ammesso che costituivano anzi uno straordinario veicolo di contagio. Un imbarazzante balletto di ordini e contrordini, non crede?
Certi tecnici e scienziati mancano di un background culturale adeguato, quindi vengono contraddetti con facilità da chi possiede autentiche competenze scientifiche. Una carenza di preparazione tecnico-scientifica così lampante da lasciare perplessi anche i comuni cittadini. Che infatti accolgono poi con diffidenza le direttive emanate dal Governo.
Indossare la mascherina può favorire l’insorgere di innumerevoli patologie (ipossia, ipercapnia, dispnea, aumento della pressione sanguigna, extrasistole, emicranie, giramenti di testa, lipotimia, riduzione dell’attività cerebrale, stato confusionale, letargia, incremento dell’acidosi tissutale che, col tempo, potrebbe portare a patologie tumorali). Costringerci a portarla è dunque un grave errore?
Basterebbe chiedere un parere empirico a coloro che devono usarla otto ore al giorno, impiegati, parrucchieri, meccanici, muratori, camerieri… Sono disperati. Lamentano continui mal di testa, una stanchezza strana. E dermatiti sul viso, ribelli alle cure. Le mascherine poi sono addirittura pericolose per chi guida un veicolo. Se al cervello arriva un sangue scarsamente ossigenato, e carico oltretutto del rifiuto del metabolismo cellulare, la capacità di reazione infatti rallenta.
Il coronavirus potrebbe penetrare nel nostro organismo anche attraverso gli occhi: tra un po’ ci chiederanno di andare in giro tutti bendati?
Sembra in effetti che il virus possa colpire l’occhio e il canale lacrimale. Questo spiegherebbe l’affezione oculare che molti pazienti denunciano.
Il Covid può compromettere gusto e olfatto?
Il coronavirus è una nanoparticella e, come tale, potrebbe viaggiare lungo il nervo olfattivo, sino al cervello. Un’eventualità che spiegherebbe alcuni sintomi che interessano l’olfatto e il gusto. E persistono anche dopo la fase acuta dell’influenza.
In ossequio ai protocolli terapeutici impartiti dall’OMS, si intubavano i pazienti, nella convinzione di trovarsi di fronte a polmoniti interstiziali. Ma spesso si trattava anche di tromboembolie polmonari, che andavano curate in tutt’altro modo. Si sarebbero potuti evitare tanti decessi?
Non sono un medico, non ero presente, quindi le mie sono solo supposizioni teoriche, ma l’intubazione del paziente e la somministrazione di ossigeno a polmoni con vasi occlusi da trombi non serve, perché l’ossigeno non è scambiato con la CO2, e finisce anzi per ossidare il tessuto polmonare. La terapia doveva necessariamente essere diversa.
Secondo lei oggi i nostri medici decidono ancora “in scienza e coscienza” oppure sono indotti a seguire con cieca obbedienza protocolli terapeutici imposti dall’alto?
Direttive e protocolli del Ministero della Sanità legano le mani ai medici e non permettono loro di agire “in scienza e coscienza”. Ne è un chiaro esempio l’inziale raccomandazione di non eseguire autopsie, che ha impedito di accertare le cause dei decessi e indotto così ad adottare terapie non idonee.
La raccomandazione di non eseguire autopsie e l’obbligo di cremazione hanno contribuito a rendere più difficile una stima esatta di quanti siano stati i decessi da impuntarsi esclusivamente al Covid-19?
Il numero dei decessi che la Protezione Civile snocciolava ogni sera, e tuttora continua a fornire, risulta molto discutibile. La Sanità Pubblica ha agito secondo un protocollo già stabilito, uguale in tutti i Paesi: durante il lockdown, e persino dopo, ha cioè catalogato come vittime da Covid-19 tutti coloro che erano morti a casa, o in ospedale, anche se non affetti dal virus, ma stroncati da patologie pregresse. Negli ospedali, sia durante che dopo il lockdown, persino i decessi da ictus, infarto e cancro terminale sono stati catalogati come Covid. Ho raccolto parecchie testimonianze in tal senso. Il numero di decessi comunicato al pubblico è platealmente non veritiero. Per ottenere una stima attendibile, occorrerebbe rivedere tutte le cartelle cliniche.
Le risulta se a medici e strutture ospedaliere che dichiarano un decesso “da Covid”, oppure “con Covid”, vengano riconosciuti finanziamenti o versate prebende?
Ebbene sì. La consueta diaria di degenza di un paziente lievita di molto se si rende necessario intubarlo. Negli Stati Uniti il costo giornaliero per un’intubazione ammonta a 36.000 dollari.
L’intubazione è una pratica molto più costosa che somministrare vitamina C e D, oppure clorochina, antinfiammatori, cortisone o plasma di pazienti infettati e guariti. Perciò ritengo che, per alcuni ospedali, il Covid19 possa aver rappresentato un notevole business. Comunque l’ingresso di un paziente in una “terapia intensiva Covid” frutta, al medico, un bonus di mille euro al mese.
La scienza si fonda sul libero confronto delle idee. Il Patto trasversale per la scienza, sottoscritto da Renzi e Grillo, promosso da scienziati quali Burioni e sodali, personaggi che gravitano nell’orbita delle multinazionali farmaceutiche, e perciò strenui difensori dei vaccini, postula invece l’esistenza di un’unica verità e, di conseguenza, boicotta e persegue chiunque osi dissentire. A partire da quando l’ombra di una nuova Inquisizione è calata sulla comunità scientifica, a inquinarne trasparenza, obiettività e autorevolezza? Si tratta di un fenomeno recente o è già in atto da qualche decennio?
Da sempre la scienza progredisce grazie al dialogo, al confronto. Basterebbe ricordare, all’inizio del secolo scorso, le diatribe sulla natura ondulatoria o corpuscolare della luce. Il progresso scientifico si basa su ipotesi, tesi e dimostrazioni. Le confutazioni sono indispensabili, permettono di mettere alla prova teorie e risultati. Un approccio concettuale ormai tramontato. Ora esiste solo la verità di comodo, sancita da un’accolita di supposti scienziati, e imposta da un Governo fazioso e non acculturato. Viviamo un momento molto buio della nostra storia: con i loro decreti pseudoscientifici, i politici umiliano i nostri migliori scienziati e mentono al popolo.
Le sue affermazioni mi rammentano un passo di 1984. L’autore, George Orwell, era un affiliato alla massoneria e, in questo capolavoro di fantapolitica, ne ha svelato i piani mostruosi. Cito testualmente: “Nell’Oceania di oggi la Scienza, come la si intendeva una volta, non esiste più. In neolingua la parola scienza manca addirittura. Il metodo empirico, sul quale si basavano tutte le conquiste scientifiche del passato, è in contraddizione con i principi fondamentali del Socing. Ora il progresso tecnologico si realizza solo se ciò che esso produce può, in qualche modo, essere impiegato per ridurre la libertà umana.” E, qualche riga più sotto, Orwell puntualizza: “Il Partito persegue due fini essenziali: conquistare tutta la Terra e distruggere definitivamente ogni forma di libero pensiero.”
In effetti questa nuova realtà, non più solo libresca, è da brividi.
Il 2 febbraio, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, il virologo Roberto Burioni che, nonostante il non brillantissimo punteggio nella graduatoria Scopus, è membro del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Covid, ha affermato: “Da noi il rischio è pari a zero.” Ci ha dunque rifilato una falsa notizia?
Non è una fake, è solo il risultato della sua crassa ignoranza. Burioni non è un virologo, gli converrebbe studiare la Storia della Medicina e acquisire almeno le basi della patologia generale.
Per quali ragioni il Patto trasversale per la Scienza ha scatenato un putiferio contro suo marito Stefano Montanari?
In base a un nuovo paradigma antidemocratico: chi non si attiene alla verità di regime va demolito, screditato, demonizzato, speriamo non ucciso. Alla verità comprovata e comprovabile, si è sostituita una verità di regime, del tutto estranea alla scienza, e alle sue leggi. Per amor di cronaca, tengo a precisare che l’azione di quei signori è stata archiviata, poiché palesemente insostenibile.
Matteo Bassetti, Massimo Clementi, Maria Rita Gismondo, Giuseppe Remuzzi, Giulio Tarro, Alberto Zangrillo e altri coraggiosi virologi italiani sostengono ormai da mesi che il Covid è divenuto meno temibile, quanto a carica virale e contagiosità. Circostanza confermata anche dal minor numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva. Condivide la loro presa di posizione?
Ovviamente sì. Il virus ha perso la sua virulenza. Come ogni anno, le influenze scemano con il caldo. Caldo e raggi ultravioletti uccidono il virus.
Chi dirige le danze della politica internazionale ha forse immaginato che se l’Italia, cui da sempre il mondo intero guarda come a un faro, si fosse piegata senza fiatare a questa prova generale di dittatura, allora sarebbe stato più facile imporre anche agli altri le stesse misure repressive? La nostra nazione, governata con sistemi dispotici, in un quadro di illegittimità costituzionale, e assunta a modello di ubbidienza: siamo davvero avviati a un destino tanto avvilente?
Nel settembre 2014, alla Casa Bianca, si è tenuta una riunione del Global Health Security Agenda. A rappresentare l’Italia, Beatrice Lorenzin, ai tempi ministro della Salute, e Sergio Pecorelli, allora presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco. In quell’occasione il nostro Paese fu incaricato di guidare, nei cinque anni successivi, le strategie e le campagne vaccinali nel mondo. Da questo patto scaturiscono le conseguenze nefaste cui assistiamo oggi, compreso il massacro della Costituzione, e lo stato di sudditanza verso i poteri forti. Concordo dunque con lei sul triste destino che ci attende.
È possibile che il virus sia passato direttamente dalla Cina all’Iran e, subito dopo, all’Italia? I virus saltano intere aree geografiche? Scelgono quali Stati colpire? Si accaniscono contro i leader meno allineati, come Boris Johnson, Donald Trump, Bolsonaro, quasi a ricalcare uno scacchiere geopolitico dei governi scomodi, quelli che oppongono una qualche resistenza ai piani del Deep State mondialista?
Più appropriato parlare di untori, che si spostano da Paese a Paese. Non sono una complottista. Non credevo perciò all’ipotesi di un Deep State. Finché non sono venuta a conoscenza di un brevetto di coronavirus registrato nel 2015 da un istituto che fa capo alla fondazione Bill & Melinda Gates. Come scienziato non avrei mai brevettato un virus prodotto in laboratorio. Semmai lo avrei reso innocuo, per scongiurare spargimenti accidentali. Chi ha seguito questa procedura aveva invece già in mente di “lavorarci sopra”, per poi sfornare un vaccino. Un modus operandi che sembrerebbe proprio ricalcare quello adottato dall’industriale di computer: “Per incrementare il mio business, progetto un software, creo un virus e produco anche l’antivirus.”
Su questo filone, si potrebbero citare anche altri interessanti documenti, capaci di svelare quali siano i progetti che i poteri forti hanno in serbo per noi.
Come il dossier pubblicato nel 2010 dalla Rockefeller Foundation, intitolato Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale, che preconizzava una pandemia da virus sconosciuto e le misure da adottare per farvi fronte: sospensione dei diritti costituzionali; tramonto degli Stati nazionali; istituzione di un governo unico mondiale, autoritario, inflessibile, che non avrebbe allentato la sua morsa repressiva nemmeno una volta superata l’emergenza sanitaria; sorveglianza di massa; obbligo di indossare mascherine; controllo della temperatura per accedere ai luoghi pubblici; sospensione dei viaggi aerei e conseguente tracollo del turismo; ricorso all’identità biometrica e ai microchip. Cesare Sacchetti ce ne parla nel suo sito “La cruna dell’ago” e contestualmente ci informa che, da qualche anno a questa parte, i Rockefeller hanno appunto iniziato a investire in microchip.
In quest’ottica va altresì collocata ID2020 Alliance, fondata nel 2015 da Bill Gates, con l’obiettivo di approdare alla schedatura digitale dell’intera popolazione mondiale. In vista di tale traguardo, il magnate dei computer e dei vaccini ha anche depositato il brevetto per un nuovo modello di microchip da impiantare sottopelle. Da notare l’inquietante numero di registrazione: 060606.
Non dimentichiamo poi che già il 13 maggio 2009, su “L’Express”, l’economista e banchiere Iacques Attali aveva dichiarato: “Là dove il crack finanziario sinora ha fallito, una buona piccola pandemia potrebbe costringere i nostri dirigenti ad accettare la realizzazione di un governo mondiale.”
Ecco insomma alcuni dei tasselli che concorrono a formare il mosaico di una realtà distopica, che oggi siamo chiamati a contrastare con forza, se vogliamo che l’umanità si salvi.
Per difenderci da questo pericolo incombente, lei ha intrapreso anche azioni concrete, dirette ad arginare l’autoritarismo imperante che chiude la bocca alla ricerca onesta?
Sì, abbiamo dato vita a un’associazione internazionale di medici, scienziati, avvocati e gente comune, assetati di verità e disposti a combattere per la tutela della libertà (www.internationalfreechoice.com).
Il primo ricovero ufficiale da Covid-19 nell’Ospedale di Wuhan risale all’8 dicembre 2019. Sebbene l’infezione, con ogni probabilità, circolasse già da ottobre. Il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie cinesi segnalano all’OMS un numero rilevante di polmoniti atipiche nella città di Wuhan. Lì, dal 2003, opera il Wuhan National Biosafety Laboratory, dove si studiano gli agenti patogeni più pericolosi, classificati come BSL-4. Il premio Nobel Luc Montagnier sostiene che il Covid-19 è un prodotto artificiale, realizzato in laboratorio. Lei concorda o propende per la “tesi pipistrello”?
Sulla base dei documenti citati pocanzi, propendo per la costruzione del virus in laboratorio.
Dal 18 al 27 ottobre 2019 oltre 10 mila persone, tra atleti e accompagnatori, provenienti da 110 nazioni differenti (duecento gli azzurri presenti), hanno partecipato ai Giochi sportivi militari che si sono disputati a Wuhan. Verso metà aprile 2020 il quotidiano svedese “Norrländska Socialdemokraten” ha riferito che, di ritorno dalla Cina, almeno dodici militari svedesi hanno manifestato seri problemi respiratori e si sono poi ristabiliti solo tre mesi dopo. Nel frattempo, sono stati confinati nella base militare di Biden e obbligati a non parlare della vicenda. (Atleti malati ai mondiali di Wuhan. I sintomi del virus già in ottobre, “Corriere della Sera” venerdì 3 maggio 2020).
La coltre di mistero che avvolge la pandemia da Covid non riguarda solo il settore medico-sanitario ma sembra suggerire giochi di interesse ben più ampi. La sua opinione in proposito?
Credo sia il più grande gioco di potere mondiale mai orchestrato. C’è qualcuno che muove le pedine. E le pedine siamo noi.
Il 13 aprile 2015, Vancouver ospitò un ciclo di conferenze-lampo (“Ted Talk” ), tenute da personaggi famosi. Una formula ideata e promossa dalla Sapling Foundation, associazione che dal 1984 si prefigge di “attivare il potere delle idee per cambiare il mondo”. In tale occasione Bill Gates profetizzò che, nei decenni successivi, un virus sconosciuto, altamente contagioso, e che si sarebbe diffuso per via aerea, avrebbe ucciso dieci milioni di persone e prodotto, a livello globale, una perdita di 3.000 miliardi di dollari.
Il 18 ottobre 2019, a New York, al termine di un’esercitazione ad hoc, condotta sul territorio U.S.A. da gennaio ad agosto, si tenne Event 201 Pandemic Exercise, incontro dedicato a una simulazione di pandemia globale generata da un nuovo coronavirus, battezzato “nCoV-2019”. Questo stesso nome, in un primo momento, fu adottato anche dall’OMS. Si valutò che tale agente patogeno avrebbe determinato sino a 65 milioni di morti e comportato un calo del mercato azionario del 15%. I promotori del convegno erano tre: la Bill & Melinda Gates Foundation; il John’s Hopkins Center for Health Security di Baltimora; e il World Economic Forum, consesso iper-esclusivo, attivo da mezzo secolo, che raccoglie capi di Stato e di Governo di 117 Paesi, banchieri, industriali e manager di grandi aziende, influenti accademici, leader religiosi, giornalisti, sportivi, attori, rockstar, uno stuolo di vip che tutti gli anni si riuniscono a Davos. Nella prima parte del simposio si annunciò l’esito di un sondaggio condotto sulla popolazione statunitense. Ne emerse che, in caso di pandemia, il 65% degli americani sarebbe stato disposto a lasciarsi inoculare test vaccinali in fase ancora sperimentale e, dunque, potenzialmente dannosi. La paura del contagio avrebbe insomma fornito, in prospettiva, una moltitudine di cavie umane, a costo zero.
Da notare, alcune bizzarre coincidenze: I) il vaticinio di Bill Gates, formulato nel 2015, a pochi anni di distanza, almeno in parte si avvera, così come la profetica affermazione di Jacques Attali e le previsioni riportate nel dossier Rockefeller; II) il 18 ottobre 2019 a New York si svolge un Convegno, organizzato da tutti i potenti della Terra, incentrato su una simulazione di pandemia da coronavirus Cov-2019, il medesimo agente patogeno che, di lì a poco, rivoluzionerà la vita a miliardi di persone; III) a Wuhan, la città che ospita il famigerato istituto di virologia, proprio nello stesso giorno, il 18 ottobre 2019, iniziano le Olimpiadi militari internazionali. Qui convergono oltre 10 mila persone, provenienti da 110 diverse nazioni. Un contesto potenzialmente ottimale, insomma, per scatenare un eventuale contagio su scala planetaria.
Tre, in definitiva, gli scenari possibili: 1) il caso esiste e ci troviamo di fronte a una serie di sorprendenti combinazioni; 2) qualcuno possiede la sfera di cristallo, e con successo preconizza il futuro; 3) certi fatti succedono perché c’è chi li pianifica e ha interesse che accadano. Quale secondo lei l’ipotesi più probabile?
La terza, naturalmente. C’è una élite ricchissima, che ha corrotto i vertici di molte organizzazioni governative, e li manovra alla stregua di burattini. Un’organizzazione verticistica che risponde ai disegni dei potenti e, per raggiungere i propri scopi, schiaccia le persone comuni. Potrei definirli “Dei/diavoli” alla conquista del mondo. L’unica consolazione è che sono dotati di corpi mortali, bersaglio quindi delle polveri ambientali nanometriche che, nel generare tumori, si comportano in modo estremamente democratico.
Bill Gates ama autodefinirsi un filantropo. Con Microsoft ha messo le basi del suo impero. Ha poi allargato il proprio raggio d’azione all’agricoltura, alla tecnologia, all’energia. Opera inoltre nell’industria dei vaccini. Ora ha stanziato 125 milioni di dollari a supporto dei sette migliori gruppi al mondo impegnati nella ricerca del vaccino per sconfiggere il Covid. Possiede cospicue azioni delle maggiori case farmaceutiche, per un totale di circa 400 milioni di dollari. E interagisce con Big Pharma, allo scopo di eludere i regolamenti in vigore in Occidente ed effettuare, nel Terzo Mondo, test clinici a basso costo e in tempi brevi. Nel 2010 la Fondazione Gates sponsorizzò la sperimentazione di un vaccino antimalarico GlaxoSmithKlines su migliaia di bambini, in sette Paesi africani. Su 5.949 bambini vaccinati, ne morirono 151. Mentre 1.048 di loro, in una fascia di età fra i 5 e i 17 mesi, subirono seri effetti collaterali, quali paralisi, epilessia, convulsioni.
Il 23 gennaio 2019, al Forum annuale di Davos, intervistato dalla CNBC, Bill Gates ha candidamente confessato che investire in vaccini è molto redditizio. Ammise che poco più di dieci miliardi di dollari, in vent’anni, gli erano fruttati venti volte tanto. Da rilevare che, negli Stati Uniti, i proventi derivanti dai vaccini sono esentasse. La farmaceutica, dopo finanza e petrolio, rappresenta il business che garantisce maggiori guadagni, un giro d’affari che raggiunge i mille miliardi di dollari l’anno.
Permettere che la Sanità pubblica venga condizionata da interessi privati è un grave errore. E chi specula sulla salute dei cittadini è un bandito. Ma come difenderci da personaggi tanto spregiudicati, che muovono a proprio vantaggio i fili dell’economia mondiale, occupano tutti i posti chiave della politica, manipolano l’informazione?
Un vero filantropo si occuperebbe, piuttosto, dei bambini che muoiono per fame. Invece il nostro Bill Gates offre loro solo punturine di vaccini che li fanno ammalare, li rendono disabili e li uccidono.
I vaccini possono causare gravi danni alla salute. O provocare addirittura la morte. Gli Stati Uniti hanno istituito un Tribunale dei vaccini e un Programma nazionale di risarcimento danni da vaccino (NVICP). Negli USA, alla fine del 2018, il totale degli indennizzi versati per danni provocati dai vaccini ammontava a quattro miliardi e mezzo di dollari, che andavano a coprire solo un terzo delle petizioni depositate. Questi importi non pesano tuttavia sui bilanci delle farmaceutiche, in quanto vengono pagati con i soldi dei contribuenti.
In termini giuridici, e di eventuali indennizzi ai soggetti danneggiati dai vaccini, come viene regolata in Italia tale materia? Qui da noi le case farmaceutiche che commercializzino medicinali dannosi devono risponderne davanti alla Giustizia?
Come in ogni parte del mondo, anche qui le case farmaceutiche hanno scaricato sui governi locali la responsabilità di eventuali effetti collaterali. In caso di morte o danni gravi, previa sentenza di Tribunale, è il governo ad assumersi l’onere del risarcimento. Però con il denaro dei contribuenti, cioè dei danneggiati. I governi, da parte loro, hanno impartito ai medici istruzioni precise: non certificare il danno come conseguenza della vaccinazione. Mi spiego meglio: se muori in questo periodo, la causa è sempre il Covid-19. Se invece un bimbo si vaccina e, in tempi brevi, muore, o rimane danneggiato, il principio causa-effetto non vale più. Curioso, non è vero?
La AIFA, Agenzia italiana del farmaco, vigila sulla composizione dei vaccini e sui danni che potrebbero derivarne?
In teoria, si. Ma sono sempre meno i medici disposti a certificare i danni da vaccino. Rischiano di essere radiati dall’Ordine e di non poter più esercitare. Diversi studi hanno inequivocabilmente dimostrato che i vaccini contengono sostanze inquinanti. Eppure nessuno sembra disposto a prenderne atto.
Spesso gli effetti avversi generati dai vaccini si manifestano in tempi lunghissimi. Quanto è sicuro un vaccino prodotto nel giro di un anno o due?
Poco. Di certo non si sono potuti testare gli effetti a lungo termine, come per esempio il cancro che, per manifestarsi, impiega anche anni.
Nutre dubbi circa l’efficacia di un vaccino anti-Covid?
Questi vaccini sono totalmente nuovi, diversi dai precedenti, in cui si inoculava il virus attenuato, simulando l’attacco infettivo. I vaccini di ultima generazione modificano addirittura il nostro RNA e DNA. Nessuno sa come funzionino nel corpo umano e che effetti possano produrre. È anche bene ricordare che, quando questo vaccino uscirà sul mercato, il virus per cui è stato studiato non esisterà più, poiché nel frattempo sarà mutato.
Secondo alcuni specialisti, chi si vaccina risulta più vulnerabile, si espone a un maggior rischio di contrarre altre infezioni e ha anche più probabilità di contagiare il prossimo. Lei condivide?
Sì, perché gli adiuvanti inseriti nei vaccini contengono alluminio, una sostanza neurotossica, capace di contaminare il nostro organismo in modo irreversibile. Quanto a contagiare il prossimo, per rendersene conto, basterebbe leggere i bugiardini.
Ritiene plausibile la tanto annunciata seconda ondata del Covid? O suppone si tratti di uno spauracchio ad hoc, per protrarre lo Stato di emergenza, e mantenere misure da Stato di polizia?
La storia della Medicina ci insegna che quando un’epidemia è finita non si ripresenta più, pertanto ritengo che la seconda ipotesi sia la più plausibile.
Qualcuno sostiene che i vaccini potrebbero fungere da cavalli di Troia per approdare a un maggior controllo sulla popolazione mondiale. Lo ritiene possibile?
Il vaccino a cerotto consente di iniettare nanoparticelle il cui segnale può essere intercettato dall’esterno.
Il Covi-pass è un passaporto sanitario digitale, già impiegato dall’ONU in vari progetti e premiato dall’Unione Europea con un sigillo di eccellenza. L’intesa per introdurne l’utilizzo è stata siglata sinora da quindici nazioni, fra cui l’Italia. Questo dispositivo consentirebbe di autenticare e aggiornare in tempo reale lo status clinico e l’iter vaccinale dei cittadini. Chi non dovesse risultare in regola rischierebbe l’esclusione dalla vita sociale e dal mondo del lavoro. Oltreché essere privato della possibilità di viaggiare. Una gravissima minaccia insomma alla nostra libertà, non crede?
È inaudito. Con il pretesto della salute, limitano la nostra libertà, sino ad annullarla. E instaurano uno Stato di polizia. Come sopravviveranno, mi chiedo, ladri e adulteri?
L’atto costitutivo dell’OMS, agenzia costituita dall’ONU nel 1948, impegna gli Stati partecipanti a perseguire, per i propri popoli, il massimo livello di salute possibile. Oggi l’OMS è chiamata, quantomeno in teoria, a valutare la sicurezza del 5G, a vigilare sulla messa a punto di un vaccino anti-Covid accessibile a tutti, e ad arginare il fenomeno della contraffazione dei farmaci, florido mercato per la metà in mano ai cinesi.
L’OMS è finanziata dai 194 Paesi membri, con contributi commisurati al PIL e al numero degli abitanti. Riceve inoltre una serie di donazioni da soggetti privati, che le garantiscono 4,32 miliardi di dollari annui su un totale di 5,6, cioè circa l’80% delle sue risorse. Bill Gates, principe della speculazione nel settore dei vaccini, copre il 10% delle entrate dell’OMS, con un contributo annuo di 531 milioni di dollari, denari che attinge dal trust di famiglia, dove confluiscono i guadagni derivanti dai suoi investimenti nell’industria farmaceutica. Una situazione che configura un palese conflitto di interessi. Lo stesso discorso vale per i 370 milioni di dollari versati all’OMS dalla Gavi, Global Alliance for vaccines and immunizations, il secondo contributore non istituzionale dell’OMS dopo Bill Gates. Gavi è una partnership creata nel 2000 proprio dalla Bill & Melinda Gates Foundation, mediante un investimento di 750 milioni di dollari, deducibili dalle tasse. La sua finalità è di incrementare l’accesso a vaccini nuovi o a vaccini sottoutilizzati. E forse non a caso, nel 2017, il direttore di Gavi, Seth Berkeley, già epidemiologo presso la Rockefeller Foundation, pretese e ottenne che gli antivaccinisti venissero esiliati dai social media.
Gli interventi dell’OMS risultano diretti perlopiù a soddisfare i desiderata dei finanziatori privati, i quali puntano a realizzare sempre maggiori profitti. Non c’è dunque da stupirsi se le comunicazioni da parte dell’OMS si dimostrano confuse, prive di autorevolezza e trasparenza, poco tempestive, inefficaci o addirittura controproducenti. L’OMS ha temporeggiato nel dichiarare l’emergenza, suggerito protocolli di cura errati, alimentato il panico. E imbavagliato la scienza onesta. Relegati in una gabbia perfetta, tutti noi siamo ormai ostaggio dell’OMS. Non abbiamo più scampo? O lei intravede una via di fuga?
In questo annus horribilis, l’OMS ha sicuramente tradito il suo statuto e la sua missione. Speriamo che gli Stati che vi aderiscono si accordino per intimare all’OMS di rientrare nei giusti binari. Ma in considerazione della scarsa utilità dimostrata durante questa epidemia, e per i guai che anzi ha combinato, si potrebbe anche sopprimerla. Senza troppi rimpianti.
Intervista ad Antonietta Gatti, fisico, esperta di nanopatologie, biodiagnosta e “International Fellow SBE” (Societies of Biomaterials and Engineering)
a cura di Lidia Sella