Modesta proposta alla plutocrazia: perché non reintrodurre lo schiavismo?
di Maurizio Blondet - 31/01/2018
Fonte: Maurizio Blondet
Un lettore raccapricciato mi gira un articolo apparso su 24 Ore qualche giorno fa:
Reintrodurre la schiavitù è o no un’opzione per la società moderna?
scritto da Enrico Verga il 26 Gennaio 2018
L’autore, Enrico Verga, dati i “fattori che stanno radicalmente cambiando il rapporto uomo-lavoro”, propone di “reintrodurre nell’economia moderna tale soluzione contrattuale”: il contratto di schiavitù.
“La schiavitù è spesso vista con un’accezione negativa, riconosce, tuttavia, la sua abolizione “è piuttosto recente”, e fu adottata da paesi democratici come gli Stati americani.
Di più: “Con nomi differenti esiste e prolifera ancora in una buona parte del mondo. Il guaio è che oggi, “Più o meno qualsiasi rapporto di lavoro esuli dallo schema del contratto di impiego in un’azienda capitalistica a fronte di un salario”, sarebbe dalla legislazione corrente a rischio di essere dichiarato lavoro schiavistico. Questa legislazione passatista ostacola “uno dei grandi successi della società moderna, capitalista e liberista (in pratica i discendenti di Friedman), che è “l’esternalizzazione dei costi spinta all’estremo”, costi che vengono “ di fatto, scaricate spesso sui budget statali”. Il mercato ha già instaurato nuovi tipi di rapporto, lungo il “ virtuoso percorso di emancipazione dell’individuo dall’azienda”
Infatti sono già “milioni di lavoratori a partita Iva; e non parliamo de“icontratti a zero ore”, che obbligano il lavoratore ad essere disponibile a chiamata 24 ore su 24, e ad essere pagato solo quando è chiamato al lavoro: questi non dispongono dei benefit di cui godeva nell’impero romano uno schiavo: “Uno schiavo aveva diritto a un alloggio, cure mediche, vitto. Molti schiavi ricevevano formazione. Anche oggi i costi della formazione coperti dal padrone sono sicuramente un asset per il dipendente-schiavo”.
Conclusione dell’autore:
“Se assumiamo che gli aspetti negativi dello schiavismo (sfruttamento, incertezza per quanto riguarda il proprio futuro, mancanza di libertà) sono già di fatto presenti in una larga parte della classe lavoratrice, mi domando se non sarebbe un vantaggio per la comunità e lo stato se le grandi aziende non si facessero carico di un contratto di schiavismo”.
Ora, io prendo – voglio prendere – questo pezzo come una magistrale satira “nera” del capitalismo terminale, sul livello della “Modesta Proposta” con cui Jonathan Swift, nel 1729, proponeva di risolvere il problema dell’ennesima carestia in Irlanda con la vendita e il consumo alimentare (arrostiti, bolliti o in fricassea) dei bambini dei cattolici irlandesi. Swift era irlandese e cattolico, nonchè l’autore dei Viaggi di Gulliver.
Enrico Verga. Satirico. Cercatelo su twitter: https://twitter.com/EnricoVerga/status/872383203046248448
Tuttavia, capisco anche l’orrore del lettore. Anzitutto, fino alla fine, non si capisce se questo Verga (“Consulente strategico e istituzionale, Master in International relations alla Università Cattolica del Sacro Cuore, senior analyst a Longitude”, autopresentazione da rampante della Erasmus Generation ) sta scherzando oppure è il primo a credere davvero che la schiavitù debba essere reintrodotta come una innovazione utile del contratto di lavoro post-moderno e rimedio alla disoccupazione irreversibile di massa conseguente alla massima efficienza del capitale; contribuisce a questa incertezza la perizia abitudinaria con cui adotta il gergo economicistico e liberista proprio del giornale economico. Infatti resta il dubbio che se non l’autore, la direzione di 24 Ore abbia pubblicato il pezzo non avendone colto il carattere di satira, ma come seria proposta di riforma del mercato del lavoro, proprio perché ha riconosciuto il gergo aziendale.
Ma ad agghiacciare il lettore, io credo, è qualcosa di peggiore, che non riguarda Verga. L’intuizione che il rapporto di lavoro schiavistico è lo sviluppo logico e naturale del capitalismo plutocratico. E il sentire che nella nostra società non esiste più alcun anticorpo, alcun principio etico e politico – non diciamo religioso – su cui appoggiare una qualunque resistenza popolare o opposizione alla reintroduzione della schiavitù.
Un popolo che ha già accettato l’aborto, le dodici vaccinazioni, la Fedeli come ministra di una scuola che negli asili prescrive l’insegnamento del piacere sessuale ai bambini di 5 anni; un popolo che ha già accettato come normalità e opinione comune le nozze sodomitiche le sfilate omosessuali e il suicidio assistito legale, perché non dovrebbe accettare per sé la schiavitù, firmando il contratto, in cambio di vitto e alloggio? La Finestra di Overton è già aperta, anzi spalancata, è stata già scardinata, non ci sono più temi tabù che incontrino un rigetto organizzato ed attivo nel popolo italiano. Non è solo che questo popolo è di una passività pietrificata, di una ignoranza sub-umana. Questo è un popolo in cui i genitori delle Olgettine incoraggiavano le loro figlie bellocce ad andare ai festini di Berlusconi, “perché quello ha i soldi!”. Con una simile dotazione di dignità personale, di rispetto di sé, di irresponsabilità e livello morale, come non capire che milioni di nostri simili, già sono predisposti a firmare la propria schiavitù contrattuale per mangiare, perché sono già psichicamente schiavi?
Il solo argomento che si può usare contro l’introduzione della schiavitù quale grandiosa innovazione post-moderna, è – adottando il gergo e l’ideologia economicista – propria di 24 Ore – ricordare didatticamente che la schiavitù è “inefficiente” ed anti-economica; che la disponibilità di manodopera schiavistica nelle antiche plutocrazie, ritardò nell’impero romano l’introduzione di “nuove tecnologie” come i mulini ad acqua e a vento e persino i camini, tutti inventati dal Medioevo cristiano. Soprattutto, bisognerà ricordare al capitalista post-moderno quel che insegnò l’agente britannico ai padroni di schiavi di quel paese delle Antille: i vostri schiavi li dovete mantenere da vecchi e malati; liberateli, e ci dovranno pensare da soli. Vi liberano da un costo, la loro emancipazione accresce i vostri profitti. Anche per i piaceri sessuali che sono un benefit della schiavitù:
«Cosa pensate che vi convenga di più: vostra moglie o una di queste ragazze?… Con una prostituta i costi diminuiscono… Chi è più conveniente: uno schiavo o un operaio salariato?… I sentimenti non fanno parte dell’economia…»
Lo disse Marlon Brando, agente britannico Walker, inviato per creare un “mercato” nei tropici schiavisti che se ne sottraevano con un’economia non monetaria. Il film era Queimada, lo girò Gillo Pontecorvo, di sinistra. Com’è cambiata la sinistra d’oggi, che toglie le libertà e dignità del lavoro dando in cambio i piaceri (per chi se li può permettere), lo vedete tutti: non sperate che una Cirinnà o un Grasso, o una Boldrini o Bonino, si opporranno al nuovo contratto. Come sempre nella globalizzazione, bisognerà guadagnare alla causa i capitalisti, facendo leva sul discorso del profitto: studi di importanti economisti lo hanno già ampiamente dimostrato: la liberazione degli schiavi fu la prima “esternalizzazione” di successo, l’espulsione a carico della società delle spese per istruire , curare, formare, tener sani i lavoratori-cittadini. Non vi conviene tornare indietro.