Moldavia in Ue. La colpa è sempre russa, ma gli errori stanno a Ovest
di Alessandro Orsini - 23/10/2024
Fonte: Il Fatto Quotidiano
In Moldavia l’opposizione all’ingresso nell’Unione europea è fortissima. Il sì referendario (50,3%) ha vinto sul no (49.7%) grazie al voto dei moldavi all’estero. Come sempre, i principali quotidiani italiani spiegano i “no” con la disinformazione del Cremlino. Per fortuna, le scienze sociali forniscono gli strumenti per un’interpretazione meno irrazionalistica. Un popolo, già diviso alla radice, si preoccupa se l’integrazione europea causa uno scontro con la Russia. In una democrazia sana, i media ragionerebbero sul modo in cui gli errori della Commissione europea si sono ripercossi sul referendum in Moldavia. Mi riferisco alla decisione di saldare l’ingresso nell’Unione europea all’odio per la Russia. La creazione del binomio: “Amo l’Europa quindi odio la Russia” è una responsabilità della classe dirigente europea.
Dai microfoni di Radio 24, Paolo Mieli e i suoi “figli minori” riconducono tutti i problemi al “putinismo”. Cerchiamo di capire quale tipo di dibattito le società libere dovrebbero animare in base ai principi contenuti in La società aperta e i suoi nemici di Karl Popper, riproposti da Luciano Pellicani (1939-2020) in capolavori come La genesi del capitalismo (Rubbettino), Dalla società chiusa alla società aperta (Rubbettino) o La società dei giusti (Rubbettino).
In primo luogo, essendo le società libere radicate nel progetto illuministico, il dibattito dovrebbe essere critico. Come tale, dovrebbe interrogarsi sugli errori della classe dirigente europea giacché l’Illuminismo nasce per liberare, prima di tutto, gli europei dalla loro “minorità” dovuta al cattivo uso dell’intelletto. Il primo errore (Mario Draghi su tutti) è di avere sbagliato a stimare i rapporti di forza tra Mosca e Kiev con la conseguente devastazione dell’Ucraina, che ha perso quasi tutto lo sbocco al mare, la metà della popolazione in fuga e le regioni più ricche. Richiedere ai moldavi o ai georgiani un giuramento d’odio contro la Russia per aderire all’Unione europea non è una buona idea. Il secondo errore è stato di non riconoscere l’inadeguatezza di Zelensky che ha sbagliato tutte le decisioni più importanti, controffensiva inclusa, con cui ha distrutto l’esercito ucraino. Per non parlare della mossa a Kursk, dove gli ucraini boccheggiano mentre sprofondano in Donbass. Questi errori colossali hanno fatto apparire la Russia fortissima agli occhi dei moldavi. Il terzo errore è stato tassonomico: la classe dirigente europea non ha saputo classificare questa guerra che, per la Russia, è “esistenziale”. Il quarto errore è di avere sottostimato il rischio nucleare, come conferma Bob Woodward, il quale ha rivelato nel suo libro che Putin è stato vicino a usare l’atomica nella battaglia di Kherson. Il quinto errore è di non avere compreso la fragilità economica dell’Europa: la Germania è in recessione. Il sesto errore è di avere sbagliato a valutare la capacità di resistenza dell’economia russa, che cresce invece di andare in bancarotta. Il settimo è di avere sottovalutato l’industria militare della Russia che sovrasta quella della Nato. L’ottavo è di avere creduto che i russi fossero schierati con la Nato contro Putin. Il nono è di avere creduto che l’Ucraina sarebbe stata affossata dalla diplomazia e salvata dalla guerra. Il decimo errore è di avere promosso politiche che hanno aumentato il rischio di una guerra in Europa anziché ridurlo.
Il sogno del Corriere della Sera è una società in cui tutti gli italiani abbiano le stesse idee della Casa Bianca senza critiche per i governanti. Ma questo è un incubo totalitario, mica una società libera.