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NATO vs Russia: una escalation?

di Enrico Tomaselli - 18/11/2024

NATO vs Russia: una escalation?

Fonte: Giubbe rosse

Cosa rappresenta, in concreto, la decisione dell’amministrazione USA sull’utilizzo di armi occidentali a lungo raggio per colpire il territorio russo, è una questione che va valutata sotto due aspetti, quello politico e quello militare.
C’è però una considerazione preliminare, che merita di essere fatta. Ovvero la trappola semantica con cui la propaganda NATO cerca di mistificare la realtà delle cose. Tutta la comunicazione relativa, infatti, parla di “autorizzazione all’uso”, come se questi sistemi d’arma fossero nella disponibilità delle forze armate ucraine, che ora sarebbero autorizzate ad utilizzarle per colpire in profondità anche sulle regioni russe ‘storiche’. Nei fatti, nulla di tutto ciò è vero. Questi sistemi d’arma, infatti, per funzionare hanno bisogno di due cose: informazioni sugli obiettivi, che possono essere fornite solo da rilevazioni satellitari occidentali, e personale NATO che inserisca i dati nel software di controllo e gestisca le operazioni di sparo. Nessuna delle due funzioni può essere svolta da personale ucraino. Quindi ciò di cui si sta parlando è, correttamente, la decisione di impiegare sistemi d’arma, sistemi di rilevamento e personale NATO per colpire il territorio russo.
Sotto un certo punto di vista, si tratta di una novità relativa, poiché questo stesso ‘pacchetto’ (armi, informazioni, personale) viene da tempo utilizzato per colpire le forze armate russe nei territori della Novorossia (Donbass ed altre regioni ex-ucraine). Oltretutto, come si vedrà più avanti, di impatto bellico anch’esso assai relativo. L’aspetto politico della mossa statunitense, quindi, va considerato per la sua valenza in due diverse direzioni, verso la Russia e verso gli Stati Uniti stessi.
Il messaggio verso Mosca - che arriva, ricordiamo, il giorno dopo la telefonata di Scholtz a Putin, concordata con Washington - è il bastone dopo la carota. Un classico della diplomazia occidentale è infatti quello di offrire un’apertura (più o meno autentica), accompagnandola con un aumento della pressione militare, la cui funzione è appunto quella di spingere il nemico ad accettare i termini proposti. Ma, appunto, la funzione principale è probabilmente quella di inasprire il confronto con la Russia, in modo tale da mettere i bastoni tra le ruote alle iniziative negoziali che l’amministrazione Trump ha in mente di realizzare, cercando di privarla del suo primo successo d’immagine (e ciò a prescindere dalle effettive possibilità che queste si concretizzino).
Se guardiamo invece a questa decisione sotto il profilo militare, possiamo sicuramente ridimensionarne l’impatto effettivo e, collegandola ad altri elementi, provare a ricavarne delle indicazioni operative per il prossimo futuro.
Un primo elemento importante è che questi sistemi d’arma (ATACMS, Storm Shadow/SCALP) sono disponibili in numero assai limitato in Ucraina. Solo il giorno prima è emersa la notizia che i britannici non possono fornire ulteriori Storm Shadow perché hanno raggiunto il limite delle scorte necessarie alla difesa nazionale. E quanto al munizionamento a lungo raggio per gli ATACMS, la situazione è simile. Al momento, si stima che siano poco più di due dozzine, i vettori di questo tipo disponibili sul suolo ucraino. È abbastanza evidente, pertanto, che la loro efficacia è strettamente legata alla concentrazione spazio-temporale dell’utilizzo che ne verrà fatto. Ed è qui da segnalare che Washington, infatti, ne avrebbe ‘autorizzato’ l’uso esclusivamente nella regione di Kursk.
Ne consegue che la scelta strategica americana privilegia il mantenimento della testa di ponte in territorio russo, piuttosto che - ad esempio - la difesa nel settore di Pokrovsk, nel Donbass, dove la continua pressione russa rischia di sfondare il fronte, con pesanti conseguenze per le forze armate ucraine.
Se a ciò aggiungiamo che l’AFU ha terminato l’addestramento di tre nuove brigate (155a Brigata Meccanizzata, 5a Brigata Carri, 162a Brigata), tutte addestrate dalla NATO ed equipaggiate con carri Leopard 2A4, carri ruotati AMX-10RC, IFV Bradley, VAB, obici semoventi CAESAR e LRU MLRS (più carri Abrams in arrivo dall’Australia), possiamo ipotizzare che Kiev (la NATO) abbiano in mente di lanciare una nuova offensiva nella regione di Kursk, magari provando ad entrare da un’altra direttrice.