Nel mondo dei cechi beato chi ha un occhio
di Pierluigi Fagan - 05/09/2022
Fonte: Pierluigi Fagan
Giunge notizia della prima manifestazione europea contro l’atteggiamento di un governo, ergo dell’Unione europea, verso il conflitto ucraino. A Praga erano 70.000 secondo la polizia, stante che in Repubblica Ceca sono 10 milioni, un sesto di noi. I temi erano il costo dell’energia, l’inazione del Governo verso l’inflazione e l’imminente disastro economico, neutralità nel conflitto e contratti sul gas diretti con la Russia.
L'informazione attribuisce la piazza all’estrema destra e comunisti, forze non parlamentari (cioè neanche l'opposizione parlamentare che pure c'è), in Cechia il governo è di centro-destra. La Repubblica Ceca ha la presidenza di turno dell’’UE. Da notare che una parte di questi contenuti si stanno manifestando già, ma gli stessi manifestanti davano segno di disagio soprattutto per l’aspettato autunno-inverno. Sono rare le manifestazioni preventive e se a Praga vanno in piazza ai primi di settembre, chissà cosa faranno la fine di dicembre o gennaio, li butteranno giù dalle finestre?
Analisti e commentatori, temono in prospettiva reazioni forti anche in UK e Francia. Domani in UK, dovrebbe esser eletta Liz Truss come nuovo primo ministro nelle primarie interne al partito conservatore. La Truss è una ex liberale ed è ultraliberista, quindi pensa di affrontare la situazione, che in Britannia è non poco critica dal punto di vista economico-sociale, con taglio delle tasse e corollario tipico di quella ideologia. Va però detto che: a) i conservatori in generale oggi risulterebbero perdenti in una eventuale elezione secondo i sondaggi: b) la posizione di Truss non è solidamente maggioritaria nel partito. La sua eventuale elezione risulterebbe dalla convergenza di casualità, dall’inciampo di Boris Johnson al fatto che l’avversario di Truss convince anche meno di lei per varie ragioni (tra l’altro è di origine indiana) oltre all’indubbia abilità adattativa anche in termini di metalinguaggi della Truss. A dire che la “nuova Thatcher” non ha dietro il momento storico della vera Thatcher.
Macron, dopo aver annunciato la fine dell’”era dell’abbondanza”, pare abbia fatto lunghe riunioni con il Consiglio di Sicurezza anche per prevedere le misure di emergenza per le questioni energetiche incluso, forse, l’utilizzo delle scorte strategiche nell’eventualità più grave. Macron non ha maggioranza parlamentare e sappiamo quanto i transalpini siano indocili nei momenti di crisi acuta.
Dell’Italia sappiamo e sappiamo in anticipo che difficile sarà per la Meloni tenere unita una coalizione che quanto a Lega, ma anche Forza Italia, non sopporteranno in silenzio la tortura economica (in particolare della loro base elettorale) del fatidico “combinato disposto” che si abbatterà sulla nostra struttura economico-sociale. Poi si potrebbe parlare di Germania ed Olanda ma il post aveva un altro intento.
Il post voleva invitare a riflettere su un fatto. Era noto a tutti che: a) gli “europei” intesi qui come totale indifferenziato delle popolazioni, si sarebbero trovati nella famose “condizioni storiche che non avete mai provato” come aveva minacciato Putin nel suo discorso della sera prima del 24 febbraio; b) le condizioni storiche sarebbero state un collasso di inflazione (dovuto anche a dinamiche pre-guerra ma che la guerra e la nostra reazione politico-economica certo non migliorava), più severi problemi energetici, più altri problemi indotti da volatilità di molte materie prime proprie di russi e di ucraini, in un più generale “momento” geoeconomico complicato e turbolento. Ovvero impatto diretto su attività produttive (dall’industria al semplice commercio) e vita di tutti i giorni (riscaldamento ed energia elettrica). Cosa ha fatto pensare ai decisori politici e geopolitici che tutto ciò si sarebbe potuto gestire come hanno deciso e stanno decidendo di gestirlo?
Solo per amor di storia del pensiero, Alexis de Tocqueville, pensava che le “rivoluzioni” potessero scoppiare non quando le cose andavano male, ma quando cominciavano ad andare drasticamente peggio in poco tempo. Non importava il livello delle condizioni originarie, era il brusco scalino il problema.
I “decisori” davvero si sono convinti che sarebbe bastato un bombardamento ideologico in favore della resistenza all’aggressione russa, la difesa dei nostri “valori”, la solidarietà con il prima ignoto e se noto neanche così ben considerato “popolo ucraino”, per motivare la sopportazione della crisi indotta? Mi rivolgo anche a coloro che leggendo questo post, sono in effetti convinti che tutto ciò non solo sia “giusto” ma possa davvero funzionare. Li invito a non concentrarsi sul fatto che sia giusto o meno pensando qui si sostenga che non è giusto, non è questo il problema. Il problema che volevo porre era: davvero qualcuno pensava e pensa che tutto ciò potesse funzionare? Ovvero sopportare sulla propria pelle i costi di questa guerra stante che proveniamo da sette decenni senza concetto diretto di guerra, questa guerra è sì vicina ma in fondo anche lontana, non sempre sono chiari i suoi contorni al di là delle semplificazioni somministrate a forza in questi sei mesi, tra lunga crisi del secondo decennio del secondo millennio, Covid shock, congiuntura globale assai impegnativa e stati d’anima perturbati per varie ragioni, alte e basse, la “gente” è sfiduciata, stanca, smarrita e spesso in condizioni concrete problematiche e senso delle prospettive future anche peggio?
Qui si aprono due possibilità. Sì, c’era qualcuno che era ed è davvero convinto che tutto ciò potesse e possa funzionare, resisteremo, la società non si strapperà tragicamente ed alla lunga vinceremo la sfida. “Alla lunga” poi è concetto forse poco chiaro. Roubini, ad esempio, parla di un prossimo “decennio perduto” in Europa come di cosa certa ed incontrovertibile dati i numeri ed il buonsenso e non mi è chiaro su cosa si possa fondare una previsione contraria. Quindi per tornare alla teoria della tenuta sociale di Tocqueville, non solo un vistoso gradino da scendere in breve tempo, ma una scala di vistosi gradini a scendere per un tempo lungo. Come diagnosticare questa fiducia? Ignoranza? Lontananza dalla vita reale della gente normale, condizione ignota alle varie élite di governo, decisionali e della informazione? Cecità dell’interesse personale che ignora ciò che ha determinato il proprio fortunato status sociale? Mancanza di minima conoscenza della Storia?
No, in fondo non ci credeva davvero nessuno e tuttavia non si è potuto fare diversamente. Cosa s’intende allora per “non si poteva fare diversamente”? Non eravamo in grado o non c’era proprio una alternativa possibilità anche solo teorica? Mi rifiuto di pensare alla mancanza di alternative per quanto difficili da perseguire, la politica è l’arta del possibile, non è deterministica e francamente non vedo nulla di solidamente inevitabile in questa vicenda. Né per il come la nostra insipienza geopolitica ha permesso che per otto lunghi anni la faccenda ucraina degenerasse progressivamente, né nel come una volta accaduto lo scandaloso fatto del 24 febbraio l’abbiamo gestita e l’abbiamo comunicata. Rimane allora il “non eravamo in grado”. Perché? Incapacità? Ricatti a livello dei grandi giochi geopolitici? Siamo arrivati al nodo in cui si condensano decenni di nostri errori strategici in ambito politico, unionista, economico, di stile di vita, culturale, di incoscienza storica del grave momento cui andavamo incontro al di là del precipizio poi presentatoci da Putin?
E su tutto ciò, che riflessione possiamo fare? Se fossimo tedeschi della Repubblica di Weimar, se fossimo nel prima che porta ad Hitler, ci consolerebbe sapere che le nostre élite stanno fallendo l’adattamento storico portandoci a correre rischi di gravità assoluta i cui prezzi toccheranno le nostre vite in modi insopportabili? E quali le nostre responsabilità a parte quelle delle élite che poi sono lì perché così abbiamo acconsentito fosse.
Insomma, il post invitava a fare una riflessione sul presente che ha in vista un futuro. In tempi ciechi e di pazzi che guidano ciechi, beato chi ha un occhio. L’occhio serve e vedere, vedere viene dal greco antico οἶδα, dal latino video, dal sanscrito veda, dall’avestico vaēdha e tutti significavano “il sapere", la conoscenza, la saggezza". Tutte cose selezionate dal nostro lungo processo evolutivo per farci essere ciò che siamo. Vedere bene è vivere meglio e più a lungo. Abbiamo bisogno di una rivoluzione ottica?