Nella migliore tradizione di tutte le dittature
di Stefano Montanari - 28/11/2021
Fonte: Raffaele Palermo
Tra nausea (tanta) e ilarità (poca e amara) ho cercato d’informarmi a proposito delle novità introdotte nella migliore tradizione di tutte le dittature che non usurpino la definizione.
Non sono i “politici” a stupirmi, e nemmeno i gestori di quella che, chissà a quale titolo, ci si ostina a chiamare informazione. Posso solo domandarmi quali sarebbero i politici senza virgolette se li si eleggesse secondo gli articoli 56 e 58 della povera Costituzione, e se non godessero del sostegno dei cosiddetti media foraggiati dichiaratamente a spese pubbliche per raccontare ciò che fa comodo al salottino sempre più affollato e a tacere o a negare o a falsificare il resto. Si veda l’operato di Joseph Goebbels in proposito.
A stupirmi sono i giornalisti ormai pensionati che, almeno in apparenza, non avrebbero alcuna ragione per calpestare la propria dignità, se non, magari, la tenera vanità di ritrovarsi ancora alla ribalta e, vedi mai, qualche elemosina per riscaldare l’inverno della vita. Ma forse anche il semplice applauso di chi sta seduto nelle posizioni di comando accontenta quei poveri vecchi, dando loro l’illusione di essere qualcuno.
Naturalmente io non ho idea delle ragioni reali del loro mortificante squallore, e mi limito a fare supposizioni. Resta il fatto che sentire tali e tante idiozie starnazzate pretendendo, e ottenendo il più delle volte, consenso mi preoccupa un po’. Più che la loro abissale ignoranza in campo scientifico ed epistemologico mi preoccupa il fatto evidente che quelli non abbiano la più pallida idea di che cosa significhi il vivere civile e che cosa sia la dignità umana, la loro in primis.
Più che a stupirmi, è a deludermi la posizione di regime dei medici e dei farmacisti. Questi non hanno solo cancellato la chimica, la fisica, la fisiologia e la farmacologia, ma rifiutano pervicacemente di applicare le regole riportate dai loro codici deontologici, arrivando perfino ad impedire di operare ai loro confratelli i quali, quanto meno, credono che la loro sia una missione a favore dell’umanità, e come tale la svolgono.
Pare che a nessuno di costoro venga in mente il più ovvio dei ragionamenti e si ponga poi la più ovvia delle questioni: se è vero che l’86% degl’italiani è “vaccinato”, a che cosa si deve la recrudescenza del morbo tanto strombazzata? Qualunque sperimentatore dotato di un minimo di esperienza e di capacità sa perfettamente che un dato del genere, se veritiero, dimostra con chiarezza che si è intrapresa una strada fallimentare. Il che, almeno in campo scientifico, costituisce un’informazione utilissima perché indica che quella strada è sbagliata e non si perde più tempo a percorrerla. Invece…
Invece il grado di violenza, tra rozzezza e raffinatezza, al quale siamo arrivati era, almeno per me, impensabile fino a pochi giorni fa. Ora non solo ci si lambicca il cervello per escogitare nuove torture sociali a carico degli adulti, ma nemmeno i bambini sono risparmiati, essendo riconosciuti come la preda più ambita su cui investire. Da padre e da nonno inorridisco.
Ora chi non si presta a fare da cavia per la più assurda sperimentazione di massa della storia, magari offrendo la prole come agnello sacrificale, viene discriminato crudelmente in barba a tutta la bava versata componendo regole di cui ci si prende gioco ogni giorno di più. Le gerarchie religiose? Lasciamo perdere: forse qualcun altro provvederà, anche se qualche dubbio lo conservo. Il popolo? Ormai animali da reddito.
Dove arriveremo? Io ho paura di dare la risposta che sento essere quella giusta. Certo è che si sta premendo sull’acceleratore come fa un pilota in prova che cerca d’individuare quale sia la velocità massima alla quale può entrare in una determinata curva. Ad oggi, pare, quel limite non è stato ancora raggiunto e, dunque, aspettiamoci qualche chilometro all’ora in più. La domanda che mi pongo è che cosa accadrà quando la macchina uscirà di strada. Dove sbatterà?