Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Nelle democrazie “bancariamente protette” si vota solo con le regole della borsa, e gli elettori sono pochi.

Nelle democrazie “bancariamente protette” si vota solo con le regole della borsa, e gli elettori sono pochi.

di Ruggiero Capone - 13/01/2018

Nelle democrazie “bancariamente protette” si vota solo con le regole della borsa, e gli elettori sono pochi.

Fonte: Il Pensiero Forte

 

Ormai è arcinoto che si voti tutti i santi giorni, e che le elezioni avvengano nelle borse… sede di quella che tanti appellano come “democrazia finanziaria”. Ma pochi risparmiatori si trasformano in investitori, ed ancor meno in gente capace di votare tutti i giorni, ovvero di giocare in borsa. Questi ultimi sono i grandi elettori di oggi, decidono se i governi debbano cadere o se debba bocciarsi la linea politica d’un partito.

 

La Democrazia Finanziaria travolge e miete vittime nei paesi della zona mediterranea dell’Euro, dove la classe politica sembrerebbe in balia completa di fondi e società. Nell’areale mediterraneo del Vecchio Continente, la globalizzazione ha favorito che certi salotti economici scalassero i vertici del sistema democratico finanziario, e fino a relegare in un angolo politica e democrazia tradizionale. Proprio dalla new-economy è stato mutuato uno degli slogan più in voga nell’ultimo decennio, utilizzato anche in una pubblicità televisiva, ovvero “questa società cambia il suo momento di business ogni cinque minuti”.

Lo scrivente da circa vent’anni spiega minuziosamente come i paesi dell’Europa mediterranea fossero assurti a “democrazie bancariamente protette” (equipollenti delle democrazie militarmente protette che un tempo reggevano il Nord Africa), chiariamo che anche nelle “democrazie bancariamente protette” si vota: si ricorre alle urne tutti i santi giorni, osservando rigorosamente il verdetto dei grandi elettori nelle borse.

Protesta contro Europa delle Banche

In questi mesi (fino a marzo) vedremo gente parlottare di promesse elettorali, di fatto vogliono solo accaparrarsi la gestione degli affari bancari del triennio 2018-2021: ovvero gestire la moral suasion delle autorità di vigilanza, desiderose di ridurre il numero degli istituti di credito presenti sul mercato italiano, operazione su ordine di Ue e Bce. Così continuare sulla scia di Intesa Sanpaolo che ha acquisito le attività in bonis delle due popolari venete (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca), Ubi ha preso i frutti del salvataggio di Banca Etruria (casa Boschi) e Banca Marche e Carichieti, mentre la Nuova Carife è passata a Bper (cioè la Banca Popolare dell’Emilia-Romagna), Cariparma e Crédit Agricole hanno perfezionato l’acquisizione delle tre casse di risparmio di Cesena, Rimini e San Miniato…, ulteriori operazioni in questo 2018 riguarderanno le piccole banche aggregabili sotto il cappello dei poli costituiti da Iccrea e Cassa Centrale Banca.

Corrono alle urne nel 2018 per continuare il gioco della “democrazia bancariamente protetta”: fatto di prede e predatori…Banca Popolare di Sondrio, Cassa di Risparmio di Cento, il risiko di Banca Popolare di Bari. Il Parlamento eletto da pochi cercherà solo di mettere una pezza alla pronuncia della Corte Costituzionale sulla riforma delle popolari: ecco l’obiettivo finanziario del Renzusconi.